Perché facciamo il nostro lavoro, perché ancora dopo tanti anni portiamo avanti il nostro impegno? Per un’esigenza di libertà, non per altra ragione. Per un’attesa. L’attesa di una grande cosa, di un imprevisto sempre nuovo e sempre più grande. Un inatteso che sappia e possa sorprenderci ancora e di nuovo. Non per una funzione, non per un servizio! Diciamo sempre ai ragazzi: non siete i destinatari di un nostro servizio, non siete l’oggetto di un intervento…
Speriamo che sia sempre così: poter essere pronti e attenti, aperti, all’altezza del vero. Chiediamo un continuo aiuto a mantenere vivo e forte questa grande ragione. Sappiamo bene che i doni che abbiamo non ce li siamo dati noi. Appunto, sono doni!
Per la passione che abbiamo per l’uomo, per la persona, in particolar modo per i giovani. Che sono sempre meno voluti, ascoltati, guardati, seguiti… Verso di essi vi è un crescente timore e disinteresse, un sempre maggiore sgomento, smarrimento e paura.
Prima il potere, i mezzi di informazione, la mentalità del mondo, condiziona e domina i giovani con innumerevoli strumenti e tentazioni di svago, di stordimento, di intorbidimento… li rende schiavi di una mentalità di riuscita e di successo, di prestazione tutto puntato sulla quantità poi, alla fine ne ha paura e timore, alla fine li esclude, li emargina. Non li guarda più, li lascia in uno sradicamento abnorme e in una sperdutezza davvero sconfortante. Li manda in discoteca.
Sono stato chiamato a parlare in un paese vicino a Corinaldo. Quanta impotenza, quanta rassegnazione. Alcuni genitori affermavano: “che ci possiamo fare, in questi paesi per i giovani non esiste nulla”. Altri aggiungevano: “Come posso dire di no se tutti gli altri dicono sì?”. Forse che la risposta sta nel trovare altri e migliori svaghi, il punto è riempire il tempo, passare le giornate: solo questo, tutto qui? Forse che i giovani di Pesaro, di Milano o di Roma stanno meglio?
Basta di guardare all’apparenza delle cose. Impariamo, aiutiamoci a guardare il cuore: l’uomo è irriducibile, il suo cuore è tutta la sua ricchezza. C’è la libertà, c’è la persona, l’io è tutto. L’io è inarrestabile. E’ sempre possibile ripartire. La rinascita della coscienza è l’avventura più interessante. Tant’è che la droga ti toglie la coscienza, la annulla, la nasconde, la copre, ti rimbambisce.
Abbiamo e vogliamo avere una preferenza per i piccoli, i deboli, gli sbagliati, gli sfortunati, gli sbandati, i diseredati. Di questi non puoi non vedere il valore che hanno perché non hanno niente dunque non ci son distrazioni, orpelli c’è solo la persona. Dunque sono bellissimi! Han bisogno di tutto. Come me, come noi del resto. Chi ha più bisogno di tutto sono io, io per primo.
Al centro del nostro interesse, del nostro impegno sia sempre il bisogno del povero, il vero bisogno dell’uomo uomo.
Desideriamo che sia sempre affermata la dignità della persona, il rispetto per tutte le persone, l’amore proprio per la singola persona. Occorre avere e imparare una tenerezza verso l’umano. Affinché l’uomo sia davvero riconosciuto in quanto uomo, anche dentro le più brutte esperienze della vita, dentro la miseria dei tempi, dentro le diverse prigioni dei nostri poveri giorni.
Affinché l’uomo possa finalmente vivere, respirare, gridare, cantare, sentire la profondità delle cose, che le cose tornano ad essere eterne; come da bambini, come se tornassimo ancora bambini, quando eravamo tra le braccia di nostra madre, con una tenerezza impetuosa che faceva sperare in tutto, che faceva sentire che le cose non avrebbero mai avuto fine. Le cose tornino ad essere eterne sennò, appunto, andiamo in discoteca!
I poveri, i piccoli sono belli, sono portatori di creatività, di intuizioni, di parole nuove, di affezione, di loro il mondo ha bisogno, altro che scartarli, per imparare a commuoversi, per imparare la libertà.
I ragazzi non sono da buttar via, sono perle preziose, sono tesori grandi! Noi li onoriamo; onoriamo e festeggiamo i nostri ragazzi e i loro genitori. Essi hanno reso grande la nostra vita, hanno dato dignità ai nostri lunghi giorni.