Franca Leosini torna sul piccolo schermo con una puntata di “Storie Maledette” sulla strage di Erba. «Fu la notte buia dell’anima quella notte del 2006», così la definisce Franca Leosini di fronte ai fratelli Castagna. La notizia dell’ispezione ministeriale ha aperto lo speciale. A tal proposito ha sferrato qualche stoccata. «Noi siamo qui a parlarci perché è in atto, più che mai accesa e vigorosa, una campagna a sostegno dell’innocenza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, che scontano l’ergastolo per quella che è e resterà in dolorosa memoria la strage di Erba», ha proseguito la giornalista e conduttrice. «Che lo facciano loro è legittimo», precisa. Ma poi spiega perché ha invitato in studio i fratelli Castagna. «All’interno di una strategia c’è chi si adopera perché cada su di lei, Pietro, le maggiori responsabilità». Non mancano delle critiche ai colleghi giornalisti per come diedero la notizia: «Accade che l’ansia della notizia induca noi giornalisti a conclusioni e giudizi affrettati. Il mattino successivo alla tragedia, il Tg1, nel dare la notizia, indica come probabile colpevole il marito tunisino di Raffaella. Ma lui era in Tunisia». (agg. di Silvana Palazzo)
FRANCA LEOSINI TORNA IN TV CON STORIE MALEDETTE
Franca Leosini, regina incontrastata del noir giudiziario in tv, si appresta a tornare sul piccolo schermo con una puntata speciale della sua trasmissione Storie Maledette, in onda nel prime time di oggi su Raitre. Era lo scorso novembre quando, ospite di Un Giorno da Pecora Rai Radio1, la Leosini svelò l’arrivo di un appuntamento imperdibile che anticiperà poi la nuova stagione per la quale però occorrerà attendere ancora un po’. “Per preparare una puntata di Storie Maledette ci vogliono mesi, io studio tutti gli atti processuali e scrivo dalla prima all’ultima parola”, aveva rivelato in quell’occasione. La sua, di fatto è una trasmissione impegnativa ed è la stessa Leosini a riconoscerlo al punto da definirla ben distante dal classico “programma con le bollicine”. Apprezzata da un pubblico variegato ed appartenente a generazioni differenti, non mancano anche i giovanissimi tra i suoi fan: “Mi gratifica molto esser seguita da ragazzi, che sono la maggior parte dei cosiddetti Leosiners”, ha rivelato. Ciò che caratterizza e contraddistingue Franca Leosini è il suo modo di scorgere l’essere umano là dove l’immaginario collettivo ha disegnato un mostro. Non è un caso se da 24 anni, quando cioè ideò il suo Storie Maledette, la giornalista napoletana ha portato sul piccolo schermo tutti i principali delitti della storia italiana, raccontati con il garbo, l’eleganza ed al tempo stesso l’autorevolezza che da sempre la contraddistinguono.
FRANCA LEOSINI, NAPOLI E LA SUA CARRIERA
Classe 1934, Franca Leosini, nata a Napoli, ha ereditato tanto dalla sua terra di origine. La stessa giornalista all’Huffingtonpost nei mesi scorsi raccontava: “Sono napoletana e nel dna di ogni narratore napoletano c’è l’ironia, l’invenzione, la creatività. Senza di esse, scriverei un compito di terza liceo. Sarei come tutti gli altri. E, per me, la cosa più importante nella scrittura è l’identità”. Da buona napoletana si è anche detta molto scaramantica. La sua attività giornalistica prese il via all’Espresso per la sezione culturale grazie ad un contatto che le procurò Leonardo Sciascia, ma nel corso della sua carriera non mancarono le direzioni di Cosmopolitan nonché il ruolo di curatrice della terza pagina de Il Tempo. Dal 1988 approdò in Rai ma solo nel 1994 diede il via a Storie Maledette, per il quale dedica da oltre un ventennio anima e corpo alle discusse vicende di cronaca nera, narrate in tv direttamente con i protagonisti coinvolti nei fatti. Negli ultimi anni, grazie proprio a Storie Maledette la Leosini ha acquisito una certa celebrità anche sui social grazie alla sua prosa fortemente barocca alla quale si affianca un italiano ricercato e ricco di brillanti metafore che non spaventa il pubblico bensì lo affascina e lo diverte al tempo stesso.
CHI SOGNA DI INTERVISTARE
E proprio lei che ama così tanto le parole, ha ammesso però di detestarne una in particolare, “femminicidio”, perché “la donna è una persona e ridurne l’assassinio in questo termine così ristretto è quasi offensivo”. Parlando infine di chi le piacerebbe intervistare, dopo aver già dato spazio a numerosi soggetti noti per gli assassinii per i quali sono stati condannati (Pietro Pacciani, Donato Bilancia, Pino Pelosi, Fabio Savi, Rudy Guede, Luca Varani, solo per citarne alcuni), la ruspante giornalista napoletana ha chiosato: “Un magistrato della Cassazione che si era innamorato di una collega, a sua volta moglie di un consigliere di Cassazione. Quando lei volle interrompere la relazione, lui chiese al marito di lei di accompagnarlo in una sua villa ad Anzio dove lo uccise e lo seppellì”. Conoscere queste persone, ha rivelato, “mi è servito a fortificare in me un sentimento che avevo già: la compassione”. Compassione “per il dolore delle persone, anche per il dolore di chi ha commesso un gesto così tremendo. Per questo, non condanno e non assolvo, ma cerco di capire più a fondo che posso”.