L’appello arriva ormai praticamente ogni giorno che passa in Venezuela, con lo scontro tra Guaidó e il regime di Maduro che rischia davvero di portare il Paese ad una guerra civile ancor più di quanto già non lo sia da mesi: gli italiani venezuelani scrivono al Governo di Roma perché possa prendere una decisione chiara e netta sulla crisi di Caracas. Chiedono di fatto quanto già avanzato nei giorni scorsi da Salvini, ovvero che il M5s e il Premier Conte possano finalmente appoggiare l’opposizione di Guaidó per traghettare il Paese verso le elezioni (si spera) libere. Intendiamoci, non che la scelta di Roma possa “cambiare” le sorti del Venezuela, ma di sicuro la vita e la quotidianità dei tanti italiani in terra sudamericana: «in questo momento, la situazione a Caracas è piuttosto tranquilla. Nei quartieri poveri, però, è un delirio di arresti nei confronti di chiunque sia contro Nicolás Maduro. Il presidente ad interim Juan Guaidó sta denunciando questi fatti, molto gravi, ma ovviamente non gode ancora del controllo del territorio. Altrove, invece, il clima è completamente diverso perché c’è la questione degli aiuti umanitari», spiega un imprenditore, Marco Lepore, ai colleghi del Mattino. In merito alla carovana di aiuti in arrivo da altri Paesi, sempre gli italiani testimoniano come «Maduro non li lascia entrare perché significherebbe ammettere di fronte al mondo intero che in Venezuela sia in atto una crisi gravissima. Quindi tira dritto per i suoi interessi, mentre la povera gente continua a morire di fame». L’appello al Governo Conte è poi chiaro e disperato: «schieratevi o rischiamo per davvero nei prossimi mesi».
BLOCCATI AIUTI UMANITARI: MADURO SCHIERA L’ESERCITO
«A Cucuta non entrerà nessuno. Cosa pensano di fare? Come se noi non avessimo alcuna forza militare su cui contare per difendere il nostro Paese», così Nicolas Maduro ha commentato il blocco degli aiuti umanitari in Venezuela. Il dittatore ha schierato l’esercito ed ha sottolineato: «Qui non entrerà nessun soldato invasore, da qualsiasi parte provenga: ve lo assicuro, in quanto comandante della forza nazionale bolivariana». Guaidò ha ribadito di non temere il carcere e di essere pronto a guidare il Paese, ma lo scontro è accesso. Novità anche per ciò che concerne la mediazione di Papa Francesco, con Maduro che ha inviato una lettera al Pontefice per premere sul dialogo. Bergoglio ha analizzato: «La mediazione della Santa Sede potrà esserci soltanto se ambedue le parti la chiedono. Questa è la condizione necessaria. E’ come quando la gente va dal parroco per problemi tra marito e moglie: occorre la volontà di entrambi». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BLOCCATI GLI AIUTI UMANITARI
Continua la situazione di grande incertezza politica in Venezuela, dove il leader dell’opposizione, Juan Guaidò, si è autoproclamato presidente, e dove il dittatore Maduro, legittima il suo ruolo. Quest’ultimo è uscito nelle scorse ore allo scoperto, minacciando di fatto il 35enne rivale: se la sua presidenza virtuale, così come l’ha definitiva Maduro, dovesse continuare, la suprema corte potrebbe incarcerarlo. Nel frattempo l’Assemblea nazionale venezuelana (il parlamento dello stesso paese), ha approvato l’ingresso di aiuti umanitari offerti dai governi stranieri, ma i militari, che sono controllati da Maduro, hanno bloccato gli stessi lungo il confine con la Colombia, non permettendo quindi ad alimenti e medicinali di entrare nel paese. Il presidente venezuelano teme che accogliendo gli aiuti si possa dare inizio ad un intervento militare degli Stati Uniti, cosa che tra l’altro Donald Trump non ha escluso negli scorsi giorni, ed inoltre, il fatto che i militari stanno bloccando i convogli è testimonianza di quanto gli stessi siano ancora fedeli a Maduro. La situazione resta quindi caotica e c’è il serio rischio di un intervento armato per destituire una volta per tutte il dittatore. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
VENEZUELA, MADURO “NO A ELEZIONI ANTICIPATE”
