L’udienza del processo a carico di Davide Caddeo, Alessandro Ferzoco, Andi Arapi e Albano Jakei, i quattro giovani accusati di tentato omicidio per aver aggredito Niccolò Bettarini fuori dalla discoteca Old Fashion di Milano, è durata oltre sei ore. Il figlio di Stefano Bettarini e Simona Ventura e altri tre ragazzi sono stati sentiti come testimoni. Un primo ragazzo ha raccontato che in prima battuta ci fu una lite all’esterno del locale tra lui e altri giovani, spiegando però che lui non era in pericolo, che la situazione era in via di risoluzione e che Bettarini jr era distante. Ma questa versione, secondo le difese, contrasta con quella della vittima dell’aggressione. Niccolò tuttavia, così come gli altri due testi, un ragazzo e l’amica Zoe, ha spiegato di essere intervenuto per aiutare proprio quel ragazzo. Zoe invece ha aggiunto che il primo testimone non ha detto la verità perché «ha paura». In merito all’entità delle lesioni, dalla perizia è emerso che «non si è mai concretizzato un attuale pericolo per la vita» per Niccolò Bettarini, d’altra parte le «caratteristiche» dell’arma usata, le «modalità» dell’azione e le lesioni «al torace e all’addome» risultano «astrattamente del tutto idonee a provocare» ferite «potenzialmente ad esito letale». Nella perizia si spiega anche che la «molteplicità dei colpi inferti» in diverse parti del corpo «depone per un’azione complessa del ferimento e, dunque, per una ripetuta azione lesiva dell’aggressore, con produzione di 9 ferite da arma bianca». (agg. di Silvana Palazzo)
“VOLEVO SOLO AIUTARE UN AMICO”
Niccolò Bettarini, il figlio 20enne dell’ex calciatore Stefano e della conduttrice tv Simona Ventura, ha ricostruito con la stampa la sua testimonianza resa nel processo a carico di quattro giovani accusati di tentato omicidio. Lo scorso 1 luglio fu preso a calci e pugni e accoltellato fuori da una discoteca di Milano, l’Old Fashion. «Sono stato riconosciuto come il figlio di Bettarini, la frase su di me che i miei aggressori hanno detto è stata confermata oggi sia da me che dalla mia amica». Bettarini jr, come riportato dall’Ansa, si è fatto un’idea sulle ragioni di quella brutale aggressione e non sarebbe il fatto di essere figlio dell’ex calciatore. «Penso che questo non sia stato il vero motivo, sono entrato in qualcosa di scomodo perché volevo solo aiutare un amico». In aula, davanti al gup Guido Salvini, altri due testi, due amici di Niccolò Bettarini, che hanno in sostanza confermato il racconto resto dalla vittima dell’aggressione. «È stato un esame di testi determinante per l’accertamento definitivo dei fatti», ha dichiarato l’avvocato Alessandra Calabrò. La prossima udienza è prevista il 9 gennaio. (agg. di Silvana Palazzo)
NICCOLÒ BETTARINI, PROCESSO CONTRO SUOI AGGRESSORI
Alla vigilia del processo abbreviato a carico dei quattro giovani finiti in carcere per l’aggressione a Niccolò Bettarini, parla l’avvocato Alessandra Calabrò, legale di parte civile del 20enne figlio di Simona Ventura e Stefano Bettarini. «Adesso tutti sapranno finalmente la verità su quanto accaduto lo scorso 1 luglio, giorno in cui Niccolò Bettarini ha seriamente rischiato di morire». Domani il ragazzo testimonierà nell’udienza assieme a tre amici sull’aggressione fuori dalla discoteca Old Fashion. «Il mio assistito è a completa disposizione dell’autorità giudiziaria per l’accertamento definitivo dei fatti. Tutti apprenderanno quel che è realmente successo», ha aggiunto il legale. Inoltre, ha spiegato che verrà ascoltato anche il perito nominato dal giudice, quindi si conoscerà l’esito della perizia sulla cartella clinica del ragazzo. Il giudice l’aveva disposta per conoscere l’entità delle lesioni subite da Niccolò Bettarini. Il pm Elio Ramondini ha chiesto 10 anni di carcere per i quattro imputati, accusati di tentato omicidio.
SORVEGLIANZA SPECIALE PER DAVIDE CADDEO
L’avvocato che assiste Niccolò Bettarini nel processo per l’aggressione subita fuori dall’Old Fashion di Milano ha commentato anche il recente provvedimento della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Fabio Roia, che ha deciso di applicare la sorveglianza speciale per due anni a Davide Caddeo, uno dei quattro imputati nel processo per il reato di tentato omicidio aggravato, perché ritenuto soggetto socialmente pericoloso. Questa misura comporta una serie di prescrizioni – come stare in casa tra le 22 e le 7, non partecipare a riunioni in luoghi pubblici e non detenere armi – che di fatto dovrà seguire se nei prossimi mesi uscirà dal carcere. «Il provvedimento evidenzia la sua indole delinquenziale e la sua abituale condotta criminosa», ha dichiarato l’avvocato Alessandra Calabrò, come riportato da SkyTg24. Lo stesso Caddeo, assistito dal legale Robert Ranieli, nel processo abbreviato in corso a carico dei quattro fermati, aveva ammesso di aver accoltellato Bettarini, spiegando, però, che lui lo ha colpito solo due volte con un fendente «a croce, a sventaglio».