Il racconto dei sopravvissuti al naufragio in mare, la nuova strage nel Mediterraneo, è scioccante. «Meglio morire che tornare in Libia», così hanno parlato le tre persone scampate alla tragedia in mare al largo delle coste di Tripoli. Sotto choc, in ipotermia e traumatizzati, sono stati accolti a Lampedusa dove hanno raccontato «le violenze e gli abusi» a cui sono stati sottoposti in Libia. «Siamo rimasti tre ore in mare, sperando che qualcuno si accorgesse di noi», hanno aggiunto. Come riferisce il portavoce dell’Oim, Flavio Di Giacomo, «i tre sopravvissuti arrivati a Lampedusa ci hanno detto che erano in 120. Dopo 11 ore di navigazione hanno imbarcato acqua e hanno cominciato ad affondare e le persone ad affogare. Sono rimasti diverse ore in acqua. Tra i dispersi, al momento 117, ci sono 10 donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di 2 mesi». E intanto divampa il dibattito politico sull’emergenza dei migranti. (agg. di Silvana Palazzo)
ORLANDO: “SALVINI, CI SARÀ UNA NORIMBERGA”
Sono 117, e non 17 come filtrato inizialmente, i migranti morti nel naufragio che ha coinvolto un gommone a largo della Libia. L’imbarcazione di fortuna si è sgonfiata e per le persone a bordo non c’è stato nulla da fare ad eccezione di soli tre naufraghi tratti in salvo dalla Marina Militare italiana. Questa ennesima tragedia del mare ha riacceso il dibattito sulla questione dell’immigrazione, con Matteo Salvini che ha ribadito la chiusura dei porti e dall’altra parte, tra gli altri, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, già protagonista di uno scontro col ministro avente come oggetto il Decreto Sicurezza. Come riportato dall’Ansa, il primo cittadino palermitano ha pronunciato parole forti:”Continua un genocidio e direi al ministro Salvini: si farà un secondo processo di Norimberga e lui non potrà dire che non lo sapeva”. (agg. di Dario D’Angelo)
SALVINI: “IN ITALIA PORTI CHIUSI”
Non sembra disposto a cambiare idea Matteo Salvini alla luce dell’ultima strage di migranti nel Mar Mediterraneo. Anzi, il ministro dell’Interno rilancia la convinzione secondo cui con i porti chiusi si combatte oltre al fenomeno dell’immigrazione anche quello dei morti in mare. Intervenendo in una diretta Facebook con i suoi followers, il segretario federale della Lega ha dichiarato:”Una riflessione: tornano in mare davanti alla Libia le navi delle Ong, gli scafisti ricominciano i loro sporchi traffici e le persone tornano a morire. Ma il cattivo sono io. Mah…”. Il vicepremier ha poi ribadito:”In Italia i porti erano e rimarranno chiusi. La difesa dei confini è costituzionalmente garantita e il ministro dell’Interno ci tiene che in Italia si entri chiedendo per favore e dicendo grazie”. (agg. di Dario D’Angelo)
FRATOIANNI VS SALVINI
Si riaccendono le polemiche sul tema migranti dopo l’ennesima strage in mare, con un gomme con 120 persone affondato al largo della Libia. Netto il commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Altri morti al largo della Libia. Finché i porti europei rimarranno aperti, finché qualcuno continuerà ad aiutare i trafficanti, purtroppo gli scafisti continueranno a fare affari e a uccidere». Dura la replica di Nicola Fratoianni, come riporta Repubblica: «Questa nuova terribile strage nel Mediterraneo ci dice quanto sia in grado di salvare vite la cosiddetta guardia costiera libica, ci dice quanto sia grande la viltà e l’ipocrisia dei governi dell’Italia e dei Paesi Ue. Ora Salvini potrà tranquillamente farsi un selfie sorridente in quello specchio di mare maledetto insieme a Serraj. Ma anche su di lui ricadrà per sempre la responsabilità di questi morti innocenti». Questa, invece, la risposta delle Ong: «Le persone rischiano di affogare in un Mediterraneo svuotato da navi di soccorso. Nessun programma europeo di salvataggio in mare, Open Arms bloccata in Spagna, Sea Eye in cerca di un porto per cambio di equipaggio. Non possiamo coprire il Mediterraneo centrale da soli». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
TRAGEDIA AL LARGO DELLA LIBIA
Migranti: l’ennesimo “viaggio della speranza” a bordo di un gommone si conclude con un epilogo tragico. Di 20 persone partite dalla Libia su un’imbarcazione in precarie condizioni di galleggiabilità soltanto tre sono state tratto in salvo e versano ora in “condizioni serie”. Gli altri 17 naufraghi potrebbero essere tutti morti. Lo riporta Quotidiano.net citando la Marina Militare italiana, secondo cui il gommone era stato avvistato nel pomeriggio da un aereo a 50 km a nord dalle coste di Tripoli. Il velivolo di avvistamento ha prontamente lanciato 2 zattere in mare per tentare un primo soccorso ai naufraghi, ma ha dovuto abbandonare l’area per mancanza di carburante. Sul luogo che vedeva in difficoltà i migranti è tornato successivamente un elicottero della nave Duilio, che è riuscito a recuperare un naufrago in mare e altri due sulle zattere per quanto in evidente stato di ipotermia.
MIGRANTI, NUOVA STRAGE IN MARE: NAUFRAGA GOMMONE CON 20 PERSONE
I tre migranti soccorsi in mare a 50 km dalle coste libiche dopo aver tentato la traversata verso le coste europee versano in questo momento in “condizioni serie” e sempre in elicottero sono stati portati a Lampedusa. Come riferito da Quotidiano.net, nelle acque in cui è stato avvistato il gommone “il Centro di coordinamento libico ha dirottato un mercantile liberiano dalla Guardia costiera libica che coordina l’intervento”. Proseguono nel frattempo le ricerche delle altre 17 persone ospitate a bordo del gommone, che a questo punto potrebbero essere tutte morte. Il bilancio delle persone che hanno perso la vita nelle migrazioni da inizio anno è a dir poco tragico: secondo i dati in possesso dell’Oim (Organizzazione mondiale per le migrazioni), soltanto nel 2019 (più precisamente dal 1 al 16 gennaio scorso) mentre tentavano di arrivare in Europa sono morti 83 migranti e rifugiati sulle tre rotte principali nel Mediterraneo.