Il 2019 è appena iniziato, ma possiamo affermare di aver già individuato una delle commedie migliori dell’anno: parliamo de Il gioco delle coppie di Olivier Assayas, presentato al Festival di Venezia 2018 nel concorso principale. Reduce dall’ottimo Personal Shopper, con protagonista Kristen Stewart, il cineasta parigino torna dietro la macchina da presa per un film corale che scandaglia il mondo in cui viviamo e le sue continue evoluzioni. Alain (Guillaume Canet) è un editore parigino di successo che fatica ad adattarsi alla rivoluzione digitale e nutre seri dubbi di fronte al nuovo manoscritto di Leonard (Vincent Macaigne), uno degli scrittori con i quali collabora da lunga data. L’autore presenta l’ennesima opera autobiografica che prende spunto dalla relazione con una celebrità di secondo piano. Selena (Juliette Binoche), moglie di Alain e nota attrice, è in disaccordo con il compagno…
L’eterna battaglia tra vecchio e nuovo in un mondo che muta continuamente: Olivier Assayas prova a raccontare questo cambiamento, che confonde e travolge ognuno di noi. La new economy è quotidianamente al centro di dibattiti e scontri, rea di mettere in dubbio anche ciò che sembra stabile e duraturo. Ed è su questo punto che si focalizza il regista: come queste questioni ci assillano a livello personale ed emotivo, il tutto in una chiave comica. Un editore, un’attrice, uno scrittore, una social manager (compagna di Leonard, Christa Theret) e un’ambiziosa millennial (Nora Hamzawi): cinque protagonisti dai destini incrociati, che evidenziano un’alchimia pazzesca e che danno quel tocco in più a una sceneggiatura semplicemente perfetta.
Fitti dialoghi, scontri e punti di vista: Il gioco delle coppie vive di faccia a faccia e di riunioni borghesi, ma anche di sotterfugi e siparietti spassosi. Juliette Binoche, presto protagonista in sala con High Life di Claire Denis, sforna un’interpretazione degna di nota, ma svetta su tutti Vincent Macaigne (Les Innocentes, Chien): il suo personaggio regala momenti memorabili (la scena su Il nastro bianco di Haneke entrerà nella storia, ndr). E attenzione: Assayas non cade nella tentazione moralista, preferendo affidare le risposte allo spettatore. Tra riferimenti a Ingmar Bergman e il possibile accostamento a Woody Allen, Olivier Assayas ha firmato il suo film migliore. Probabilmente uno dei migliori del 2019.