Via il vincolo del secondo mandato: questa la notizia circolata nelle ultime ore in ambienti Movimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio al lavoro per controbattere allo strapotere della Lega. Nei piani del leader grillino ci sarebbe infatti il voto anticipato, anche a costo di rompere con l’ala ortodossa dei pentastellati. Ma filtrano smentite: come riporta Agi, fonti qualificate M5s ribadiscono che non c’è nessuna intenzione di rivedere la regola del secondo mandato. L’ipotesi non sarebbe nemmeno sul tavolo e anche Di Maio ha preferito precisarlo su Twitter: «La regola dei due mandati non è mai stata messa in discussione e non si tocca. Né quest’anno, né il prossimo, né mai. Questo è certo come l’alternanza delle stagioni e come il fatto che certi giornalisti, come oggi, continueranno a mentire scrivendo il contrario». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DI MAIO: “ORMAI E’ UN LIMITE”
Il retroscena riportato oggi sulla Stampa per questa fine 2018 è di quelli clamorosi, se fosse confermato: il M5s e in particolare il suo leader Luigi Di Maio starebbe pensando di far decadere il vincolo del secondo mandato (la regola centrale del Movimento 5 Stelle che prevede il limite di due mandati oltre il quale non ci si può ricandidare a qualsiasi ruolo politico locale o nazionale) per provare ad anticipare il piano di voto anticipato che Salvini potrebbe “tramare” per i primi mesi pre-Elezioni Europee. «Ormai è un limite», avrebbe ragionato il Ministro Di Maio assieme ai suoi fedelissimi, come riporta Ilario Lombardo sulla Stampa proprio stamattina. Secondo il retroscena, ci sarebbe anche l’ok di Beppe Grillo ad un’operazione che però rischierebbe di portare la base più “ortodossa” ad una sostanziale rivolta che segnerebbe forse un punto di non ritorno tra il “nuovo” M5s e il proprio elettorato più purista.
CROLLA IL TABÙ M5S PER “CONTRASTARE” SALVINI?
Eppure gli argomenti a favore di Di Maio non sarebbero certo pochi: il vincolo del secondo mandato, dopo il caso-clamoroso di Matteo Dall’Osso passato dal M5s a Forza Italia, porterebbe numerosi parlamentari grillini – qualora ci fosse un voto anticipato forzato dal sempre più irrequieto Salvini – al rischio di non essere rieletti in un nuovo prossimo Parlamento. Per questo motivo potrebbero “guardarsi” attorno e cercare nuove sponde dove accasarsi, facendo deflagrare il progetto nazionale e maggioritario del M5s proprio nel momento di maggiore difficoltà per il sorpasso della Lega ai danni dei pentastellati. Per questo motivo, spiega ancora Lombardo, Di Maio «si starebbe preparando anche all’eventualità di un divorzio improvviso dalla Lega e che preferirebbe tornare al voto invece che esporre deputati e senatori ad un esodo in altra coalizione». Qualche mese fa nel Lazio si fede una sorta di esperimento facendo decadere il tabù del terzo mandato: al momento del voto alla mozione di sfiducia (poi non “vinto”) a Zingaretti, verso fine novembre, il board M5s aveva promesso ai consiglieri grillini la loro ricandidatura visto che erano passati solo 7 mesi dalle Regionali. Ora il progetto potrebbe “spostarsi” anche a livello nazionale, nonostante Casaleggio nutra più di un dubbio proprio nell’ottica di “sporcare” l’immagine pura del M5s che aveva promesso fin dal principio l’assoluta validità del codice etico. È anche vero che dal caso Raggi in poi, quel codice è stato più volte “modificato” a proprio piacimento: insomma, non sarebbe certo la prima volta..