Il giorno dopo le parole di Tria sulla necessità di cambiare le regole europee sull’economia, il ministro degli Esteri punta il dito contro “l’egoismo” di alcuni Stati Ue. Anzi fa di più.
“Se il governo italiano litiga è colpa dell’Europa”. È questo il senso delle parole di Enzo Moavero Milanesi che, in un’intervista al Corriere, attacca quei paesi europei che non hanno consentito di sbloccare più velocemente lo stallo di Sea Watch e Sea Eye. La situazione poi si è risolta ma, spiega il ministro degli Esteri, l’Ue ha perso l’ennesima occasione di trovare un accordo per la gestione del fenomeno migratorio. Quello che suona come un attacco all’Europa di Moavero arriva il giorno dopo le parole de ministro Tria che, parlando della manovra, aveva detto: “Mi auguro che in futuro le regole possano essere cambiate. Non per fare finanza allegra, ma perché credo che il Fiscal compact sia sbagliato”.
Ma Tria e Moavero non sono alfieri gialloverdi del Governo Conte, bensì i guardiani dell’ortodossia europeista imposti da Mattarella all’inizio della legislatura alla maggioranza legastellata.
Cosa c’è dietro queste dichiarazioni tanto cristalline quanto sorprendenti dei miti “professorini” del governo? Una conversione vera e propria alle ragioni dei partiti perno dell’esecutivo di cui fanno parte? Un fuoco di copertura per i tentativi di mediazione del premier Conte? Una vera e propria strategia del Quirinale per tenere l’Italia al riparo da brutte sorprese?
Fatto sta che i timidi “civil servant” prestati alla politica stanno alzando il tiro e mettono le proprie competenze al servizio non solo dell’azione di governo ma per la prima volta, all’unisono, a disposizione di una strategia politica. Con tempi e modi della comunicazione sicuramente non casuali. Una decisione dietro la quale in ogni caso si intravedono giocatori ben più esperti, che probabilmente hanno in mente di usare come ariete contro la Ue i soli tra i politici italiani a godere di un’indiscussa credibilità a Bruxelles.
E qui viene il bello: e se i giocatori più navigati fossero non i grandi vecchi della politica nostrana, ma gli occhiuti esperti del poker transatlantico, che proprio in questi giorni hanno assestato alla Ue un colpo da maestro degradando le rappresentanze diplomatiche dell’Unione ad organizzazioni non governative? Gli Usa, insomma, hanno detto chiaro che se la Ue non è una federazione di Stati, loro preferiscono trattare con i singoli Paesi. E guarda caso le dichiarazioni di Moavero e Tria seguono viaggi e contatti con il gigante statunitense. Forse per l’Unione Europea è veramente venuto il momento di cambiare.