Miriam Leone a partire dal 13 dicembre sarà in tutte le sale italiane con il nuovo film dal titolo “Il testimone invisibile”. Al suo fianco, anche Riccardo Scamarcio e Fabrizio Bentivoglio. Intervistata tra le pagine di Grazia, l’attrice siciliana si è confidata. La voglia di cambiare pagina e vita è arrivata a 23 anni, quando non era più una bambina ed ha partecipato al concorso di bellezza più famoso del nostro belpaese (vincendolo): “La mia vita è cambiata in un modo che fatico ancora a decifrare. Sono andata pensando: io lo so dentro di me che cosa voglio fare, e questa può essere una carta da giocare per emanciparmi e per andare via da questa realtà in cui stavo seduta davanti al mare a guardare l’orizzonte e aspettavo che succedesse qualcosa. Studiavo Lettere all’università, ma non sapevo che cosa avrei fatto della mia vita, ero senza futuro”. Il magazine diretto da Silvia Grilli, l’ha voluta per la cover story del numero in edicola questa settimana intervistandola proprio a proposito della sua carriera di attrice e dei 10 anni passati dopo la sua vittoria a Miss Italia.
Miriam Leone, dalla vittoria a Miss Italia al caso Weinstein
Miriam Leone, molto apprezzata anche per la sua schiettezza, ha parlato pure del caso Harvey Weinstein, il produttore accusato di molestie. Il mondo del cinema è rimasto visibilmente scottato dalla vicenda e questo tipo di cose purtroppo, sono arrivate anche in Italia. L’attrice 33enne in merito allo spinoso argomento, ha un’idea precisa: “Io lavoro benissimo con gli uomini, amo lo scambio, anche la battuta greve mi fa ridere, la prendo con ironia. La grevità della battuta che mi viene fatta appartiene a chi la fa, proprio non mi tocca. E sono la prima che spesso fa una battuta con una parolaccia, ma se c’è qualcuno che ha dei problemi, che non ha imparato a vivere e a relazionarsi, non ho intenzione di fargli da assistente sociale. L’importante è che ci sia la consapevolezza che non si può usurpare il diritto della donna a dirti di no”. E continua: “Ho apprezzato e aderito a Dissenso Comune e #nonènormalechesianormale. Dobbiamo rompere le scatole, sensibilizzare, fino ad apparire noiose, bisogna comunicare questo messaggio semplice: no vuol dire no”.
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