Per il brano che presenta a questo Sanremo 2019 la veterana Loredana Berté (dieci festival alle spalle) si è affidata come autori a musicisti collaudati dalla lunga esperienza come Gaetano Curreri, voce storica degli Stadio e due giovani provenienti da Amici di Maria De Filippi, Piero Romitelli e Gerardo Pulli. Come dire, mischiamo esperienza e giovinezza. È una canzone, come già dice il titolo “Cosa ti aspetti da me”, che parla delle aspettative che si ripongono nel prossimo: “Vengo da una vita un po’ così, una famiglia vera e propria non l’ho mai avuta. Una persona normale da quando nasce a quando ha una relazione è sempre circondata da tante aspettative ma il più delle volte questa gente non sa cosa vuole dalla vita e viene delusa”. Proprio così, il tema si preannuncia molto interessante, realista e profondo. Serie in questi tempi moderni, dove la vita è stata ridotta ad aspettative: nel lavoro, nell’amore, in famiglia. Tutto si aspettano qualcosa che renda, che porti risultati positivi soprattutto, e così la verità profonda della persona viene trascurata, maltrattata, fatta soffrire. E uno finisce per non sapere lui più cosa vuole: “Che cosa vuoi da me cosa ti aspetti dentro di te che tanto non lo sai tanto non lo vuoi quello che cerchi tu da me che cosa vuoi per me che cosa vuoi per te”. E’ il passaggio chiave della canzone.
ANALISI DEL TESTO “COSA TI ASPETTI DA ME”, LA CANZONE DI LOREDANA BERTÉ PER SANREMO 2019
Il linguaggio scelto per il brano “Cosa ti aspetti da me” non è il massimo, è il classico testo da canzone leggera, fatto di reiterazioni e ripetizioni continue (“Vuoi dare tutto e resti lì e io ci credevo e io ci credevo ci vuole soltanto una vita per essere un attimo perché ci credevi perché ci credevi”), escamotage tipico di chi mette più importanza nella musica che nelle parole, che deve piegare il testo all’esigenza della musica. Anche l’uso delle parole è tutto in funzione della musica: “Se è vero poi più vero è” è una frase terrible dal puto di vista della grammatica italiana, ma che nel canto troverà il suo perché. Dal punto dello svolgimento, ill colloquio amaro tra i due protagonisti evidentemente in crisi amorosa, si riapre nel finale con un moto di fiducia e speranza: “Ma io non posso credere che che esista un altro amore come te”. Il brano però finisce continuando a lamentare l’impossibilità di sapere che cosa si voglia direttamente. La canzone consiste in un paio di strofe e una serie di ripetizioni continue, come dicevamo il linguaggio è del tutto debitore della performance cantata, non è un testo che lascia il segno, è abbastanza brutto nel suo svolgimento. D’altro canto è una canzone.