Beppe Signori salvato da un’embolia polmonare: l’ex attaccante ha trascorso cinque giorni in terapia intensiva cardiologica, all’ospedale Sant’Orsola di Bologna. Un post su Facebook aveva allarmato i tifosi: Signori ringraziava i medici, a nome anche del suo cuore. Subito è partito il tam tam tra timori e paure, quindi l’ex bomber è uscito allo scoperto per raccontare cosa gli è accaduto. «Mi sentivo la tachicardia e poi ero affaticato, non stavo bene: da sportivo ho capito che c’era qualcosa che non andava, soprattutto perché non ho mai avuto problemi. Così mi sono rivolto al professor Lima, che è un mio amico». Nell’intervista rilasciata al Resto del Carlino, Signori ha spiegato che è stato sottoposto a diversi esami, dai quali è emerso che non c’era tempo da perdere perché rischiava di avere un infarto. «Negli ambulatori della Pneumologia si è compreso che avevo un’embolia polmonare, il cuore faceva 160 battiti al minuto, quando uno sportivo è attorno ai 50. Insomma, ero a rischio di infarto. E dalla visita sono finito direttamente nella terapia intensiva cardiologica».
BEPPE SIGNORI SALVATO DA UN’EMBOLIA POLMONARE
È ancora scosso Beppe SignoriMi ritengo fortunato per come è andata», ha raccontato al Resto del Carlino. Ora dovrà restare sotto controllo e soprattutto evitare quello stress che lo ha affaticato. «Tutti diventiamo vulnerabili dopo i cinquant’anni e io a febbraio ne compio 51, ma certamente dal 2011 a oggi le vicende giudiziarie hanno avuto un peso, a cui aggiungerei anche il fumo». L’ex attaccante ha chiuso con il fumo, visto che appena accende una sigaretta sente un po’ di tachicardia. Delle sue condizioni ha parlato al quotidiano anche il professor Mario Lima, il primo medico a cui si è rivolto Signori. «Era affaticato, faceva fatica a respirare e aveva dolore al torace. Dalla Tac ho visto i segni di un’embolia polmonare e così l’ho inviato subito al professor Nava». Il medico non ha escluso che la patologia sia causata dallo stress: «Direi che le persone al centro di vicissitudini giudiziarie, e che non sono abituate a queste vicende, ne possono risentire più di altre».