Navi delle ong Sea Watch e Sea Eye in emergenza al largo di Malta e stallo in Europa sui 49 migranti che attendono l’apertura di un porto sicuro dove sbarcare. Come riportato da Sky, anche oggi a Bruxelles si riunirà il Consiglio dei ministri degli Affari generali Ue, chiamato ad assumere una soluzione sullo sfondo di una questione che ancora una volta ha fatto emergere le divergenza sul tema in ambito in europeo. Ma qual è l’ostacolo maggiore sul cammino di un’intesa? Lo sbarco dei migranti. Una decina di Paesi, tra cui l’Italia, avrebbero dato la propria disponibilità ad accogliere i profughi, ma soltanto a patto che Malta li faccia sbarcare nel proprio porto. Dal canto suo La Valletta respinge la responsabilità del primo approdo e rilancia: messa così, sostengono i maltesi, allora parliamo anche della redistribuzione delle 249 persone salvate pochi giorni fa…(agg. di Dario D’Angelo)
SALVINI, “PRIMA GLI ITALIANI”
Secondo il Ministro degli Interni non solo i migranti della Sea Watch non devono essere sbarcati in Italia ma nemmeno donne e bambini, come invece continuano a proporre Di Maio e Conte: «Attendiamo novità da Malta, Berlino o Amsterdam, perché non è un problema dell’Italia. Io non cambio idea, possono fare tutti gli appelli che vogliono. L’interesse di donne e bambini è chiudere i porti agli scafisti», spiega Matteo Salvini a margine del vertice al Viminale sul caso-violenza negli stadi. Dopo due giorni di braccio di ferro tra M5s, Palazzo Chigi e la Lega, il Ministro non fa alcun passo indietro e spiega nel dettaglio il perché del suo “no”: «Ne sono arrivati via mare quasi un milione negli ultimi anni. […] Il mio stipendio lo pagano gli italiani e in Italia ci sono 5 milioni di poveri. Prima devo sfamare loro. Agli scafisti noi diciamo: basta, stop, fine, chiuso». Il concetto è sempre lo stesso, per Salvini l’aprire i porti non è un favore, un gesto di accoglienza per 49 persone ferme da 17 giorni nel Mar Mediterraneo al largo di Malta (sulla quale, va detto, l’Ue non fa alcuna pressione), bensì un favore agli scafisti. Il risultato però è lo stallo completo, con la situazione a bordo di Sea Watch e Sea Eye che purtroppo non si sblocca.
SEA WATCH, ANCHE A BORDO LA CRISI CONTINUA..
«17esimo giorno in mare: a bordo di SeaWatch stiamo registrando episodi di persone che rifiutano il cibo. Temiamo che il loro stato psicologico e di salute possa peggiorare sensibilmente. Non possiamo credere che tutto questo stia accadendo a poche miglia dalle coste europee», scrivono i responsabili della nave Ong che porta in carico i 49 migranti da quasi 20 giorni. «Da un momento all’altro potrebbe scatenarsi una crisi, possiamo aspettarci qualunque cosa da persone tenute in cattività da 17 giorni, con il mal di mare, dopo aver subito violenze per mesi», spiega la portavoce italiana Giorgia Linardi. L’Unione Europea continua a far pressione sul Governo italiano e sugli altri Stati Membri per capire se realmente si possa trovare un accordo sulla divisione dei migranti da accogliere sul suolo europeo. «La questione migrazione si può risolvere soltanto a livello europeo ma le continue liti all’interno del governo italiano non permettono al nostro Paese di essere determinante a Bruxelles per convincere gli stati membri ad approvare la riforma voluta dal Parlamento che risolverebbe la questione dei rifugiati attraverso il ricollocamento nei vari paesi dell’Unione», rilancia Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo e n.2 di Forza Italia.