Con il varo del reddito di cittadinanza e di quota 100, il cui decreto ha ricevuto l’ok della Ragioneria generale dello Stato, Movimento 5 Stelle e Lega hanno finalmente alzato il velo sulle loro misure bandiera. Intanto continuano a trovare equilibri difficili e precari sui temi dell’economia e delle infrastrutture – come nel caso dello stop alle trivelle –, ma tengono compatti la barra dritta sul contrasto all’immigrazione e, dopo un lungo braccio di ferro con Bruxelles sulla legge di bilancio, ora hanno puntato i loro strali sulla Francia. In questo scenario, come si sta muovendo il gradimento degli elettori verso il Governo? Chi potrebbe trarre maggiori benefici tra Lega e M5s? E in vista della campagna elettorale per le Europee di maggio, quali saranno i temi decisivi per catturare il consenso degli italiani? Lo abbiamo chiesto a Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di sondaggi Tecnè.
Con il varo del reddito di cittadinanza il M5s ha lanciato la sua campagna elettorale in vista delle elezioni europee. Riuscirà in tal modo a recuperare un po’ dei consensi persi in questi mesi?
Per il M5s si registra una leggerissima ripresa, dovuta a due fattori. Il primo è legato al fatto che il reddito di cittadinanza sembra già configurarsi meglio e viene raccontato anche in modo più efficace rispetto a prima. E’ importante, perché le misure annunciate a parole devono cercare di corrispondere o di avvicinarsi il più possibile alla realtà. Se prima c’era un eccesso di enfasi, sintetizzato nella famosa frase “Così aboliamo la povertà”, che in un certo senso danneggiava la percezione della misura, in questi ultimi tempi sta passando l’immagine che il reddito di cittadinanza è uno strumento di protezione sociale. In un certo senso è stata ridotta la portata della misura, ma questa narrazione migliore ha giovato al M5s, perché ha dimostrato maggiore sobrietà.
E il secondo fattore?
E’ strettamente legato al primo. Il M5s si sta infatti ritagliando lo spazio di forza sociale all’interno della maggioranza. I due fattori potrebbero aver arrestato il calo che si era manifestato da luglio in avanti, tanto che oggi il consenso ai 5 Stelle sembra stabilizzato poco sopra il 25%, anzi si registra una piccola inversione di tendenza: un mese fa i 5 Stelle erano al 25,3%, oggi sono al 25,5%. Ora si tratterà di capire se il meccanismo previsto per il Rdc arriverà effettivamente ai beneficiari e come reagiranno coloro che ne rimarranno esclusi, perché molti si aspettavano una misura assistenziale più universalistica. Infatti, la maggioranza della popolazione non esprime un giudizio positivo sul Rdc: secondo la nostra ultima rilevazione, i giudizi positivi arrivano nel complesso al 31%.
La misura è ancora disegnata sulla carta, la sua attuazione dovrebbe partire da marzo-aprile…
Il Rdc prevede dei meccanismi anche molto complessi. Bisognerà quindi vedere se troveranno concretamente un’applicazione lineare, come il M5s si augura, oppure se nel Paese dove i processi amministrativi non sono mai semplici ci saranno intoppi e ritardi. Questo potrà pesare molto sui consensi al M5s.
Nella campagna elettorale in vista del voto di maggio prevarranno i temi economici o quelli legati a immigrazione e sicurezza?
Il tema dell’immigrazione è senz’altro quello su cui gli italiani esprimono il parere positivo più alto: è giudicato favorevolmente dal 45%. L’immigrazione, però, non è più, come un anno fa, tra i principali problemi. Adesso sono prevalenti i temi economici, su tutti il lavoro. E sarà proprio la crisi economica il tema incombente sulle prossime elezioni europee.
Perché?
Abbiamo avuto un terzo trimestre in frenata, attese sul quarto trimestre negative e sul 2019 pesano stime di crescita basse: questo significa che arriveremo già a marzo-aprile, quando ci sarà il dato definitivo sul Pil 2018 e il preliminare dei primi tre mesi 2019, con il rischio di una reazione dei mercati sfavorevole. Se questo è lo scenario, saranno proprio i temi economici a condizionare le prossime elezioni europee. Questa sarà una lunga campagna elettorale che rischia di logorare le forze di governo.
