Sono 400 i licenziamenti al call center Abramo di Crotone finiti nel mirino di lavoratori e sindacato, che oggi hanno dato vita ad un sit-in davanti ai cancelli dell’azienda per protestare non contro il datore di lavoro per il mancato rinnovo del contratto a tempo determinato bensì contro Luigi Di Maio e il suo decreto Dignità. Una misura, quella voluta dal governo M5s-Lega, che se da una parte aveva l’obiettivò di combattere la precarietà, dall’altra ha messo molte aziende nella condizione di non poter rinnovare il rapporto di lavoro con i propri dipendenti. Da qui le proteste dei lavoratori di Crotone che per effetto del decreto Dignità – ha spiegato il gruppo Abramo – sono stati licenziati poiché dopo 24 mesi di lavoro a tempo determinato la nuova normativa impone la stabilizzazione del lavoratore o l’interruzione del rapporto. Il call center si è trovato a dover decidere per questa seconda opzione lasciando a casa 400 persone.
CROTONE, 400 LICENZIAMENTI CALL CENTER PER EFFETTO DECRETO DIGNITA’
A dare voce alle ragioni dei 400 ex lavoratori nel call center Abramo licenziati per effetto del decreto Dignità è stato Fabio Tomaino, segretario provinciale della Uil, secondo cui “questa norma ha portato un prezzo troppo caro per il sito di Crotone, dove sono previsti 400 esuberi. Senza polemica adesso ci aspettiamo dai rappresentanti istituzionali del territorio, dai parlamentari ai politici locali, l’istituzione di un tavolo di crisi a livello nazionale alla presenza di azienda e sindacato per trovare una soluzione che deve impegnare tutti: il governo e, se ci sono i margini economici, anche l’azienda stessa”. Rita Lorenzano, segretario provinciale Cisl donne, come riportato da La Repubblica aggiunge:”Il decreto che si prefiggeva di dare più dignità ai precari invece li ha resi solo disoccupati. (…) Vorremmo che Di Maio, che gira tutta Italia, vedesse l’effetto devastante che il suo decreto sta facendo nel mondo dei call center e qui a Crotone dove non ci sono altre opportunità di lavoro”.