Oggi Giulio Regeni avrebbe compiuto 31 anni e proprio oggi arriva una delle peggiori notizie in una vicenda che di positivo non ha davvero nulla: il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, ha spiegato di aver fatto tutto quanto in suo potere per provare a far decollare l’inchiesta e le indagini sui colpevoli dietro l’orrendo sequestro, tortura e omicidio del giovane ricercatore friulano l’ormai lontano gennaio-febbraio 2016 nella capitale d’Egitto, Il Cairo. Nulla però è cambiato e l’inchiesta ora è sostanzialmente bloccata: «Da parte italiana è stato fatto tutto il possibile», con l’iscrizione nel registro degli indagati di ben 5 esponenti dei servizi segreti in Egitto: eppure, senza la mancata collaborazione de Il Cairo, di aperture e passi avanti non si riesce ancora ad averne. E per questo la Procura di Roma denuncia il sostanziale “stallo” delle indagini sui reali colpevoli dietro il delitto di Giulio Regeni.
IL MESSAGGIO DELLA MAMMA DI GIULIO REGENI
Pignatone e il pm di Roma, Sergio Colaiocco, hanno ammesso per la prima volta da quando è sorta l’indagine che non ci sono ufficiali passi in avanti e si rischia la totale stagnazione e, di conseguenze, una verità negata sulla fine di Giulio Regeni. Il tutto p stato riferito oggi in commissione-audizione davanti al Copasir, dopo le promesse fatte dal Premier Conte e dal Presidente Fico che non avrebbero mai spento i riflettori sul caso Regeni fino a che la verità non fosse sorta fuori: il vero ostacolo sembra però essere l’Egitto – oltre che l’Università di Cambridge che mai fino in fondo ha collaborato appieno con gli inquirenti italiani. Nei giorni scorsi la Procura di Roma ha provato ad indagare sulle pressioni ricevute in Egitto da Mohamed Lofty, uno dei consulenti della famiglia di Giulio Regeni al Cairo. «Un segnale davvero inquietante che non fa che rendermi sempre più certo della scelta fatta nelle scorse settimane di interrompere i rapporti con il Parlamento egiziano», commentava il n.1 della Camera, Roberto Fico. «Caro Giulio, ti hanno rubato la vita, sarebbero 31!», scrive oggi sui social Paola Deffendi, mamma di Giulio, la principale responsabile delle battaglie e delle pressioni verso i Governi italiani affinché non abbandonino la presa dell’indagine necessaria a ristabilire la verità sulla morte e sequestro del giovane ricercatore.