IL RISCHIO DOPO IL DATO SUL PIL
Il rallentamento del Pil, che nel terzo trimestre dell’anno ha fatto registrare un andamento persino negativo, non sembra aiutare il Governo nella messa a punto della manovra 2019 che conterrà anche la riforma delle pensioni con Quota 100. “Non basta dire, come fanno Di Maio e Salvini, ‘è colpa di quelli di prima’. Troppo facile e, soprattutto, falso. Dire poi che si spenderanno meno soldi di quelli stanziati per quanto riguarda pensioni e reddito di cittadinanza (in tutto 16 miliardi, de quali 2 stanziati dal Governo precedente), si rivelerà, quando i conti verranno realmente fatti, una previsione totalmente sbagliata”, è il commento di Cesare Damiano. “A meno che non si taglino con l’accetta le promesse fatte. Inoltre, se si cancella l’Ape sociale, si fa un grave danno alle categorie più deboli. Un disoccupato di 63 anni, con l’Ape, va in pensione con 30 anni di contributi. Con ‘Quota 100’ con 38: dovrà aspettare 8 anni. Un bel risultato!”, aggiunge l’ex ministro del Lavoro.
SALVINI: STANZIATI PIÙ SOLDI DEL NECESSARIO
Intervistato da Sky Tg24, Matteo Salvini ha spiegato che ci sono dei margini per una diminuzione delle risorse stanziate per riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza. Il vicepremier ha in particolare evidenziato che per queste due misure sono stati previsti 16 miliardi di euro, “ma i tecnici che stanno lavorando ci hanno detto che probabilmente abbiamo messo sul banco anche più soldi di quelli che serviranno perché secondo i calcoli lo stesso risultato si può portare a casa mantenendo gli impegni con tutti con meno soldi”. In buona sostanza, quindi, gli interventi partirebbero come previsto, ma con un utilizzo di risorse inferiore a quello preventivato inizialmente. “Sono stati i numeri e i conti a farci cambiare idea” riguardo i conti della manovra, ha quindi detto, facendo capire che comunque non ci saranno grandi cambiamenti riguardo i saldi, perché “se uno mi dice che posso prendere una parte di quei soldi e usarli per le Regioni alluvionate, sistemare le scuole o le strade quei soldi li sposto”. Difficile quindi un passo indietro importante sul livello del deficit complessivo, a parte il 2,2% cui lo stesso Salvini aveva fatto cenno.
I SINDACATI VOGLIONO PIÙ DI QUOTA 100
Il Governo ha deciso di incontrare i sindacati il 10 dicembre e certamente si parlerà anche di riforma delle pensioni, vista l’intenzione di varare Quota 100. Domenico Proietti, Roberto Ghiselli e Cesare Damiano hanno rilasciato sul tema delle dichiarazioni a pensionipertutti.it. Per i due sindacalisti si tratta certamente di un risultato importante e il Segretario confederale della Cgil ha evidenziato che saranno portate avanti “le richieste in materia pensionistica orientate al superamento dell’impianto della legge Fornero con la flessibilità in uscita a 62 anni, i 41 anni, gli interventi a favore delle donne, dei giovani, degli esodati e dei lavori gravosi. Riteniamo inoltre fondamentale garantire senza slittamenti la piena rivalutazione delle pensioni in essere”. Per Cesare Damiano c’è il rischio che questo incontro non serva a molto, se avverrà a decisioni già prese. Dal suo punto di vista è poi importante che l’esecutivo confermi con un emendamento la proroga dell’Ape social, che altrimenti scadrà a fine anno, penalizzando alcune categorie svantaggiate.
