L’autoproclamazione di Juan Guaidò a presidente del Venezuela, e la conseguente destituzione del dittatore Nicolas Maduro, ha di fatto spaccato il mondo in due parti distinte: chi approva la decisione del leader dell’opposizione, e chi invece la condanna, nonostante Maduro sia tutt’altro che un santo. L’ultimo ad esprimersi sulla vicenda è stato il ministro degli esteri spagnolo, Josep Borrell, che ha confessato che la nazione iberica riconoscerà Guaidò nel caso in cui Maduro non convocherà delle nuove elezioni democratiche: «Altrimenti cercheremo un altro percorso nel quale Guaidó dovrà comunque avere un ruolo». Anche la Germania sta valutando il da farsi, riconoscendo il neo-presidente, così come già fatto da Stati Uniti, Canada e diversi paesi sudamericani. «Maduro – le parole di Steffen Seibert, portavoce di Angela Merkel – non può pretendere di essere presidente visto che le ultime elezioni non hanno soddisfatto gli standard democratici, l’auspicio è che l’Europa parli con una voce sola su questa crisi catastrofica». Ad opporsi alla destituzione di Maduro vi sono ovviamente i paesi del blocco “comunista”, leggasi in particolare Cuba, Russia, Cina, che spingono affinché il dittatore torni al suo posto. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
TREVISO, 26ENNE MORTA DI OVERDOSE IN CASA
Nicolas Maduro ha ripreso la parola nelle scorse ore e ha tenuto a precisare che non sarà in alcun modo accettato «un qualsiasi impero ci imponga governi per vie extra costituzionali». Il leader socialista ha affermato che «in Venezuela prevarrà il rispetto della volontà popolare, della Costituzione e della sovranità» e ha citato il suo predecessore, l’ex capo dello Stato Hugo Chavez: «Spetta ai venezuelani definire il proprio destino». La comunità internazionale è spaccata in due, ma i toni sembrano essere più concilianti rispetto alle scorse ore: Guaidò ha detto di essere disposto a concedere un’amnistia «a tutti coloro che siano disposti a mettersi dalla parte della Costituzione per recuperare l’ordine istituzionale», compreso lo stesso Nicolas Maduro. Guaidò poi aggiunge: «Questa amnistia è sul tavolo, come una garanzia per tutti coloro che siano disposti a mettersi dalla parte della Costituzione per recuperare l’ordine istituzionale». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
GAUIDO’ BOCCIATO DALL’OSA
Continua il caos in Venezuela, dove ai tumulti politici si accompagnano quelli sulle strade. Il numero dei morti a causa delle proteste contro il dittatore Maduro è salito a 26, mentre i feriti sarebbero quasi 300 con centinaia di arresti. Violenti gli scontri in corso soprattutto nella capitale, Caracas, dove le forze dell’ordine hanno respinto anche con la forza, le persone che hanno espresso il proprio dissenso nei confronti del regime. Intanto il leader dell’opposizione, Guaidò, autoproclamatosi nelle scorse ore presidente, riceve una battuta d’arresto. L’organizzazione degli Stati Americani, l’Osa, ha votato a favore del nuovo leader solo con 16 nazioni su 35, e di conseguenza non è stata ottenuta la maggioranza sperata. Ma Guaidò non demorde, è convinto che Maduro sia stato eletto due settimane fa con una farsa, ed avrebbe offerto a quest’ultimo un’amnistia. Nonostante la bocciatura dell’Osa, il neo-presidente venezuelano ha ricevuto gli endorsement di numerosi capi di stato e ministri, a cominciare da Matteo Salvini, che ha twittato: «Sto con il popolo venezuelano e contro i regimi come quello di Maduro , fondato su violenza, paura e fame. Quanto prima cade, senza ulteriori scontri, meglio è». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
IL TWEET DELLA CGIL
La Cgil, una delle principali sigle di sindacalisti italiane, si è espressa in merito a quanto sta accadendo in queste ore in Venezuela, con il leader dell’opposizione Juan Guaidò, che si è autoproclamato presidente, destituendo il dittatore Maduro. La Cgil ha utilizzato Twitter per rendere pubblico il proprio pensiero, per poi fare marcia indietro. Il primo cinguettio pubblicato è stato il seguente: «Il Congresso Cgil, visto quanto accade in Venezuela, secondo i propri principi di libertà, democrazia e solidarietà, approva una mozione di condanna verso l’autoproclamazione di Juan Guaidò a presidente e le ingerenze straniere verso la presidenza democraticamente eletta di Maduro». Numerose le reazioni negative suscitate da tale post, anche perché le parole “ingerenze straniere” non sono affatto apparse corrette, visto che non si possono affatto sminuire le proteste di centinaia di migliaia di venezuelani, fra cui anche numerosi morti e feriti, in queste ore. Poco dopo è quindi arrivata la rettifica da parte della Cgil, che sempre su Twitter ha definito un errore di trascrizione il cinguettio precedente, sottolineando il non sostegno a Maduro e rivolgendo «un appello al governo del Venezuela a garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali dei suoi abitanti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VENEZUELA, COLPO DI STATO DIVIDE IN DUE IL MONDO
