In 66 sono stati salvati, ma per 21 minatori purtroppo non c’è stato nulla da fare: tutti morti sotto le macerie della miniera di carbone crollata in Cina nel nord del Paese, a Shenmu: la provincia dello Shaanxi è di fatto il centro pulsante delle estrazioni di carbone di tutto l’immenso Paese asiatico e non sono purtroppo “isolate” le tragedie, per diversi motivi, all’interno dei vari giacimenti con spesso gli operai-minatori non testi in condizione di sicurezza ottimali (per usare un eufemismo). Secondo le prime informazioni giunte dalla tv di Stato cinese, ci sarebbero per l’appunto 21 cadaveri sotto le macerie della miniera di Shenmu, impossibilitati a salvarsi dopo il crollo improvviso di gran parte delle strutture a centinaia di metri sotto la profondità del terreno.
MISTERO SULLE CAUSE
Stando all’agenzia di stampa Xinhua, altri 66 minatori sono stati salvati e si trovano – in condizione buone, seppur con ferite e choc immaginabile – nelle varie strutture ospedaliere che hanno accolto tutti i vari superstiti del disastro nella miniera cinese. Come riporta l’Ansa dopo altre informazioni ricevute dalle autorità cinese, il numero di vittime a causa di esplosioni e altri disastri nelle miniere di carbone è comunque diminuito drasticamente negli ultimi dieci anni. Resta però, quello delle miniere e dei giacimenti di preziosi minerali, l’industria ancora tra le più mortale al mondo con condizioni di sicurezza (oltre che paga e diritti) ai limiti della disumanità. È ancora mistero sulle cause nel disastro che segue di pochissimi giorni l’altra tragedia avvenuta in Afghanistan, dove morirono almeno 40 minatori “improvvisati” ricercatori d’oro all’interno dei terreni asiatici.