QUASI 5,9 MILIONI DI PERSONE CON MENO DI MILLE EURO
La riforma delle pensioni, oltre a Quota 100, dovrebbe intervenire sugli assegni più bassi. Il che potrebbe rappresentare un sollievo a una situazione critica come quella che emerge da uno studio dell’Unione europea delle cooperative, Uecoop, secondo cui in Italia quasi 5,9 milioni di persone vivono con una pensione sotto i mille euro. “A fronte di una spesa media delle famiglie italiane che arriva a 2.564 al mese, oltre in terzo dei pensionati resiste con meno della metà di tale importo. Pagando bollette, abbigliamento, trasporti e soprattutto cure sanitarie e assistenza aumentati dell’8%. Che con l’avanzare dell’età diventano sempre più necessarie”, evidenzia Uecoop, spiegando anche che “l’invecchiamento progressivo della popolazione pone la sfida di un sostegno di qualità a lungo termine anche all’esterno del perimetro della famiglia con la necessità di potenziare un sistema di welfare che metta insieme il meglio del pubblico e il meglio del privato con il mondo cooperativo che sta già garantendo assistenza e cura, dentro e fuori le mura domestica grazie a oltre 328mila addetti sul territorio nazionale”.
RIVALUTAZIONE ASSEGNI ALL’1,1% NEL 2019
Mentre si attendono novità sulla riforma delle pensioni 2019 con Quota 100 che potrebbe subire delle modifiche, Il Sole 24 Ore ricorda che l’anno prossimo la rivalutazione degli assegni in essere sarà pari all’1,1%. È quanto è stato stabilito dal ministero dell’Economia con un decreto pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. Il quotidiano di Confindustria ricorda che si tratta di un valore provvisorio che dovrà essere confermato o modificato alla fine dell’anno prossimo, in base a quello che sarà stato l’effettivo indice dei prezzi al consumo. Il decreto ha stabilito anche che il valore definitivo per l’indicizzazione del 2018 è stato pari all’1,1%, in linea con quanto era stato preventivato. Dunque a gennaio non ci saranno conguagli da effettuare. Tuttavia, ricorda Il Sole, non è da escludere che il Governo possa stabilire dei metodi di calcolo delle rivalutazioni delle pensioni diversificati a seconda dell’importo delle stesse, cosa che potrebbe portare gli assegni più alti ad avere un’indicizzazione ridotta, come del resto è già avvenuto in passato.
RIFORMA PENSIONI, INCONTRO GOVERNO-SINDACATI
I sindacati sono stati convocati da Giuseppe Conte per il 10 dicembre per un confronto relativo alla manovra. Cgil, Cisl e Uil, dunque, dopo diverso tempo vedono accolta la loro richiesta e certamente tra i temi trattati ci sarà anche quello del pensioni. Proprio ieri i segretari confederali Roberto Ghiselli, Ignazio Ganga e Domenico Proietti avevano chiesto all’esecutivo di prevedere la proroga dell’Ape sociale, in scadenza alla fine dell’anno. “Sono trascorsi ormai 40 giorni dal varo della proposta di legge di bilancio e al di là di continui rilanci mediatici non sono ancora noti i dettagli ufficiali delle misure pensionistiche”, segnalavano i tre sindacalisti, che tra l’altro facevano presente che “le risorse per la proroga ci sono e sono confluite nel fondo che su forte spinta dei sindacati fu istituito lo scorso anno. Se si sommano i risparmi di quest’anno alle somme già stanziate si garantisce la piena copertura dello strumento”.
La richiesta si era resa necessaria anche alla luce della bocciatura di un emendamento presentato dal Pd volto proprio alla proroga dell’Ape social. Per i sindacati “sarebbe inaccettabile non prorogare da subito una misura che risponde ogni anno a migliaia di persone, tutelando chi ha un’invalidità superiore al 74%, coloro che assistono un familiare con handicap, i lavoratori che svolgono mansioni gravose e di i disoccupati, lavoratrici e lavoratori che nella maggior parte dei casi verrebbero esclusi da ‘quota 100”, “è un errore clamoroso pensare di superare la riforma Fornero non confermando questo strumento di tutela”.