Non è la prima volta che la Stazione Centrale viene usata per uno spettacolo, come ha scritto qualcuno di scarsa memoria. Era il 1988 e il grandissimo autore teatrale e scrittore Giovanni Testori mise in scena, con gli spettatori sui gradini delle scalinate, il suo spettacolo più coraggioso e trasgressivo, In exitu, il drammatico urlo di un omosessuale eroinomane che proprio lì veniva a lanciare la sua maledizione e speranza di resurrezione. Oggi i tempi son cambiati, la Stazione, vero cuore pulsante di Milano, è stata messa a lucido, cambiata, riempita di negozi e non fa più (più o meno) paura aggirarsi di notte, non è più luogo di drogati e ubriaconi, semmai di immigrati. E’ così che Marco Mengoni l’ha scelta come palcoscenico per presentare il suo nuovo disco, quasi all’alba, alle 2 e 15 di notte (orario in cui praticamente non circola più nessun treno) davanti a 300 fan scelti tramite concorso su Spotify e qualche giornalista semi addormentato.
SIAMO TUTTI MUAHMMAD ALI’
Ha cantato solo 5 pezzi, ma ha voluto lanciare un segno, per quanti se ne siano accorti a quell’ora. Tappeto blu luminoso al pianterreno, mentre tra i binari 10 e 11 arriva una marching band stile New Orleans e dietro arriva la star che sale sul palco e esegue Muhammad Ali, brano quasi sudamericano: “Siamo tutti Muhammad Alì, si vince o si perde in un attimo”. Mengoni spiega perché ha scelto la Stazione Centrale: “Ho viaggiato molto in questi due anni di lavorazione del disco, e quando passavo di qui vedevo le facce della gente che parte, le sue aspettative. Da qui ogni giorno vengono e vanno 350mila persone, e stanotte è tutta per noi”. Per il brano La ragione del mondo lo sostiene un quartetto d’archi mentre lui si siede al pianoforte, strumento, dice, che ha imparato a suonare nell’ultimo periodo. Seguono Hola, e Voglio. Meno di mezz’ora, la musica finisce e si torna ai treni.