Risale a ieri sera la notizia che la Germania ha deciso di rinunciare alla propria partecipazione alla missione Sophia, l’operazione militare navale lanciata dall’Unione Europea per combattere il traffico di migranti che nell’Italia il suo comando e quartiere generale. Da Davos però è il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad aggiornare i cronisti ad un punto stampa sul fatto che la Germania non si ritirerà:”La cancelliera Merkel mi ha confermato che non vogliono ritirarsi da Sophia. Ho approfittato anche io per dire che dobbiamo trovare un un meccanismo operativo diverso da quello sin qui applicato”. Come riportato da Affaritaliani.it, il premier ha aggiunto:”Come sapete con Sophia in caso di operazioni di salvataggio i migranti vengono riportati nel porto più vicino, italiano. Questo non è accettabile perché vogliamo una responsabilità pienamente condivisa. L’ho detto e ho detto che tutti vogliamo lavorare a questo. L’operazione in sé può essere anche importante e strategica ma se prelude a questo risultato non è accettabile”. (agg. di Dario D’Angelo)
AMMIRAGLIO CREDENDINO: “GERMANIA NON USCIRA’ DA MISSIONE SOPHIA”
La possibile uscita della Germania dalla missione Sophia ha scatenato il dibattito in queste ultime ore. Il ministro dell’interno, Matteo Salvini, ha commentato più volte l’indiscrezione (come potete trovare qui sotto), e sulla vicenda si è espresso anche l’ammiraglio Enrico Credendino, al vertice della missione che ha come obiettivo quella di controllare il mare Mediterraneo, evitando il traffico illegale dei migranti. Secondo il rappresentante delle forze armate italiane, l’uscita di Berlino dal patto sarebbe sicuramente negativa, ma secondo lo stesso, non corrisponderebbe alla realtà: «La Germania – spiega l’ammiraglio Credendino, come riporta l’edizione online de Il Sole 24 Ore – è uno dei partner principali della missione, Sophia è il nome della bambina nata proprio sulla nave tedesca Schleswig-Holstein, la Germania non si ritira, tutti gli uomini di staff restano, il capo stesso della cellula di pianificazione è e resta tedesco, è stata anche designata la nuova nave che dovrà avvicendare la fregata Augsburg: si tratta della nave ausiliaria da rifornimento Berlin pronta a scendere in Mediterraneo nel giro di due settimane ma proprio l’assenza di una vera emergenza attuale di flussi migratori e gli alti costi di trasferimento e di avvio all’operatività non giustificavano l’arrivo della Berlin per una missione che ha ora una scadenza certa solo fino a marzo». Durante i primi giorni di febbraio i ministri della difesa si riuniranno a Bucarest per fare il punto della situazione sulle sorti della missione Sophia, tenendo conto anche della proposta italiana di una distribuzione automatica tra tutti i porti europei dei migranti salvati. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
MISSIONE SOPHIA, SALVINI LA PENSA COME LA GERMANIA
Di fatto Salvini e la Germania la pensano uguale, anche se in maniera paradossale visto che il cambio di rotta di Berlino avviene proprio per effetto delle politiche anti-migratorie del Viminale di Matteo Salvini: dopo le parole del Ministro, vengono confermate le “voci” vicino a Federica Mogherini che dall’Ue avvisa «Operazione Sophia è stata ed è ancora un’eccellenza della politica di difesa europea. Ha contrastato il traffico di esseri umani nel Mediterraneo fino quasi a fermarlo del tutto, addestrato la guardia costiera libica, e salvato vite. Sophia ha portato tutta l’Ue nel Mediterraneo, dove l’Italia era sola prima del 2015. Se oggi l’Italia, che ha il comando e il quartier generale dell’operazione, non vuole più Sophia, siamo pronti a chiuderle». Chi è del tutto contrario alla fine dell’operazione è il Presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani (n.2 di Forza Italia) anche se ammette che le regole attuali non vanno per nulla bene «La missione Sophia va cambiata. L’Italia non può essere l’unica destinazione. Serve una missione militare Ue per combattere i trafficanti, l’immigrazione irregolare, controllare le frontiere e ridurre morti in mare. Come chiede il Parlamento europeo ogni Paese Ue deve fare la sua parte. La missione Sophia è nell’interesse Nazionale». In conferenza stampa dal Viminale, pochi istanti fa, il Ministro Salvini ribadisce ancora la linea: «noi abbiamo chiesto da mesi di cambiare la missione Sophia, vediamo che succede ma siamo pronti ad uscire se non cambia nulla».
