Biagio Antonacci, con una foto pubblicata su Instagram, ricorda il giorno in cui gli consigliarono di non lavorare con Mia Martini perché portava sfortuna. Il cantautore, con uno scatto di quel periodo, menziona quel pettegolezzo che fece male alla carriera, ma soprattutto alla vita di Mia Martini. E’stata una donna eccezionale nella mia vita. Lei venne a Rozzano nella casa di mia madre che ci fece da mangiare una ‘cofanata’ di pasta con il pesce. Poi io mi misi al piano e lì cantai ‘Il fiume dei profumi’ nello studiolo di casa dove dormivo anche. Lei si mise là, umilissima, e disse ‘Questa canzone la canto io’. Poi ascoltò ‘Liberatemi’ e mi disse che sarebbe stato un successo pazzesco. E infatti accadde”, ricorda Antonacci. Il cantautore, poi, aggiunge un dettaglio al suo racconto: “Ma non accadde solo questo. Certe persone che mi dissero allora di non lavorare con lei perché portava sfortuna (e furono tanti in quel periodo) alla fine la presero sui denti perché il disco vendette moltissimo alla faccia di quelli che oggi non fanno più nemmeno i discografici”, conclude con amarezza Biagio. Cliccate qui per vedere la foto (aggiornamento di Stella Dibenedetto).
“Mia Martini porta sfortuna”: tutto iniziò nel 1971
“Sai la gente è strana prima si odia e poi si ama” cantava Mia Martini, una delle Artiste più talentuosa della musica italiana. La sua vita e la sua storia tornano protagoniste nel film per la tv “Io Sono Mia” in onda martedì 12 febbraio su Rai1. A prestare il volto all’indimenticabile Mimì è l’attrice Serena Rossi che ha descritto questo film come un atto d’amore. Un atto dovuto considerando quello che Mimì ha dovuto subito in vita. La cantante, infatti, ha dovuto difendersi da una indicibile accusa: quella di portare sfida. Tutto è nato nel 1971: due musicisti perdono la vita in un incidente stradale. Quel terribile evento comincia a far circolare una bruttissima voce: Mia Martini porterebbe jella.
Loredana Bertè racconta come è nata la maldicenza su Mimì
Loredana Bertè ha raccontato nel suo libro – autobiografia come è nata questa maldicenza: “La leggenda era nata all’inizio degli anni Settanta. C’era stato un concerto in Sicilia. Era finito tardi. Mimì si era raccomandata con la band: «Avete l’albergo pagato, dormite qui, mi raccomando». Ma i ragazzi, come capitava allora, avevano pensato di arrotondare la diaria viaggiando di notte. Ebbero un incidente, fecero un frontale, ci furono dei morti e i giornali iniziarono a pubblicare foto degli spartiti di Mimì insanguinati e a insinuare che non avesse voluto pagare l’hotel”. Un’accusa che comincia ad espandersi a macchia d’olio con l’artista esclusa da manifestazioni, concerti, eventi e perfino si parla di colleghi che in occasione di viaggi aerei chiedevano espressamente di non sedersi al suo fianco. Una maldicenza che ha ferito Mimì costretta ad allontanarsi per anni dal mondo della musica.
Mia Martini e la jella: emarginata dall’industria discografica
Un’ingiuria terribile che ha cambiato per sempre la vita di Mia Martini. Una maldicenza da cui era impossibile difendersi, ma che ha visto Mimì emarginata ed allontanata dal mondo della musica. Ecco cosa racconta Loredana Bertè nella sua autobiografia: “Da qualche mese aveva iniziato a stare veramente male. Vedeva topi ovunque. Era smarrita. Perduta. Affranta da troppi anni di maldicenze e invenzioni. Quella storia della sfiga, l’etichetta volgare e vigliacca che le appiccicarono addosso come fosse un prodotto da bancone del supermercato, la umiliava e la feriva. In un ambiente falso e scaramantico com’è quello della musica, bastò e avanzò. «Mimì porta iella» si diceva a mezza voce e l’infamia si fece largo.”. Gli amici e colleghi non vogliono cantare con lei, anzi chiedono espressamente di non farla salire sul palco. Richieste che trovano una riposta positiva dagli organizzatori, che escludono l’artista da quasi tutti gli eventi. A Mimì non resta che ritirarsi e tornare a casa, a Bagnara Calabra. ” Si era trasferita a Bagnara Calabra. Proprio in un posto che odiavo e non avevo mai capito, mia sorella era andata alla ricerca dei perché” dice la Bertè nel suo libro.
Mimì e il ritorno al successo con Almeno tu nell’universo
Per quattro lunghi anni Mia Martini lascia il mondo della musica, fatta eccezione per pochi concerti realizzati per una questione economica. Mimì si ritrova da sola, ma per fortuna ad aiutarla e starle vicino c’è la sorella Leda. “Ho sempre avuto attorno gente che mi lodava non per quello che sono, ma per quello che potevo rendere loro. Nel mondo dello spettacolo tutti cercano di stritolarti, di infangare la tua dignità. E, alla fine, siamo noi che ne rispondiamo davanti al pubblico, con la nostra faccia” dichiarava l’artista che nel 1989 torna da protagonista a Sanremo con “Almeno tu nell’universo”. Mimì riesce a parteciparvi grazie all’intervento dell’amico Renato Zero che convince il direttore artistico del festival Adriano Aragozzini a farla partecipare con la complicità di Giovanni Sanjust e Lucio Salvini, discografici della Fonit Cetra. Mimì conquista il suo secondo Premio della Critica con uno dei brani più belli della discografia mondiale. “Erano sette anni che non potevo più fare il mio lavoro, per cui ho avuto dei momenti di grande depressione. E in quel momento ho sentito “fisicamente” questo abbraccio totale di tutto il pubblico, l’ho sentito proprio sulla pelle. Ed è stato un attimo indimenticabile” sono le parole di Mimì subito dopo la esibizioni sul palco di Sanremo.