Non bastava domani la più che probabile bocciatura della Commissione Ue sulle stime del Pil italiano («l’Italia crescerà solo dello 0,25 nel 2019» recitano le anticipazioni), o la bocciatura dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio sui calcoli fatti dal Governo nella Manovra Economica: ora giunge una terza stangata nel giro di poche ore per Tria e Conte, direttamente dal Fondo Monetario Internazionale. «La crescita rallenta e il rischio recessione reale (molto più che “tecnica”, ndr)», è il negativo giudizio del Fmi che fa da contraltare alle stime piuttosto basse date dall’Upb che prevede una crescita allo 0,4% mentre Conte ha sempre stimato nell’1% complessivo. Nell’Articolo IV sull’Italia del report discusso dal board del Fondo il 25 gennaio scorso, il Fondo Monetario esterna non poche perplessità sulla situazione dell’economia italiana: «L’enfasi del governo sulla crescita e l’inclusione sociale è benvenuta. Le autorità hanno ereditato problemi difficili e di vecchia data ma, le politiche del governo rischiano di lasciare l’Italia vulnerabile a una nuova perdita di fiducia del mercato anche in assenza di ulteriori shock». Per questo motivo il Fmi stima una crescita ben sotto l’1% per i prossimi 5 anni: «Se per quest’anno e il 2020, come già comunicato, le previsioni vedono una crescita del Pil italiano rispettivamente dello 0,6% e 0,9%, per il 2021 la stima è dello 0,7%, mentre per il 2022 e 2023 del +0,6%». Non solo, il deficit previsto è al 2,1% del Pil quest’anno, già 2,9% nel 2020 e addirittura al 3% tra il 2021 e il 2023.
CRITICHE A QUOTA 100 E RDC: “RENDONO ITALIA VULNERABILE”
Il Fondo Monetario Internazionale striglia Salvini e Di Maio sulle loro principali misure di bandiera che, sempre secondo il report, non riuscirebbero a dare una svolta decisa all’economia italiana: «Quota 100 potrebbe aumentare il numero dei pensionati e quindi ridurre la partecipazione al mercato del lavoro e la crescita potenziale, e aumentare i già elevati costi pensionistici», scrive il Fondo Monetario che, va sottolineato, ha fatto riferimento ai dati nel report compiuto prima dell’approvazione della Manovra di Bilancio. Ma le critiche non si fermano solo alle pensioni ma analizzano anche l’impianto del Reddito di Cittadinanza: «il reddito di cittadinanza è un passo nella giusta direzione ma prevede benefit molto alti, soprattutto al Sud dove il costo della vita è più basso: per questo rischia di essere un disincentivo al lavoro o di creare dipendenza dal welfare». Allarme lanciato dal Fmi anche su emigrazione dei cittadini italiani per il forte rischio povertà: «Oltre il 20% delle famiglie è a rischio povertà e l’emigrazione dei cittadini italiani è vicino ai massimi degli ultimi cinquanta anni». Per tutti questi motivi, nella sezione “consigli”, il Fondo suggerisce al Governo Conte di tornare a tassare la prima casa: «Tagliare il cuneo fiscale e tassare la prima casa. È importante anche un allargamento della base fiscale, compresa una lotta all’evasione e all’elusione dell’Iva, evitando i condoni fiscali e razionalizzando la spesa fiscale», afferma il Fmi.