Una condanna in primo grado a 6 anni a testa: questa la decisione dei giudici aretini rispetto alla posizione di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due ragazzi che il 3 agosto 2011, secondo la pubblica accusa rappresentata dal procuratore capo Roberto Rossi, spinsero la povera Martina Rossi a tentare la fuga dal balcone per sfuggire ad uno stupro di gruppo. La giovane finì per precipitare dal terrazzo di un noto hotel di Palma de Maiorca, con la polizia spagnola che archiviò frettolosamente le indagini parlando di suicidio. Se il papà della vittima ha espresso soddisfazione per la sentenza di condanna ai danni, lo stesso non si può dire per i legali dei due ragazzi. Come riportato da Today, le difese avevano infatti chiesto l’assoluzione: per Vanneschi (avvocato Stefano Buricchi) poiché “il fatto non sussiste”, per Albertoni (avvocato Tiberio Baroni) per “mancanza di prove”. In particolare il legale di quest’ultimo aveva chiesto, in subordine, che il reato venisse derubricato in “omissione di soccorso”. In ragione della sentenza negativa, i legali hanno già annunciato ricorso in appello. (agg. di Dario D’Angelo)
MARTINA ROSSI, LE PAROLE DEL PADRE
Dopo la condanna a 6 anni di reclusione dai giudici di Arezzo nei confronti di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due ragazzi accusati di morte come conseguenza di altro reato e tentata violenza sessuale nei confronti di Martina Rossi, la ragazza precipitata da balcone dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca il 3 agosto 2011, tra i commenti più attesi vi era certamente quello di papà Bruno. Visibilmente provato ma dignitoso nel suo dolore come sempre, l’uomo ha dichiarato:”Sono 7 anni e 4 mesi che cerchiamo di capire cos’era successo e abbiamo capito che qualcuno ha fatto del male a mia figlia. Loro vivono tranquilli, contenti, nelle loro case: Martina non c’è più. E volevano fare qualcosa ancora peggio. Volevano dire che Martina era una poco di buono, che era pazza: Martina era la più bella del mondo“. Come riportato da La Stampa, l’uomo ha aggiunto:”Da papà li avevo già condannati per il loro comportamento al processo, ma adesso lo hanno fatto anche i magistrati. Dopo tanti anni troviamo un po’ di giustizia. Abbiamo dovuto lottare contro gli insabbiamenti delle autorità iberiche contro coperture, bugie e silenzi. Nulla ci ridarà nostra figlia ma le dovevamo questa battaglia“. (agg. di Dario D’Angelo)
MARTINA ROSSI, IMPUTATI CONDANNATI A 6 ANNI
Condannati a sei anni per la morte di Martina Rossi: è questa la sentenza nel processo di primo grado da parte dei giudici di Arezzo nei confronti di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, i due 26enni imputati per i fatti avvenuti nell’agosto del 2011 in un albergo di Palma di Maiorca, dove la 20enne originaria di Genova precipitò dal balcone del sesto piano della sua stanza. Accogliendo in parte le richieste dell’accusa, ovvero sette anni, i giudici hanno deciso di condannare a sei anni i due ragazzi, con tre anni comminati per la morte come conseguenza di altro reato e altri tre anni per la tentata violenza di gruppo, negando quindi la tesi che Martina Rossi possa essersi suicidata (ovvero il modo con cui aveva frettolosamente archiviato la vicenda la magistratura spagnola) o che fosse caduta accidentalmente. In attesa di leggere le motivazioni, dunque è stata accolta la tesi che la ragazza sia caduta proprio per sfuggire a una tentata violenza. E commentando la sentenza, papà Bruno ai microfoni de La Vita in Diretta ha spiegato che un velo è stato squarciato, ribadendo che sua figlia era totalmente lontana da quei due ragazzi, che ricorda essere stati difesi non solo da Prefetto, ma pure da amici e dagli stessi Carabinieri: “Volevano rovesciare su Martina una fragilità, una debolezza che non erano compatibili con la sua persona” ha concluso il padre della ragazza. (agg. di R. G. Flore)
ASSENTI IN AULA I DUE IMPUTATI
È attesa a minuti la sentenza dei giudici del Tribunale di Arezzo in merito alla morte di Martina Rossi, la ragazza precipitata da un balcone di un hotel molto frequentato a Palma di Maiorca nel 2011: per quei fatti ci sono due imputati, i 26enni Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi e c’è attesa per la stessa sentenza dato che almeno in primo grado si arriverà a una verità, ovvero se la ragazza si sia buttata dal balcone oppure sia stata spunta. In aula sono presenti papà Bruno e mamma Franca mentre non saranno presenti i due ragazzi imputati che quindi non ascolteranno il verdetto e a quale decisione sono arrivati i giudici in merito a quanto è accaduto quella notte di agosto nelle stanza 609 dell’albergo della rinomata località turistica spagnola. Chi è praticamente certo che la caduta di Martina non sia stata un gesto spontaneo né tantomeno la reazione emotiva a un presunto rifiuto da parte dei due ragazzi non è solo la sua famiglia ma pure Camilla, una delle sue migliori amiche, che ai microfoni de La Vita in Diretta ha ricordato la ragazza ma ha dato la sua versione dei fatti, spiegando che Martina era certamente “gasata” alla vigilia della partenza per quella vacanza, una delle prime lontana da casa per una ventenne, ma non crede affatto alla ipotesi di un gesto estremo: “Non posso crederlo” ha detto Camilla, inviando poi anche un abbraccio ai genitori dell’amica e dicendo che rimarrà al loro fianco qualunque dovesse essere l’esito della sentenza. (agg. di R. G. Flore)
CONDANNA PER I DUE IMPUTATI?
