L’Istituto studi e analisi economica (Isae) riferisce i malumori che si intravvedono, la fiducia delle imprese torna a scendere. Ente impietoso, sempre loro, con fare notarile ci raccontano pure come la fiducia dei commercianti mostri segnali di forte rallentamento. Pure il morale degli uomini d’affari va maluccio. Mi è parso di vedere pubblicitari depressi. Ho visto un marketing-man in piedi sul davanzale della finestra con lo sguardo fisso nel vuoto. I bancari vedono a rischio baracche e burattini. Cos’è quest’epidemia?
La sfiducia dei consumatori. Cos’altro sennò? Se tanto mi dà tanto, possono ragionevolmente fare investimenti i produttori? E i commercianti possono intravedere il sol dell’avvenire? I pubblicitari mancano di convinzione nel convincere; quelli del marketing producono domanda inascoltata. I bancari incupiti; quegli stessi che avevano finanziato spensieratamente.
Signori, potrei parlarvi della nostra tristezza di consumatori, della nostra esausta volontà, del nostro debito di ottimismo verso il futuro. Per farla breve: è tutta questione di soldi, quelli che ci mancano per continuare a recitare le nostre liturgie del consumo. Sfiduciati pure noi: ne abbiamo ben donde.
Tra tante sfiducie, voilà la soluzione. Una soluzione tutta interna alle regole del mercato: domanda e offerta. La nostra fiducia può ridare sprone all’intera filiera economica. Dare smalto agli investimenti, luci alle vetrine, furore ai pubblicitari, nuova vis a quelli del marketing fino a ripristinare credito e crediti ai creditori.
Questo può la nostra fiducia; questo il suo valore economico. Questo il valore della nostra offerta. Non faremo mancare la domanda se, in cambio, otterremo quei vantaggi che servono a rinvigorire le nostre finanze. Tornare a consumare sarà la cangiante verifica della qualità della merce offerta. Beh, chi l’acquista avrà fatto quel che deve e un buon affare. Prosit, a tutti!