Salvini e Di Maio tengono ancora il punto sui migranti, ma su Tav e trivelle il leader della Lega si mostra sempre più insofferente verso i “no” dell’alleato di governo. Segno che presto anche Salvini si riposizionerà sui temi economici?
Salvini vola ancora alto nei sondaggi, perché l’opinione pubblica gli riconosce il fatto di aver tenuto fede, con risultati positivi, alla sua promessa di bloccare l’immigrazione. Però non basta più. Il rischio di una nuova fase recessiva è alto e nel momento in cui il clima dovesse farsi pesante, le soluzioni ai problemi economici – dal lavoro al potere d’acquisto di famiglie e pensionati – diventeranno il banco di prova decisivo. Ma sulle ricette economiche le due forze politiche hanno visioni differenti se non inconciliabili, basti pensare al nodo delle infrastrutture, e quando si renderà necessario mettere mano ai provvedimenti – e non parlo tanto di un aggiustamento dei conti pubblici, ma di quali saranno le politiche economiche da mettere in campo – queste divisioni si faranno più evidenti. Finora Lega e M5s hanno potuto fare da maggioranza e opposizione, ma questo doppio ruolo non se lo potranno più permettere.
Salvini mantiene un gradimento alto. E Conte e Di Maio?
Tutti e tre sono comunque in calo, anche se Salvini e Conte mantengono un consenso maggiore rispetto a Di Maio.
Come lo spiega?
Il vero giro di boa per ogni governo è la legge di bilancio. Fino a quel momento si alimentano soprattutto le attese, ma quando poi bisogna fare i conti con le risorse, si scopre che la coperta è sempre corta. Sulla riforma della Fornero, per esempio, che raccoglie il 39% dei consensi degli italiani, tutti pensavano di poterne beneficiare, invece si è aperta solo una finestra. Stesso discorso vale per la flat tax: piace al 25% degli italiani, ma è una misura ridotta alle partite Iva fino a 65mila euro, quando tutti all’inizio pensavano che sarebbe stata universale. E ciò ha fatto pagare al governo un prezzo in termini di gradimento.
Questi primi sette mesi di governo sono stati contrassegnati da litigi e scontri con la Ue, a cui negli ultimi tempi si sono aggiunte anche le contrapposizioni alla Francia. Gli italiani sono con il Governo?
Sul braccio di ferro con l’Europa due terzi degli italiani pensano che sia giusto. C’è una sorta di sentimento di riscatto nei confronti dell’Europa, perché il 78% è convinto che un paese come l’Italia, tra i fondatori della Ue, abbia poca voce in capitolo e non conti quanto invece dovrebbe contare. Gli italiani rimangono comunque fortemente europeisti, anzi, questo sentimento è addirittura cresciuto e il 66% voterebbe per restare nella Ue.
Il Pd è sempre più fuori dai radar, non crede?
Per il Pd sarà una traversata nel deserto molto lunga. I nostri sondaggi lo danno ancora tra il 17% e il 18%. Finché, però, non ci saranno le primarie e finché non ci sarà un leader riconosciuto, il Pd è un partito in questo momento senza testa e a cui manca un indirizzo politico di fondo. Credo che il Pd, prima di ogni altra cosa, debba capire in quale campo stare. Se non risolve l’equivoco, è difficile che possa prendere molti voti.
Berlusconi invece si ricandida per l’ennesima volta. Ci potrebbe essere ancora per Forza Italia un “effetto Silvio” come in altre elezioni precedenti?
Forza Italia è Berlusconi e nel momento in cui Berlusconi è presente in campo come leader, i consensi a Forza Italia tendono a consolidarsi. Dal giorno dell’annuncio abbiamo già registrato una crescita di Forza Italia pari a un punto, un punto e mezzo percentuale rispetto alla media dei mesi precedenti. Sarà importante capire nelle prossime settimane quanto Berlusconi e Forza Italia sapranno imporre nel dibattito politico i temi a loro più cari e più sensibili per l’elettorato di riferimento. Comunque, io penso che Forza Italia e un Pd con una leadership più sicura e meglio indirizzata avrebbero molte carte da giocare, vista la situazione economica che si va profilando. Bisognerà vedere se poi riusciranno a giocare le loro carte al meglio.
(Marco Biscella)