Oltre che drammatico, l’epilogo della vicenda di Giovannino Sepielli è assurdo. L’81enne di Limbiate scomparso da casa tre mesi fa era morto il giorno stesso, investito da un treno. Lo rivela “Chi l’ha visto?”, che aveva seguito la vicenda e raccolto gli appelli della famiglia dell’anziano. Per tre mesi hanno sperato nel ritrovamento di Giovannino, si sono prodigati in ricerche e appelli, poi dopo tre mesi arriva loro la tragica notizia. Del pensionato non si avevano più notizie dal 4 ottobre, da quando si era allontanato dalla sua abitazione. L’anziano aveva più volte manifestato il desiderio di tornare in Puglia, ma nessuno credeva che avrebbe deciso di farlo davvero, uscendo da casa con un cartone arrotolato sotto un braccio. Si è presentato alla stazione Cadorna di Milano, diretto a quella Centrale. Era stato infatti ripreso da una telecamera interna di una stazione di Trenord. Ma la sera stessa l’81enne è stato travolto da un treno delle Ferrovie Nord, tra Gaggiano e Trezzano. Tralasciando la drammaticità di questa vicenda, quel che sorprende è che sia stato comunicato il decesso dell’uomo tre mesi dopo.
GIOVANNINO SEPIELLI, TROVATO MORTO: FAMIGLIA AVVISATA 3 MESI DOPO
È comprensibilmente amareggiata e indignata la figlia di Giovannino Sepielli, intervenuta oggi ai microfoni di “Chi l’ha visto?”. «Perché nessuno ha chiesto se fosse tra le persone scomparse? Sono state coinvolte diverse forze dell’ordine, eppure nessuno si è fatto questa domanda», ha dichiarato la donna. Ieri è stata convocata dai carabinieri di Limbiate per la notifica della morte. Eppure l’identificazione è avvenuta il 17 dicembre, stando al racconto della donna. «È stato portato all’obitorio, è stato sottoposto ad autopsia e visto che aveva un pacemaker è stato possibile riconoscerlo. Il 17 dicembre è stata effettuata l’identificazione, loro si sono fatti tutte le festività natalizie e poi hanno ripreso in mano la pratica». Dopo aver appreso a chi apparteneva il pacemaker hanno notificato la notizia della morte alla famiglia. Ma nessuno ha motivato il ritardo: «La cosa che mi ha sconvolto è che alla Medicina legale di Milano dicono di non poter verificare se fosse tra gli scomparsi perché non compete loro, ma qualcuno non ha fatto il suo lavoro».