Potrebbe concludersi oggi il processo sulla morte di Martina Rossi, la giovane studentessa genovese che il 3 agosto 2011 perse la vita dopo essere precipitata dal balcone della camera d’albergo a Palma di Maiorca, al sesto piano, dove stava trascorrendo le vacanze. Per quella morte sono imputati due giovani aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. Secondo l’accusa, la ragazza morì mentre cercava di fuggire ad un tentativo di violenza messo in atto dai due ragazzi, anche loro ospiti del medesimo hotel. Nella giornata in cui è attesa la decisione dei giudici, ad occuparsi del caso sarà ancora una volta la trasmissione Quarto Grado, in onda nella prima serata di oggi di Rete 4 con una nuova ricca puntata. Nelle ultime settimane, nel corso del processo si sono vissute le arringhe finali di accusa e difesa. Il procuratore di Arezzo Roberto Rossi aveva chiesto una condanna a sette anni per i due imputati, precisamente quattro anni per la tentata violenza e tre per morte in conseguenza di altro reato. L’accusa aveva ricostruito quanto accaduto nella mattina del 3 agosto 2011 puntando soprattutto sui graffi rinvenuti sul collo di Albertoni e sul fatto che Martina non avesse gli short. In aula lo stesso pm ha poi ricostruito anche il profilo psicologico della ragazza descrivendola come una giovane solare e desiderosa di vita, felice della vacanza che stava facendo. A non tornare invece nelle versioni dei due imputati sarebbero alcuni “dati oggettivi: la finestra per esempio era aperta perché legata con il filo dell’antenna della tv come dimostrano le foto quindi non è possibile lei che abbia aperto la finestra, preso la rincorsa e si sia buttata. Contro la tesi del lancio volontario c’è poi anche la caduta a candela che esclude lo slancio”, aveva dichiarato il procuratore in aula.
MORTE MARTINA ROSSI, ATTESA PER LA SENTENZA DI PRIMO GRADO
Oggi scopriremo quale sarà la decisione dei giudici del tribunale di Arezzo in merito al destino dei due giovani imputati per la morte di Martina Rossi, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi. L’accusa nelle passate settimane aveva dettagliatamente esposto le motivazioni della richiesta di condanna ed i dubbi legati al racconto dei due ragazzi. “Martina non aveva gli occhiali al momento del fatto: non ci vedeva bene quindi è normale che tentando di fuggire abbia perso l’equilibrio e sia caduta”, aveva sostenuto il pm. Ed ancora, i commenti dei due imputati agli amici, ai quali dissero: “abbiamo lasciato il segno ovvero martinavuol dire che si attribuiscono il merito “dell’impresa””. Tesi sostenuta non solo dal pm Rossi ma anche dagli avvocati di parte civile che presero la parola subito dopo. Nei giorni scorsi è stato il turno della difesa: l’avvocato Stefano Buricchi, legale di Luca Vanneschi nella sua arringa conclusiva ha chiesto l’assoluzione del suo assistito dall’accusa di morte in conseguenza di altro reato e tentata violenza sessuale di gruppo. Lo stesso ha poi fatto il collega Tiberio Baroni, legale di Alessandro Albertoni, parlando di assenza di prove, o in subordine di derubricare il reato in omissione di soccorso. Oggi, la decisione dei giudici che chiuderanno il primo doloroso capitolo giudiziario sulla morte della giovane Martina Rossi.