UIL: DIPENDENTI PUBBLICI DISCRIMINATI
Secondo Antonio Foccillo, la riforma delle pensioni con Quota 100 rischia di discriminare ulteriormente i dipendenti pubblici. “Il lavoratore pubblico è, infatti, già penalizzato riguardo alle finestre d’uscita per la pensione, in quanto queste sono previste solo dal mese di luglio invece che da aprile come nel settore privato. Dalle indiscrezioni emerge un’ulteriore penalizzazione nei loro confronti: la liquidazione del Tfr o Tfs risulta possa essere incassata solo nel momento in cui saranno raggiunti i requisiti previsti dalla legge Fornero, ossia comunque i 67 anni o i 42 e 10 mesi di contribuzione, restando, inoltre, inalterati i criteri di liquidazione dei suddetti trattamenti di fine rapporto o servizio. Da questo, si può dedurre facilmente che il lavoratore pubblico che usufruirà del beneficio previsto con quota 100 riceverà l’ammontare complessivo della sua buonuscita, nel caso in cui questa superi i 100.000 euro, solo dopo ben 8 anni”, fa presente il Segretario confederale della Uil, che annuncia una “risposta immediata” a questa ennesima differenza di trattamento tra lavoratori pubblici e privati.
ATTESA FINO A 8 ANNI PER LIQUIDAZIONE STATALI
Nel decreto sulla riforma delle pensioni con Quota 100 si potrebbe avere il chiarimento definitivo su quando i dipendenti pubblici riceveranno la loro liquidazione. Secondo quanto scrive Il Messaggero, c’è il rischio che l’attesa possa arrivare anche a otto anni. “La liquidazione potrà essere incassata solo nel momento in cui saranno maturati i requisiti previsti dalla normativa Fornero, ossia 67 anni di età, o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva. Il decreto prevede però, che rimangano in vigore anche le regole di liquidazione attuali della buonuscita. Oggi il Tfr e il Tfs vengono liquidati solo fino a 50 mila euro, mentre se l’importo supera i 50 mila euro, ma è inferiore a 100 mila euro, viene liquidato in due rate annuali (con un ritardo quindi di 12 mesi); se l’importo supera i 100 mila euro, le rate annuali diventano tre”. È per questo che si arriverebbe fino a otto anni di attesa, se si lasciasse il lavoro a 62 anni, per incassare completamente la liquidazione spettante. Secondo il quotidiano romano, il Governo starebbe cercando di trovare un accordo con l’Abi per vagliare la possibilità di anticipi bancari per far attendere meno quanti useranno Quota 100.
LE PAROLE DI DURIGON SU OPZIONE DONNA
Attraverso la risposta a un commento sul suo profilo Facebook, Claudio Durigon ha voluto dare un chiarimento importante circa la proroga di Opzione donna promessa con la riforma delle pensioni che porterà anche al varo di Quota 100. Il sottosegretario al Lavoro, infatti, aveva ricevuto la richiesta, tramite appunto un commento a un posto sul noto social network, di dare informazioni precise sulle intenzioni dell’esecutivo in merito alla proroga di Opzione donna, visto che sui media circolava la notizia di un rinvio della misura fino a giugno. Durigon ha ribadito che, come annunciato già durante i lavori parlamentari riguardanti la Legge di bilancio, la proroga di Opzione donna sarà contenuta nel decreto in arrivo la prossima settimana riguardante la riforma delle pensioni. Ciò nonostante sono tanti i commenti sul profilo Facebook dell’ex sindacalista che arrivano da donne che chiedono di avere una volta per tutte delle informazioni chiare e precisa sulla durata e i requisiti riguardanti Opzione donna.
DURIGON E LA RIFORMA DELL’INPS
Claudio Durigon ha preso parte ieri alla puntata di Stasera Italia e ha naturalmente risposto ad alcune domande in tema di riforma delle pensioni. In particolare, il sottosegretario al Lavoro ha spiegato di ritenere “che reddito di cittadinanza e quota 100 sarà un grande lavoro per l’Inps. Non ho detto che faremo una task force, è stata tramutata così. Ho solo detto che stiamo studiando con l’Inps come intervenire nel miglior modo possibile per dare delle risposte a tutti e smaltire il più velocemente possibile queste domande che arriveranno”. A proposito del coinvolgimento di Tito Boeri in questa operazione, Durigon ha detto di credere “che l’Inps abbia bisogno di un cambiamento, nel senso che secondo me i presidenti lasciati da soli a governare l’ente più importante d’Italia ed economicamente con più valore non possano essere lasciati soli. Quindi stiamo vagliando l’opportunità di una governance diversa che sia più collegiale e dia più risposte”. Non è chiaro però con quali tempi il Governo procederà a varare la riforma dell’Inps e se lascerà che ad approvarla sia il Parlamento.
FURLAN: CISL PRONTA A SCENDERE IN PIAZZA
In un intervento riportato da L’Unione Sarda, Annamaria Furlan spiega perché la Cisl è pronta nel 2019 a scendere in piazza “per sollecitare un cambio di passo nella linea di questo governo”. La manovra approvata, anche per quel che riguarda la riforma delle pensioni, non soddisfa i sindacati. La Segretaria generale della Cisl spiega infatti che “le risorse per gli investimenti, già limitate, sono state ridotte, bloccando gli interventi in infrastrutture materiali e sociali, a partire da sanità, innovazione, ricerca, istruzione. Si fa cassa tagliando l’adeguamento all’inflazione per le pensioni, si bloccano le assunzioni nella pubblica amministrazione e non ci sono fondi sufficienti per il rinnovo dei contratti pubblici”. Per Furlan “senza una riforma organica ed equa del Fisco, c’è ora il rischio fondato di un aumento della pressione fiscale, in particolare a livello locale: un fatto che rischia di penalizzare i redditi già tartassati di lavoratori, pensionati e famiglie”. Ecco dunque le ragioni della mobilitazione prevista per il nuovo anno.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GHISELLI
A breve, forse già la settimana prossima, secondo quanto annunciato dal Governo, arriverà un decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100. Secondo Roberto Ghiselli, sarebbe un errore se l’esecutivo “procedesse, anche in questa circostanza, senza un preventivo confronto con le organizzazioni sindacali, ignorando le proposte che unitariamente abbiamo da tempo formulato”. Il Segretario confederale della Cgil, secondo quanto riporta il sito di Rassegna sindacale, evidenzia come “se le anticipazioni fossero attendibili, ci troveremmo di fronte ad una misura previdenziale temporanea, che si esaurirà in un triennio e che non potrà essere definita quota 100 perché il requisito dei 38 anni di contributi per l’anticipo pensionistico rimarrebbe vincolante a prescindere dall’età”.
Quel che è peggio, dal suo punto di vista, è che non ci si troverebbe di fronte alla cancellazione della Legge Fornero, che anzi “resterebbe in vigore integralmente e che, anche nei prossimi tre anni, non migliorerebbe le condizioni di gran parte delle persone, soprattuto per chi ha fatto lavori discontinui e gravosi, le donne, i lavoratori precoci”. Ghiselli riconosce che in ogni caso i provvedimenti cui pensa il Governo in tema di pensioni sarebbero anche in parte condivisili, ma non rappresentano “una riforma organica e socialmente sostenibile del sistema previdenziale italiano”. Il sindacalista vorrebbe infine sapere se il decreto annunciato dal Governo “conterrà effettivamente la proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna, e un intervento risolutivo per gli esodati”.