La lunga scia dell’eredità di Bernardo Caprotti, il grande patron e fondatore dell’Esselunga scomparso il 30 settembre 2016, non si è certo esaurita e la notizia di giornata riguarda proprio la lotta-battaglia dei suoi eredi alla guida del Supermercato che ha rivoluzionato lavoro, dipendenti e offerta al cliente in mezza Italia. Come spiega il Sole 24 ore, non era attesa – anche se rimane nei patti stipulati due anni fa – la proposta avanzata dai due attuali azionisti di maggioranza di Supermarkets Italiani Spa, Giuliana e Marina Caprotti (la seconda moglie e la figlia di “secondo letto”) di prendersi il 100% di Esselunga. La lotta è portata contro i figli della prima moglie, Violetta e Giuseppe, che dalla morte del patron restano azionisti di maggioranza con il 30% di controllo sull’azienda dai super fatturati: Giuliana e Marina vogliono esercitare il diritto di acquisto delle azioni possedute dai “rivali” e in questo modo, se l’offerta sarà accettata, disporrebbero dell’intero 100% del colosso tra i supermercati italiani.
LA BATTAGLIA IN ESSELUNGA
L’azienda Esselunga ha fatto sapere in una nota che il prezzo d’acquisto «verrà determinato da terze parti indipendenti» e inoltre gli azionisti di Supermarkets Italiani hanno comunicato che «è possibile che una parte rilevante del prezzo d’acquisto, che sarà corrisposto dagli azionisti, potrebbe essere finanziata attraverso il ricorso al debito». Giuliana Albera Caprotti e Marina Caprotti tramite Unione Fiduciaria detengono il 70% del capitale di Supermercati Italiani, per volere di Bernardo che a loro voleva lasciare l’eredità più importante della gestione di Esselunga (la prima è Presidente Onorario, la seconda è vicepresidente). Come sottolineano dal Sole 24 ore, Marina e la madre punterebbero ad arrivare «alla quotazione con il pieno controllo del gruppo, senza quindi soci di minoranza, a maggior ragione alla luce delle relazioni non idilliache tra i fratelli». La sfida non è ancora definita ma i rapporti di forza si stanno “preparando” ala battaglia societaria: questo, forse, non era esattamente nei piani di Bernardo Caprotti nel lasciare il suo “splendido gioiello” con la S lunga..