Quello che non cambia nella dieta salva pianeta studiata da Lancet c’è l’esercizio fisico. Questo può fare la differenza soprattutto per la salute anche se non rientra nel piano di salvaguardia dell’ambiente. Una popolazione più sana però genera sicuramente abitudini più sane e di conseguenza anche un corretto rapporto tra sfruttamento delle materie prime e rispetto delle biodiversità. L’esercizio fisico da solo non riesce infatti a fare la differenza, questo deve sempre e comunque essere abbinato a una dieta equilibrata che rispetti sia l’organismo che l’ambiente. Per fare in questo modo sarà necessario puntare sull’osservazione di qualche semplice regola, dallo sfruttamento intelligente delle risorse nei canoni del necessario. Sicuramente saranno importanti anche le innovazioni su cui i vari settori della produzione stanno investendo per cercare di inquinare di meno e creare meno problemi alla natura. (agg. di Matteo Fantozzi)
DIMINUIRE IL CONSUMO DI CARNE DEL 50%
La dieta per la salute del pianeta ci dice che è necessario diminuire la carne del 50%. Questo non vuol dire che i vegani avevano ragione, come potrebbe sottolineare qualcuno, ma solo che forse consumiamo un po’ troppa carne. L’obiettivo deve essere dunque quello di diminuire i carichi e non di eliminare la carne dalla nostra dieta che deve rimanere equilibrata e regolare in tutte le sue componenti. Questa decisione deriva dal fatto che l’allevamento è una delle industrie che crea più inquinamento e danni all’ambiente, sfruttando quelle che sono le risorse essenziali. Una diminuzione nella nostra alimentazione porterebbe senza dubbio a minori investimenti nell’allevamento e quindi a rispetto maggiore delle risorse essenziali. Di fatto ormai si sa da tempo che la carne rossa va limitata, mentre fin troppo sdoganati sono i principi sulla bianca che viene da alcuni assunta anche tutti i giorni. L’introduzione di maggiore quantità di pesce e di varietà di verdure potrebbe cambiare molte cose soprattutto dal punto di vista della salute. (agg. di Matteo Fantozzi)
LE RISORSE ESSENZIALI
C’è grande curiosità su cos’è la dieta per la salute del pianeta. Proprio per questo c’è da capire come funziona e cosa mette attualmente a rischio la biodiversità. Agricoltura, allevamenti e pesca rappresentano una fonte di inquinamento che non si può assolutamente sottovalutare. Si continua a consumare risorse essenziali come acqua e suolo in maniera spropositata e fin troppo spesso senza il giusto equilibrio. Sarà importante dunque lavorare su questo anche per frenare quelli che sono innegabili cambiamenti climatici che stanno minando la salute degli esseri umani. Sarà fondamentale per questo nuovo regime alimentare, utile per la salute del pianeta, cambiare alla radice il modo di produrre e consumare il cibo. Sarà importante in questo senso anche la sensibilizzazione per cercare di far capire quali sono i meccanismi giusti da seguire e quali le abitudini che invece vanno riviste e modificate. (agg. di Matteo Fantozzi)
COME FUNZIONA?
Che cos’è la dieta per la salute del pianeta? Sicuramente ha creato grande curiosità lo studio di trenta esperti che su Lancet hanno tracciato una vera e propria road map per rendere l’alimentazione umana entro il 2050 sostenibile e salutare. Si vuole ovviamente riuscire a stabilire un equilibrio, senza perdere la sua utilità in merito alla salute dell’organismo umano. Sicuramente questa è una sfida interessante che prima o poi imporrà un cambiamento radicale del nostro modo di vivere che di fatto si basa su quello che mangiamo a tavola. Di fatto le prime industrie ad essere toccate saranno l’agricoltura e l’allevamento che saranno obbligate a cambiare diversi punti per cercare di essere sostenibili e quindi in linea con quelle che sono le necessità del pianeta terra. Al primo posto tra gli obiettivi degli esseri umani c’è quello di diminuire in maniera drastica il consumo di quelli che sono alimenti nocivi almeno potenzialmente. (agg. di Matteo Fantozzi)
GRANDE CURIOSITÀ ATTORNO AL REGIME ALIMENTARE
Grande curiosità ruota attorno alla presentazione della dieta universale presentata dalla rivista specializzata Lancet che avverrà oggi in quel di Oslo. Tra i passaggi più interessanti dello studio realizzato dalla prestigiosa Commissione vi è quello secondo cui le cattive abitudini a tavola provocano rischi più alti per la salute di tabacco, sesso non protetto e alcol messi insieme. Un’informazione importantissima, che nobilita ancora di più l’ambizioso obiettivo della Commissione Eat-Lancet: fare della dieta universale un modello di nutrizione sostenibile per 10 miliardi di persone entro il 2050. Come riportato dall’Ansa, gli studiosi sono sicuri: “per salvare noi e il pianeta occorre raddoppiare a livello globale i consumi di frutta, verdura, legumi e noci e ridurre di oltre il 50% quelli di zuccheri e carni rosse entro il 2050”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA DEFINIZIONE LA DICE LUNGA
Si chiama “dieta universale” e già la sua definizione la dice lunga sull’ambizioso obiettivo che si propone di raggiungere: elaborare appunto una ‘dieta sana universale di riferimento’ che, basandosi su criteri scientifici, sia in grado di nutrire in modo sostenibile una popolazione mondiale di 10 miliardi di persone nel 2050 ed evitare fino a 11,6 milioni di morti l’anno a causa di malattie legate ad abitudini alimentari non sane. Come riportato dall’Ansa, la dieta universale verrà presentata oggi a Oslo, ed è frutto dello studio della Commissione Eat-Lancet, finanziata dalla Fondazione Eat della coppia di miliardari norvegesi Petter e Gunhild Stordalen. La ricerca, che verrà pubblicata oggi sulla prestigiosa rivista Lancet, è stata redatta da alcuni tra i massimi esperti mondiali in tema di nutrizione e sostenibilità. Del team, spiega l’Ansa, fanno parte tra gli altri Walter Willett, professore di Harvard, e l’inventore del ‘chilometro zero’ Tim Lang, oltre che professori provenienti da università di tutto il mondo e organizzazioni come Fao e Oms.
DIETA UNIVERSALE, ECCO COME FUNZIONA
In attesa di conoscere i dettagli sul funzionamento della dieta universale, filtrano già delle prime indicazioni sui principi che regolano questo regime alimentare. Come riportato dall’Ansa, giornalmente si prevede l’assunzione di 2.500 chilocalorie che, “in una gamma flessibile, si traducono in approssimativamente 230 grammi di cereali integrali, 500 di frutta e verdura, 250 di latticini, 14 di carni (bovine o suine o ovine), 29 di pollo, 13 di uova, 28 di pesce, 75 di legumi, 50 di noci, 31 di zuccheri (aggiunti e non). Condimento consigliato gli oli vegetali, extravergine di oliva o colza”. Tra i riferimenti espliciti degli autori della dieta, c’è quella Mediterranea nella sua versione “frugale” tipica della Grecia degli anni Cinquanta. Oltre che indicare le migliori abitudini per la salute, i ricercatori hanno calcolato che modificando i consumi, gli sprechi si ridurranno del 50%. Sono stati fissati poi gli obiettivi-limite nell’utilizzo di terra, acqua e nutrienti per la produzione agricola sostenibile.