Il colpo di stato democratico avvenuto nelle scorse ore in Venezuela e firmato dal leader dell’opposizione, Guaidò, rischia di spaccare in due il mondo: da una parte l’asse occidentale, leggasi Stati Uniti e Unione Europea in primis, dall’altra quella orientale, con la Russia a tirare il carro. Usa e UE hanno appoggiato la scelta dell’oppositore di Maduro «Un appello urgente a dare immediato inizio ad un processo politico che porti ad elezioni libere e credibili – fa sapere Bruxelles – in conformità con l’ordinamento costituzionale. Il popolo venezuelano si è pronunciato in massa per la democrazia e per la possibilità di determinare liberamente il proprio destino. La sua voce non può essere ignorata». Diversa invece la reazione politica dal blocco fuori dalla Nato, invece convinto che la mossa di Guaidò sia stata un’usurpazione illegittima ai danni appunto del dittatore eletto presidente due settimane fa ma con un’elezione ritenuta da molti una farsa. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VENEZUELA, COLPO DI STATO DI GUAIDO’: IL COMMENTO DALL’ITALIA
Venezuela in piazza contro Nicolas Maduro: Juan Guaidò si è proclamato nuovo presidente del Paese sudamericano e proseguono gli scontri. Il bilancio è fermo a 14 morti ma si teme un’escalation nelle prossime ore. Donald Trump e Jair Bolsonaro, come del resto gran parte dei leader sudamericani, riconoscono il leader dell’assemblea nazionale come nuovo capo di Stato ed è arrivata la contromossa di Maduro: cacciati da Caracas i diplomatici statunitensi. Arrivano le prime reazioni dall’Italia, ecco il commento di Matteo Renzi: «La dittatura ha distrutto il Venezuela. Anche chi lo vedeva come modello oggi deve prendere atto della realtà: la gente muore di fame. L’Europa riconosca subito l’unica istituzione democratica: l’Assemblea Nazionale col suo Presidente Guaidò. E si tengano elezioni libere, vere». Anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani si è schierato al fianco di Guaidò: «Seguo con molta attenzione gli sviluppi in Venezuela. Contrariamente a quanto affermato da Maduro, Guaidò ha legittimità democratica. Vanno rispettate le manifestazioni e la libertà di espressione di un popolo stufo di patire la fame e di subire gli abusi di Maduro». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
MADURO: “COLPO DI STATO”
Situazione delicata in Venezuela: è già salito a 14 il numero dei morti negli scontri di Caracas e difficilmente verrà ripristinata la normalità a breve. Guaidò si è autoproclamato nuovo presidente, ma Nicolas Maduro promette battaglia: «colpo di Stato» frutto «dell’interventismo di governi imperialisti», il giudizio del leader del Partito Socialista. Gli Usa, l’Ue e quasi la totalità dei Paesi sudamericani non riconoscono più Maduro come legittimo presidente. Ecco le parole del segretario di Stato americano Mike Pompeo: «Non consideriamo che abbia l’autorità legale per rompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti o dichiarare persona non grata i diplomatici». «Non consideriamo nulla, ma tutte le opzioni sono sul tavolo» aveva commentato qualche ora fa Donald Trump sul possibile intervento militare americano a Caracas, mentre il vicepresidente brasiliano Hamilton Mourao ha chiarito: «Il Brasile non parteciperà in nessun intervento, non fa parte della nostra politica esterna l’intervenire nelle questioni interne di altri paesi». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
GUAIDO’ SI AUTOPROCLAMA PRESIDENTE DEL VENEZUELA
E’ caos in Venezuela dove il giovane Juan Guaidò, leader dell’assemblea nazionale, si è autoproclamato presidente “pro tempore” del paese, destituendo così il dittatore Nicolas Maduro. In quel di Caracas, davanti a migliaia di suoi sostenitori, il leader del parlamento dominato dall’opposizione, dichiarato negli scorsi giorni illegittimo dal tribunale supremo del regime, ha lanciato il guanto di sfida a Maduro, rieletto presidente soltanto due settimane fa, ma con delle elezioni “farsa”, visto che il voto non è mai stato riconosciuto dall’opposizione. Donald Trump, numero uno degli Stati Uniti, è stato fra i primi a riconoscere Guaidò, seguito dai capi di stato di Canada, Argentina, Brasile, Perù, Ecuador, Costa Rica, Paraguay e Messico. «Siamo la maggioranza, siamo il popolo di Hugo Chavez. Siamo in questo palazzo per volontà popolare, soltanto la gente ci può portare via», ha replicato Maduro, invitando poi i diplomatici degli Stati Uniti a lasciare il paese entro e non oltre le prossime 72 ore, rivolgendosi all’esercito. «Non accettano un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge», sono state invece le dichiarazioni di Vladimir Padrino Lopez, ministro della Difesa venezuelano, facendo chiaramente capire come l’intervento armato sia pronto.
VENEZUELA NEL CAOS: GUAIDO’ SFIDA MADURO
«Il popolo agguerrito e combattente – ha aggiunto su Twitter Maduro – rimanga in allerta, pronto alla mobilitazione per difendere la patria. Nessun colpo di stato, nessun interventismo il Venezuela vuole la pace». Il rischio di una guerra civile è dietro l’angolo, ed andrebbe ad aggravare un bilancio già pesantissimo, visto che negli ultimi due giorni si sono verificati 14 morti (nove mercoledì, e cinque martedì), e decine di feriti, a causa dal respingimento delle proteste anti-governative da parte della polizia e dei militari (controllati appunto da Maduro). Le manifestazioni di dissenso sono iniziate nella giornata di lunedì, ed hanno comportato ben 218 arresti fra i manifestanti, come riporta il quotidiano El Mundo. Il rischio di un’escalation è dietro l’angolo.