La “partita” relativa al caos in Venezuela si gioca su due tavoli diversi, ovvero da una parte quello sudamericano dove pare essere fallito il tentativo di dialogo e mediazione tra Nicolas Maduro e Juan Guaidò, mentre dall’altra in Europa dove la Ue ha votato ma non all’unanimità il riconoscimento del leader dell’opposizione quale presidente legittimo ad interim e c’è una spaccatura tra la Lega e il Movimento 5 Stelle in merito alla posizione che il Governo italiano dovrebbe prendere. In una intervista concessa oggi a Russia Today, il successore di Hugo Chavez ha ribadito che se è aperto a indire nuove elezioni parlamentari del 2020 non intende invece concedere un altro voto presidenziale, tenutosi circa un anno fa, e ricordando che l’appuntamento per il prossimo sarà nel 2025. “In Venezuela non c’è un deficit di elezioni, il problema è nell’opposizione venezuelana” dato che a suo dire negli ultimi 18 mesi ci sono state ben sei tornate elettorali. Parole che hanno provocato la dura reazione di Matteo Salvini che ha definito Maduro un “dittatore fuorilegge” e ha affermato che il tempo per lui è scaduto, nonostante le “diverse sensibilità” del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e degli alleati di Governo pentastellati che sulla questione mantengono ancora una equidistanza tra il presidente attuale e Guaidò. (agg. di R. G. Flore)
SALVINI VS M5S
Il Ministro Matteo Salvini oggi pomeriggio ha preso una netta posizione, questa volta anche pubblica (la seconda dopo l’intervista di ieri sera a Quarta Repubblica) contro il Movimento 5 Stelle sul caos attuale in Venezuela: «Nicolas Maduro è un dittatore fuorilegge, affama, incarcera e tortura il suo popolo». Su Twitter il vicepremier prova a lanciare, dopo le parole di Mattarella ieri mattina, un nuovo “ultimatum-appello” ai colleghi di Governo per arrivare finalmente ad un riconoscimento del Presidente ad interim Juan Guaidó in attesa di indire nuove Elezioni. «Spero in elezioni libere e democratiche il prima possibile. Sono vicino ai milioni di italiani, e discendenti di italiani, che vivono, resistono e soffrono in Venezuela», ribadisce ancora Salvini che indica negli appelli lanciati dagli italiani venezuelani (avvenuti nello scorso weekend da Caracas, ndr) la via da seguire per prendere la giusta decisione, «Non c’è nessuno che si è autoproclamato, gli americani, gli alieni o i salviniani. C’è un presidente illegale e c’è una comunità che ha diritto di votare liberamente, e io penso soprattutto al milione di italiani o discendenti di italiani che aspetta libertà».
VENEZUELA, FALLITO DIALOGO CON GUAIDÒ: “NO ELEZIONI ANTICIPATE”
Nel complesso scacchiere internazionale ed europeo sulla crisi in Venezuela, l’Italia continua a recitare un ruolo considerato “ambiguo” che non intende scegliere né Maduro né Guaidó, arrivando però così inevitabilmente a non pendere una decisione comunque utile per la popolazione venezuelana. Salvini (e il Quirinale) sanno bene invece quale parte prendere e starebbero facendo diverse pressioni sul M5s affinché si possa andare ben oltre la “sterile” nota apparsa ieri da Palazzo Chigi «L’Italia appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione». Intanto da Caracas fallisce anche l’ultimo tentativo di “dialogo” tra le opposizioni regolari e il regime, con Maduro che ha annunciato «escludo che si terranno a breve elezioni presidenziali anticipate, le uniche all’orizzonte sono le legislative del 2020». Lanciando un nuova frecciata contro Guaidó, gli Usa e l’Unione Europea, Maduro aggiunge «non è che ci sia una elezione in più. Ne abbiamo fatte 25 in 20 anni. E negli ultimi 18 mesi abbiamo votato sei volte. E ricordo che le presidenziali del 2018 sono state anticipate su richiesta dell’opposizione». Intanto proseguono le pessime notizie in ambito umanitario dal Paese sudamericano che solo 10 anni fa sembrava destinato al “glorioso avvenire economico”: in un rapporto dell’Unicef si denuncia come il Venezuela sia entrato nei 59 Stati dove la situazione dei bambini è considerata in grave emergenza. «Nel 2019 l’Unicef ha chiesto uno stanziamento di oltre 100 milioni di dollari per l’emergenza in America Latina e Caraibi, di cui circa 70 milioni di dollari solo per l’emergenza dei bambini in fuga dal Venezuela», si legge sul report dell’Osservatorio dei Diritti, pubblicato su RedattoreSociale.