Passano gli attaccanti ma lui resta: Patrick Cutrone, da due anni a questa parte, è un punto fisso del reparto più offensivo del Milan. Nonostante Higuain, Piatek, offerte e voci di cessione, il giovane talento comasco è sempre lì, pronto a buttarla dentro partendo dalla panchina o nell’undici titolare. Ma qual è il segreto di questo gioiello sbocciato in una sera di mezza estate? «Voglia di sfondare – confessa ai microfoni di Repubblica – di non uscire dal campo pensando: oggi non ho dato tutto. I giovani italiani non hanno fame? Non tutti arrivano: magari qualcuno si sente appagato, si accontenta». Ora i ragazzini pensano quasi esclusivamente il loro tempo al telefono, ma Patrick era diverso: «Quando ero piccolo io, la tecnologia non era ancora esagerata. Al mio paese, in provincia di Como, giocavo all’oratorio o in piazza, se era chiuso». Ed una volta, nella foga, si ferì anche ad un’ascella finendo sotto i ferri: «In un villaggio vacanze, in Puglia – Cutrone ricorda quell’episodio – per scavalcare, mi faccio un taglio sotto l’ascella. Continuo a giocare. Un mese dopo mi viene l’infezione a Manchester, durante un torneo».
MILAN, PATRICK CUTRONE SI RACCONTA
Cutrone affamato di gol perché ammira chi ha fame di gol: «I miei idoli? Morata, Inzaghi, Van Persie, Suarez. Però anche Maldini. Una volta venne a prendere suo figlio Christian: gli tesi il foglietto per l’autografo, non riuscivo a parlare». Il gol per un attaccante è tutto, e lo stesso vale per il gioiello del Milan: «Anche il gol di un compagno, l’assist. Però solo se si vince – precisa – io in area cerco il pallone, a volte c’incontriamo». La vita di Patrick svoltò nell’estate del 2017: era un Milan diverso, cinese, con Fassone ad, Montella in panchina, e una campagna acquisti poi rivelatasi fallimentare, ma quel periodo segnò l’ascesa del giovane rossonero fino ad allora sconosciuto ai più: «In Cina iniziai a sperare di restare al Milan – confessa il baby bomber – pensavo: Montella non mi conosce più di tanto, se riesco a farmi vedere, bene, altrimenti parto, l’importante è giocare. Le doppiette hanno una spiegazione: non mi accontento mai». La maglia del Milan, San Siro, i gol, ma c’è una cosa che emoziona più delle altre Cutrone: «La mia famiglia: a loro darei il mondo. A loro dedico ogni gol».