Il regista Dario Argento ha pubblicato il suo primo libro (dopo la sua autobiografia di qualche anno fa), ovviamente intitolato Horror, con sottotitolo Storie di sangue, spiriti e segreti. Eppure, in una intervista rilasciata alla Stampa, stupisce dicendo di credere in Dio, cosa che non lo fa credere alla stregoneria. Proprio lui, con una carriera di film di streghe, fantasmi, creature dell’inferno dietro le spalle. Libro che presenterà stasera al Circolo dei lettori di Torino alle ore 21. E’ una raccolta di racconti pubblicata da Mondadori. Pochi sanno che Argento ha cominciato a lavorare come giornalista, il critico, dice, e aveva scritto anche alcuni racconti. Così quella antica passione è tornata oggi a galla. Ogni racconto si svolge in un posto preciso, luoghi che conosce bene spiega. La differenza tra macchina da presa e macchina da scrivere: “In un film il regista costruisce il suo universo per intero: i volti, le scenografie, le luci. In un libro invece molto viene lasciato al lettore, sarà sempre il lettore a riempire i vuoti”. Lo scorso anno Dario Argento ha scritto la sceneggiatura per l’eroe dei fumetti horror Dylan Dog, ma spiega essersi trattato di un episodio isolato, una esperienza troppo complessa dice. Dice di avere una metà oscura: “E’ lì la sento sempre. Si nutre di inconscio e di paura, abbiamo un dialogo molto intenso. Fantasmi e sogni, omicidi e misteri nascono lì dentro”.
CREDO IN DIO NON NELLE STREGHE
Dario Argento dice però di non credere nell’occulto, è un interesse per espediente letterario spiega, dicendo di credere in Dio, cosa che lo fa dubitare della stregoneria. La sua passione per la lettura, dice, nasce da bambino, quando fu costretto a casa da una malattia e andava nella biblioteca del padre leggendo in maniera quasi frenetica di tutto, fino a quando gli capitò in mano il libro I racconti di Edgar Allan Poe e tutto cambiò. Nel cinema invece considera Psyco di Hitchcock il massimo capolavoro, ma gli piace anche l’espressionismo tedesco di film come Nosferatu e Vampyr, mentre negli anni 80 ha amato il cinema di Carpenter e Romero. Il suo primo grande spavento, ricorda, fu quando da bambino i genitori lo portarono a vedere Shakespeare: “Quando apparve il fantasma del padre di Amleto provai un turbamento fortissimo, al punto che i miei genitori dovettero portarmi via”. Oggi invece, dice, lo spaventa la morte, ma anche piccoli terrori quotidiano comuni, che rielabora di notte trasformandoli in incubi. La sua salvezza, conclude, è stata dare a queste paure una dimensione artistica.