Nuovo film per Diego Abatantuono presentato oggi con una intervista al quotidiano Libero, intitolato “Compromessi sposi”. Sfida nord-sud, polentoni contro terroni, ma come spesso accaduto anche in altre occasioni l’attore non interpreta un meridionale come ai suoi esordi, ma un imprenditore milanese che rischia di avere come suocero un sindaco di Gaeta, pure grillino. Abatantuono racconta di essere nato nel vecchio quartiere popolare abitato da meridionali, ma non solo, del Giambellino. A quei tempi dice, non c’era razzismo, c’era posto per tutti: “Dire terrone non era un insulto, c’era voglia di capire la gente che arrivava dal sud”. Scherza sul titolo di Libero di qualche giorno fa, Comandano i terroni: “Qualcuno deve comandare ed essendo a Milano tutti terroni non vedo chi altri potrebbe farlo”. Il nord, dice, è stato reso grande dai meridionali, non esisterebbero Torino e Milano”.
DROGA LIBERA E IMU ALLA CHIESA
A proposito del film dice di aver imposto che ci fossero pochi riferimenti politici, don Camillo e Peppone, dice, non citavano mai i nomi dei politici eppure era chiaro da che parte stessero. Il suo personaggio ad esempio potrebbe essere un vecchio berlusconiano, mentre il sindaco è del Movimento 5 Stelle. Da milanista dice però cosa pensa di Berlusconi: “Il più grande presidente che si possa desiderare. Chiunque a prescindere dalla sua fede politica lo avrebbe voluto presidente”. Nel film si parla e si vede della marijuana: “E’ stata inserita a mia insaputa, però se si facesse pagare l’Imu alla Chiesa, se si riaprissero le case chiuse e si liberalizzassero le droghe leggere si risolverebbero tutti i problemi economici dell’Italia”.