Un’aiuola, creata spontaneamente dalla gente comune a Roma, per ricordare la 18enne Pamela Mastropietro, uccisa un anno fa esatto, fatta a pezzi e richiusa in una valigia. Nonostante ci sia una persona sospettata dell’assurdo delitto, i dubbi sulla vicenda restano ancora molteplici. Alla trasmissione I Fatti Vostri, oggi il caso è stato affrontato insieme ad un testimone importante, ovvero l’agente di polizia locale che il 30 gennaio scorso ritrovò il corpo della ragazza richiuso in due valigie, Tarcisio Feliziani. Con lui anche lo zio di Pamela, nonché legale della famiglia, l’avvocato Verni. L’agente che compì il macabro ritrovamento, era al suo ultimo giorno di lavoro prima di andare in pensione, congedandosi con questo bruttissimo ricordo. Durante i controlli, l’agente si imbatté con la sua collega in queste due valigie, ben visibili “erano appoggiate di fianco alla strada provinciale sul greto del fosso di scolo”. Quella mattina, insieme ad un carabinieri andarono a vedere il contenuto delle valigie: “Abbiamo preso quella più piccola, era leggermente aperta. Il carabiniere l’ha aperta di circa 15 centimetri e siamo rimasti subito scioccati”. Per l’assassino di Pamela Mastropietro resta indagato Oseghale ma secondo l’avvocato Verni ci sarebbe ancora dell’altro da scoprire: “Al momento c’è solo un imputato, rinviato a giudizio per tutti i reati contestati e si aprirà il processo il prossimo 13 febbraio ma noi riteniamo che sia improbabile che abbia fatto tutto quello scempio da solo. Si è trattato di una vera e propria operazione chirurgica”, ha spiegato il legale. “Secondo noi sta coprendo qualcuno”, ha aggiunto l’avvocato rispetto alla posizione di Oseghale, senza escludere la pista della mafia nigeriana. Ai microfoni de I Fatti Vostri, anche la mamma di Pamela, Alessandra Verni: “Chiediamo giustizia e che venga fuori tutta la verità”. Oseghale ha chiesto delle scuse, la donna commenta: “Il perdono è una grande parole, a lui ed ai suoi complici non li perdono per aver ridotto mia figlia in quella maniera”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA MAMMA “OSEGHALE CONFESSI, NON HA SCAMPO”
Sta prendendo sempre più piede la pista della mafia nigeriana dietro l’omicidio della povera Pamela Mastropietro, giovane ragazza che venne assassinata esattamente un anno fa a Macerata, dopo essere stata drogata e violentata. Quest’oggi era ospite presso il programma Storie Italiane di Rai Uno, la moglie di un collaboratore di giustizia che avrebbe conosciuto in carcere Oseghale, l’indiziato numero uno per il brutale assassinio di Pamela. Le rivelazioni del collaboratore sarebbero già al vaglio degli inquirenti e sono state ritenute attendibili, come spiegato anche dallo zio di Pamela, avvocato della famiglia Mastropietro: «Il collaboratore di giustizia che ha parlato – dice alla Rai – ha già trovato importanti conferme, ed è comunque una normalità che un detenuto riferisca fatti sentiti in carcere». Il programma condotto da Eleonora Daniele ha intervistato anche Alessandra, la mamma di Pamela, che ha ammesso: «Ringrazio il collaboratore di giustizia, è quello che dovrebbero fare tutte le persone che sanno qualcosa. Cosa direi ad Oseghale? Se fosse capitato a tua figlia una cosa del genere tu cosa faresti, cercheresti verità? Quindi parla, non hai scampo. Stanno nascondendo la mafia che c’è dietro al delitto. Le sue scuse sono parole inutili da un demonio del genere. Un po’ di pace? Quando sarà fatta giustizia».
OMICIDIO PAMELA MASTROPIETRO, IPOTESI MAFIA NIGERIANA
Emergono nuovi importanti dettagli in merito alla morte di Pamela Mastropietro, la giovane uccisa un anno fa a Macerata in circostanze non ancora chiarite. Fra i maggiori indiziati, al momento in carcere, vi sarebbe Oseghale, nigeriano accusato di aver drogato, violentato e quindi ucciso la povera Pamela. Ed è proprio sulla figura dell’uomo di colore che si concentra la trasmissione Storie Italiane di Rai Uno, grazie alla testimonianza inedita della moglie di un collaboratore di giustizia, che si trova al momento in carcere, e che dietro le sbarre avrebbe fatto “amicizia” con Oseghale, ottenendo in cambio informazioni molto importanti sull’omicidio di cui sopra. Stando al racconto della donna, il nigeriano voleva che suo marito testimoniasse in favore dello stesso africano, ricevendo in cambio 100mila euro; avrebbe dovuto dire che Pamela sarebbe morta per overdose e non uccisa.
PAMELA MASTROPIETRO, NUOVE RIVELAZIONI
Oseghale avrebbe poi confidato come sarebbero andate realmente le cose: «Desmond voleva un rapporto sessuale con Oseghale e Pamela – svela la donna a seguito del racconto del marito – ma la ragazza, nonostante fosse drogata, rifiutò. A quel punto Desmond lasciò Oseghale e Pamela, e la ragazza si addormentò. Dopo di che Oseghale risvegliò Pamela e tentò di abusarne di lei, ma la giovane si oppose e lo graffiò: Oseghale, preso dalla follia, accoltellò la giovane. Oseghale uscì quindi di casa, sicuro di aver ucciso Pamela, ma quando rientrò nell’appartamento si accorse che la ragazza era ancora viva: decise così di finirla e poi la tagliò a pezzi per metterla nelle due valigie». Stando al racconto di Oseghale, lo stesso sarebbe un membro importante della mafia nigeriana del gruppo “Black Cats”, che avrebbe un ruolo primario nel gestire la prostituzione e i traffici di droga. «Da quando ha collaborato ho paura – conclude la donna – ho detto a mio marito di non collaborare più». All’uomo è stata tolta la scorta recentemente.