NIENTE LIQUIDAZIONE ANTICIPATA PER OD
La riforma delle pensioni con Quota 100 prevede, per i dipendenti pubblici, la possibilità di avere un anticipo fino a 30.000 euro della liquidazione. Che non riguarderà, però, coloro che sceglieranno Opzione donna. Il Sole 24 Ore, nella guida facile alle pensioni, conferma ciò che già era stato segnalato nei giorni scorsi dal Comitato Opzione donna social: “Per le lavoratrici del pubblico impiego che intendono accedere alla pensione con Opzione donna”, i trattamenti di fine servizio “saranno erogati non prima di 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro”. La speranza è che durante l’iter parlamentare possa essere corretta la norma, di modo che non si crea un’altra disparità di trattamento. Per accedere a Opzione donna, infatti, non è possibile utilizzare il cumulo contributo gratuito. Anche su questo fronte il Cods, insieme al Comitato esodati licenziati e cessati (dato che il cumulo non è utilizzabile nemmeno per l’ottava salvaguardia), aveva chiesto una correzione della legge che non è mai arrivata.
BARBAGALLO RISPONDE A DI MAIO
Inevitabilmente nella manifestazione unitaria dei sindacati che si è svolta oggi a Roma si è parlato di riforma delle pensioni. Non solo per il fatto che Quota 100 viene ritenuta non sufficiente o comunque incapace di andare incontro alle esigenze di lavoratori discontinui o delle donne, ma anche per via dell’annunciato intervento sulle pensioni dei sindacalisti. In questo senso Carmelo Barbagallo, secondo quanto riportato da Askanews, ha detto che Luigi Di Maio “ci ha minacciato dicendo che taglia le pensioni d’oro ai sindacalisti. Non ce ne frega niente. Chi ha versato ed è in regola, farà ricorso. Si beccheranno un sacco di cause se intervengono su chi è già in pensione, come prevede la legge”. Il Segretario generale della Uil ha anche lanciato “un avviso ai naviganti che stanno a palazzo Chigi”. In piazza sono scesi anche i sindacati dei pensionati per protestare sia contro l’indicizzazione parziale degli assegni sopra i 1.500 euro al mese, che per il contributo di solidarietà sulle pensioni cosiddette d’oro.
QUOTA 100, CHI NE RESTA FUORI
Aumentano le domande presentate all’Inps per poter accedere a Quota 100. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto nazionale di previdenziale sociale Roma, Napoli e Milano sono ancora le province con maggior numero di domande pervenute. Tuttavia l’importante novità della riforma delle pensioni 2019, che tanto successo sta riscuotendo, non potrà essere applicata non solo agli iscritti alle casse professionali (ingegneri, giornalisti, avvocati, ecc.), ma anche alle forze dell’ordine e alle forze armate, oltre che al clero e agli iscritti ai fondi esattoriali. TgCom24 spiega che è l’Inps a spiegare questa limitazione in un opuscolo dedicato a Quota 100, nel quale viene però chiarito che l’accesso alla misura non è precluso agli iscritti alle Gestioni speciali dei lavoratori autonomi e ai “lavoratori pubblici iscritti a forme sostitutive dell’Ago come il Fondo autoferrotranvieri, il Fondo Volo e quelli che fanno parte della Gestione separata”. Sarà importante quindi informarsi adeguatamente sui canali di accesso al pensionamento esistenti ed eventualmente alternativi a Quota 100.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI LANDINI
Oggi i sindacati scendono in piazza e tra i temi della loro mobilitazione c’è anche la riforma delle pensioni. Maurizio Landini ha rilasciato un’intervista al sito di Rassegna sindacale in cui segnala che “povertà e riforma della legge Fornero sono due problemi centrali e devono essere affrontati, ma occorrono misure concrete. Quelle approntate dal governo non aboliscono la Fornero e mescolano lotta alla povertà con provvedimenti contro la disoccupazione. Le nostre obiezioni sono di merito”. Dal punto di vista del Segretario generale della Cgil, se grazie a Quota 100 “qualcuno potrà andare in pensione prima, siamo naturalmente contenti. Ma questo non significa aver modificato la legge Fornero”.
Infatti, sottolinea Landini, “la misura introdotta dal governo ha due paletti rigidi: bisogna avere 62 anni di età e 38 di contributi. Se non si rispettano entrambi questi due requisiti, in pensione non ci si va”. Questo vuole dire che “se una persona ha 60 anni d’età e 40 anni di contributi, e cioè ha lavorato per più tempo rispetto ai paletti previsti da quota 100, in pensione non può andarci”. Il numero uno della Cgil ricorda che i sindacati chiedono “non di bloccare i 62 anni di età con i 38 di contributi, ma di avviare una trattativa per cambiare davvero la riforma Fornero su vari aspetti. Chiediamo un sistema che guardi ai giovani, alle donne, che preveda meccanismi anche per chi ha avuto carriere discontinue, di separare la previdenza dall’assistenza e riconoscere realmente le diversità che esistono, ai fini previdenziali, tra i diversi lavori”.