Migranti, Salvini, denuncia e rischio condanna: no, questa volta non stiamo parlando del caso Diciotti anche se la nave della Guardia di Finanza italiana è coinvolta (latere) alla vicenda. Stiamo parlando piuttosto del processo alla Corte Cedu cui rischia seriamente lo Stato italiano per alcune frasi dette sui social dai Ministri Salvini e Toninelli in merito alla situazione sorta a bordo della nave-incrociatore italiano Vos Thalassa lo scorso 8 luglio. La Marina italiana aveva soccorso e salvato 65 migranti nel Mar Medirettaneo e aveva ricevuto l’ordine di riportare gli stranieri in Libia essendo quello il primo porto “sicuro” più vicino: dopo l’ordine di virare però la situazione degenerò a bordo con alcune persone che circondarono il comandante della Vos Thalassa e lo costrinsero, di fatto, a cambiare rotta. Dopo qualche ora arrivò la nave Diciotti (un mese prima del caso per cui oggi è a rischio processo il vicepremier leghista, ndr) che imbarcò i 65 migranti e li trasportò fino al porto di Trapani dove poi vennero fatti sbarcare dopo uno stallo di 5 giorni (decisiva la telefonata di Mattarella a Conte per sbloccare l’impasse con Salvini). All’arrivo poi due immigrati – un sudanese e un ghanese – vennero sottoposti a fermo e processati per minaccia, violenza e resistenza a pubblico ufficiale nel tentativo di impedire l’ingresso illegale di stranieri nel territorio italiano.
ITALIA “RISCHIA” CON LA CEDU
Prima dello sbarco però i due ministri finiti ora nella bufera per il caso Vos Thalassa, Salvini e Toninelli, divennero protagonisti con due tweet che ora sono il fulcro dell’indagine per l’eventuale processo alla Corte di Strasburgo: «Orgoglioso della @GuardiaCostiera italiana che con nave Diciotti ha preso a bordo 60 migranti che stavano mettendo in pericolo di vita l’equipaggio dell’incrociatore italiano Vos Thalassa. Ora avanti con indagini per punire facinorosi», scrisse Toninelli, mentre il vicepremier della Lega si limitò ad un «Prima di concedere qualsiasi autorizzazione, attendo di sapere nomi, cognomi e nazionalità dei violenti dirottatori, che dovranno scendere dalla nave #Diciotti in manette». Tali dichiarazioni, secondo il retroscena offerto oggi dal Corriere della Sera, sarebbero alla base della denuncia dei due migranti accolta dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (per violazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea sul diritto ad un equo processo): in poche parole, l’Italia rischia il processo perché secondo Strasburgo avrebbe violato il diritto all’equo processo con interventi mirati “all’anticipato giudizio di colpevolezza” dei due Ministri gigalloverdi.