Il 3 gennaio è la festa dedicata al Santissimo nome di Gesù. Questo tipo di festa nasce dalle culture delle società arcaiche, sia quella greca che quella semitica, per le quali il nome era di un’importanza cruciale. Secondo i più noti filosofi greci, tra cui Platone, la nomenclatura era il primo e più importante veicolo di conoscenza, conoscere il nome di qualcosa equivaleva a conoscere la natura dell’oggetto. Inoltre, il nome veniva scelto con un criterio abbastanza severo, dovendo rispecchiare caratteristiche vere (o più spesso presunte, auspicate) del neonato, e dovendo al contempo rappresentare motivo d’onore e di affezione per la famiglia. A Roma il nome assumeva ancora più importanza che altrove. Oltre al praenomen, o nome personale, e al cognome, che indicava il nucleo familiare di provenienza, il nomen, o nome gentilizio, indicava la gens di appartenenza, ossia la famiglia in senso lato. Tutti coloro che portavano quel nome, e potevano essere svariate centinaia di persone, appartenevano a quella gente, dunque dovevano in qualche modo rispondere delle proprie azioni in base a quello. Il nomen non si sceglieva, era il praenomen quello imposto a piacimento, ma indicava comunque caratteristiche dell’individuo.
IL CULTO DEL NOME DEL NOSTRO SALVATORE
Per la società semitica, infine, più simile a quella greca, il nome era portatore di natura, di un certo “messaggio” addossato al nuovo nato. Per questo chi veniva chiamato con nomi di profeti o di figure di rilievo doveva intendersi come “protetto”, come “diletto” di quel profeta, che in un modo o nell’altro gli sarebbe rimasto sempre accanto. Ovviamente in lingua ebraica il nome Gesù non esiste, è una traslitterazione operata da San Gerolamo nell’atto di tradurre la Bibbia nel VI secolo. Il nome doveva somigliare all’ebraico Ioshua, o a quello che oggi è l’arabo Youssuf. In ogni caso, in diversi episodi del Vangelo si narra dell’imposizione del nome Gesù con il significato di ‘il Salvatore’. Anche in questo caso non fu una libera scelta di Maria e Giuseppe, ma una volontà di Dio espressa per bocca dell’Angelo. Gesù doveva essere chiamato il Salvatore proprio perché la sua natura, il suo compito in Terra era quello di salvare i popoli, di redimerli. Proprio in alcuni passi del Vangelo è associato il nome Gesù a colui che sveglia i morti e li ridesta da terra. Ancora una volta torna il nome “parlante”, che attribuisce o esplica caratteristiche proprie del nominato. Essendo una festività facoltativa, il Santissimo Nome di Gesù non è accompagnato da eccessive celebrazioni o da processioni, ma solo da messe in suffragio.
Lo stesso giorno, il 3 gennaio, si onora anche la memoria dei seguenti santi e beati. Sant’Antero Papa, San Ciriaco Elia Chavara Sacerdote e fondatore, San Daniele di Padova Martire, San Fintan di Dun Blesci Benedettino, San Fiorenzo di Vienne Vescovo, Santa Genoveffa (Genevieve) Vergine, San Gordio di Cesarea di Cappadocia Martire, Beato Guglielmo Vives Mercedario, Santa Imbenia Martire, San Luciano di Lentini Vescovo, San Teogene Martire, Santi Teopempto e Teonas (Teopompo e Sinesio)