Fino a poco tempo fa quando si parlava di “ghosting” (letteralmente “diventare un fantasma”) si parlava di fidanzati o fidanzate che mollavano l’altro/a senza dire nulla. Sparivano. C’è stato chi ne ha fatto elemento di articoli approfonditi e di ricerche, arrivando a dire che “il ghosting è violenza psicologica” ed è caratteristica dell’ultima generazione, quella dei nativi digitali. Sparire dalle chat, dai social network, anche con i semplici amici. Un atto di vigliaccheria. Adesso però almeno in America fare ghosting è diventato usuale anche sul lavoro. Si abbandona il proprio posto, in pratica ci si licenzia, senza prima avvertire: un giorno sei in ufficio e il giorno dopo non ci sei più. Un modo di fare che ovviamente danneggia le aziende che non hanno il tempo di cercare un sostituto e si trovano con un buco nel personale.
TUTTA COLPA DEI MILLENNIALS?
Tale pratica colpisce ogni settore: dall’operaio all’ingegnere al barista. Anche Francia e Danimarca, secondo quanto scrive al proposito il Corriere della Sera, ne sarebbero colpite. I protagonisti? I cosiddetti Millennials, quelli che, secondo gli esperti, se ne fregano un po’ di tutto. Costoro sono anche considerati i “nuovi nomadi” perché non riescono a vivere nello stesso posto più di tanto, cambiano continuamente città e stile di vita, ma lasciare il lavoro senza avvertire è un atteggiamento assolutamente inedito. Per il Corriere della sera, che cita a sua volta il quotidiano inglese The Guardian, la vera causa sarebbe invece la vendetta: sul posto di lavoro mi avete sempre trattato come un fantasma, non mi avete mai dato ascolto, non avete mai rispettato i miei diritti e adesso io faccio lo stesso. Me ne vado senza seguire alcuna regola, alcun diritto. Non avverto. Probabilmente dietro a questa tendenza c’è in realtà una insicurezza psicologica, peraltro caratteristica degli stessi Millennials, di chi non si sente parte di nulla, perché ha perso fiducia e interesse nel mondo di oggi. Un mondo che scoraggia, invece che incentivare, a partire dai rapporti personali. A chi dare fiducia al giorno d’oggi?