MISSIONE SOPHIA, GERMANIA PRONTA A SFILARSI
A partire da martedì prossimo, dopo l’ultimo viaggio della fregata Augusta, dalla Germania non sarà inviata alcuna nave per partecipare alla Missione europea “Sophia”, ovvero il progetto lanciato dall’Ue contro i trafficanti di migranti. L’anticipazione dei media tedeschi non ha visto né smentite né conferme da quando è uscita ieri sera, ma riflette comunque una volontà già ribadita da più parti – Merkel su tutte – di interrompere da Berlino la partecipazione per motivi “esterni” dalla stessa Germania. Come filtrato da ambienti vicino al Bundestag, la decisione del Governo tedesco sarebbe la conseguenza della linea dura dell’Italia sull’accoglienza dei migranti dalle navi nel Mediterraneo. Per questo motivo, davanti alla costa libica da martedì prossimo la Germania non sarà più in prima fila nella Missione partita il 22 giugno 2015. «Il mandato della missione sarà prolungato dall’Ue a marzo e noi riteniamo che debba essere chiarito meglio quali sono i compiti della missione. Nel quartier generale di Sophia restano comunque i nostri uomini», ha spiegato ieri sera il portavoce del Ministero della Difesa tedesco.
LA REAZIONE DI SALVINI
Immediata la reazione da Roma del Governo gialloverde, con il Ministro degli Interni Matteo Salvini che commenta «Sophia ha come ragione di vita che tutti gli immigrati soccorsi vengano fatti sbarcare solo in Italia. Accordo geniale sottoscritto dal Governo Renzi, non so in cambio di cosa. O cambiano le regole o finisce la missione». Sempre il vicepremier della Lega poi aggiunge, «Non si è capito se la Germania ha sospeso o no la sua partecipazione. Se uscisse per me non è un problema, tanto tutti gli immigrati arrivano lo stesso in Italia, facciamo da soli». «Se l’Italia non vuole più Sophia, siamo pronti tutti a chiuderla», avrebbe invece sentenziato stamattina “Lady PESC” Federica Mogherini, responsabile politiche estere dell’Unione Europea, mostrando come entro marzo gli accordi sulla Missione Sophia dovranno comunque essere rinegoziati salvo arrivare, per l’appunto, alla chiusura dopo quasi 4 anni di operazioni.
CHE COS’È LA MISSIONE SOPHIA
La missione Sophia, nata per l’appunto nel 2015, si proponeva l’intento di operazione militare di sicurezza marittima – a guida italiana – in corso nel Mediterraneo centrale. Obiettivo principale era per l’appunto il contrasto del traffico di esseri umani, ma anche l’addestramento della Guardia costiera e della Marina libiche: «Eunavformed, avviata ufficialmente il 22 giugno 2015, è attualmente in una fase di proroga: il 21 dicembre scorso, infatti, il Consiglio d’Europa ha esteso il mandato dell’operazione fino al 31 marzo 2019». Ad oggi sono ben 26 Paesi su 28 dell’Ue a partecipare alla missione: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria. In particolare per l’Italia, l’impegno militare consiste in 470 soldati e personale della Marina, due assetti aerei e una nave (la “Luigi Rizzo”): come spiega l’Ansa, «La sede del comando strategico dell’operazione e invece a Roma, nell’ex aeroporto di Centocelle, dove l’ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione, è coadiuvato da uno staff internazionale composto da ufficiali dei vari Paesi membri». L’attrito tra Italia e Germania, come spiega ancora il portavoce del Governo tedesco, nasce quanto avvenuto nell’ultimo periodo con il Ministro Minniti ma soprattuto con Salvini e il Governo Lega-M5s: «i compiti di Sophia erano cambiati. La definizione chiara del mandato è un processo politico che spetta all’Europa. Su quanto pesi l’atteggiamento del ruolo italiano nell’accoglienza dei profughi».