Lo junior partner del governo Tsipras lascia gli ormeggi, sfilandosi dalla maggioranza. Motivo? La prossima votazione nel Parlamento ellenico dell’accordo di Prespes. Un passo indietro: il Parlamento della Macedonia pochi giorni fa ha approvato una modifica della Costituzione per modificarne il nome in «Repubblica della Macedonia settentrionale» (North Macedonia). Si tratta dell’accordo di Prespes che ha chiuso una ventennale disputa con Atene. Le origini della disputa con la Grecia risalgono al 1991, quando la Macedonia dichiarò la sua indipendenza dalla Jugoslavia scegliendo il nome “Repubblica di Macedonia”, lo stesso nome che aveva quando faceva parte della federazione jugoslava.
Sostiene il ministro della Difesa e presidente di Anel (l’alleato nazionalista di Syriza), Panos Kammenos, che la Grecia non può «regalare» il nome Macedonia al suo vicino. Per questa ragione si dimette e ritira la fiducia al governo Tsipras. Con lui andranno all’opposizione alcuni suoi deputati. Altri invece, che guarda caso ricoprono anche ruoli di governo, non abbandoneranno la maggioranza.
Comunque giovedì prossimo si saprà se il governo Tsipras potrà contare su una nuova maggioranza di 151 deputati, in quanto ieri il primo ministro ha dichiarato che prima di portare in Parlamento l’accordo di Prespes chiederà il voto di fiducia. Voci dicono che ha in tasca i 151 per continuare a governare. Tsipras dispone di 145 voti, gli altri sei dovrebbero arrivare proprio dai fuoriusciti di Anel che non hanno intenzione di scendere dal carro.
Poi si arriverà alla votazione sull’accordo con North Macedonia. Anche in questo caso sembra che Tsipras abbia in tasca i 151 che gli occorrono per far passare un trattato che non è stato ancora firmato dal Presidente nord-macedone. In questo caso però non saranno i sei voti che sostengono il governo ad aiutare Tsipras, bensì sei voti che verranno da un altro piccolo partito (To Potami).