Lancia il sasso, fa vedere di averlo fatto, poi qualche ora dopo “ritira la mano” dicendo che il sasso non l’ha mai lanciato e che anzi altri lo hanno indicato come il “lanciatore”: ok, usciamo dalla stupida metafora e interpretiamo le parole di Luigi Di Maio intervistato a Quarta Repubblica su Rete4 (in onda questa sera in prime time), «Salvini può parlare con gli industriali? Ma certo, ogni giorno vedo titoli e contro titoli per farci litigare, non credo ci riusciranno. E’ un rapporto politico che ha superato molte difficoltà in questi mesi». Insomma, dopo aver lanciato lui stesso le frecciatine contro il collega leghista per l’incontro al Viminale con Boccia e Confindustria (e anche per una decisa distanza sull’annoso fronte Tav), il leader del Movimento 5 Stelle fa marcia indietro, attaccando non si sa bene chi che «vuole farli litigare»: «Molti sperano che questo governo vada a casa. Per me ogni ministro deve incontrare gli imprenditori», ha poi commentato ancora il vicepremier nello studio di Nicola Porro. Intanto anche dalla Lega arrivano conferme di “caso chiuso”, con alcune fonti dell’Ansa che confermano «nessuno scontro con Di Maio, non c’è nessuna polemica».
LA REPLICA DEL LEGHISTA: “A OGNUNO IL SUO”
Luigi Di Maio e Matteo Salvini si pungono a distanza. Non è certo uno scontro quello che è andato in scena oggi a distanza tra i due vicepremier ma certamente un piccolo battibecco che serve a ciascuno per marcare il proprio territorio: il leader del Movimento 5 Stelle, di fronte al clamore mediatico suscitato dall’inusuale incontro tra il numero uno del Carroccio e i rappresentanti degli industriali, guidati da Vincenzo Boccia, al Viminale ha replicato ricordando che, nonostante la lodevole iniziativa, “i fatti si fanno al Mise” spiegando che in quell’incontro c’erano solo parole. La palla passa nel campo di Salvini che, come era prevedibile, non ci mette molto a prenderla al balzo e senza alzare i toni fa sapere alla stampa che a lui “interessa la sostanza”, ricordando che lui da ministro ascolta e incontra tutti. Una frecciata al suo omologo? Di certo, pur senza sollevare polemiche, il Ministro degli Interni ricorda al collega che “a me interessa il Governo nel suo complesso e ognuno fa il suo”. Insomma, non solo rivendica la legittimità della sua iniziativa con Confindustria ma pure pungola l’alleato nell’esecutivo ad essere più propositivo e pensare meno a quella che alcuni commentatori oggi leggono come una sorta di “gelosia” da parte di Di Maio che, se ha lasciato il tema della sicurezza al leghista, di certo non ha voglia di essere scavalcato nell’agenda economica. (agg. di R. G. Flore)
DI MAIO SULL’INCONTRO SALVINI-BOCCIA
Ormai siamo abituati: la tensione nel Governo Lega-M5s tra i due vicepremier Salvini e Di Maio non è clamoroso ma nemmeno ‘innocuo’ e ogni singola dichiarazione fatta dai due deve essere letta nella duplica veste di “annuncio governativo” e “mossa interna” per stabilire le gerarchie tra leghisti e grillini. Fatta la premessa, la visita di Confindustria e dei leader industriali del Paese sabato scorso da Matteo Salvini non è affatto piaciuta al collega del M5s, anche per il fatto che sarebbe lui il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico: «tutti i ministri hanno il dovere di incontrare sempre le imprese. Come ha detto il presidente Boccia ora ci aspettiamo i fatti e i fatti si fanno al Mise, perché è il Mise che si occupa delle imprese». Una frecciatina mica troppo nascosta a Salvini e al suo tentativo di trovare una mediazione tra il mondo imbufalito delle imprese e il Governo impegnato in una manovra che non piace (quasi) a nessuno. Fuori dal Mise poi, con i cronisti assiepati, Di Maio è tornato anche sul fronte pensioni d’oro annunciando che comunque, alla fine, un accordo con la Lega si troverà.
NUOVE TENSIONI IN ATTESA DEL VERTICE DI GOVERNO
«Sono sicuro che troveremo una soluzione con la Lega, perché nessuno è così suicida da voler bloccare il taglio in un momento in cui gli italiani sono arrabbiati»: Di Maio ripete da giorni che le pensioni d’oro vanno tagliate, e su questo anche Salvini è concorde, ma si separano sul cosa e come effettuare il drastico “taglio”. Secondo il vicepremier M5s, i cittadini in Italia «confidano in un governo che tagli tutti gli abusi, le ingiustizie e gli sprechi, mentre in altri Paesi scendono in piazza contro i governi»: la tensione comunque resta e forse sarà anche risolta, come sempre avvenuto finora, anche se il tempo stringe e la settimana appena iniziata sarà decisiva per capire se la Manovra avrà ottenuto dalla Ue un minimo “cenno” di retromarcia rispetto alla procedura d’infrazione. Oggi il nuovo vertice a Palazzo Chigi con il “mistero” legato alla presenza o meno di Giovanni Tria, Ministro Mef, al tavolo con Conte e i due potenti vice. Di Maio, dal canto suo, ripete ossessivamente che le due misure chiave della Legge (Quota 100 e Reddito) non si possono toccare: il Ministro ha spiegato che «il bilancio dello stato è di centinaia di miliardi di euro: noi spendiamo 15 miliardi per mandare in pensione le persone e per trovare lavoro a giovani e meno giovani e tutti pensano a questi 15 miliardi e non agli altri soldi da rimodulare. Qui si sta chiedendo di rinunciare alle uniche due misure irrinunciabili».