Dopo l’unità ritrovata nell’attaccare i vertici della Banca d’Italia, il risultato delle elezioni in Abruzzo e la decisione sulla Tav potrebbero far aumentare la distanza tra Lega e M5s. Al di là del prossimo appuntamento con il voto in Sardegna tra dieci giorni, per l’economista, ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, Francesco Forte, non va però sottovalutato quanto accaduto martedì pomeriggio al Parlamento europeo: «È come se fosse stato certificato che a livello internazionale l’Italia mostra di essere priva di un Governo, quindi di una politica economico-finanziaria e di una politica estera».
C’è del vero secondo lei in quanto viene osservato dall’esterno?
In effetti anche la situazione lasciata a metà rispetto al caso Banca d’Italia/Signorini mostra che il Governo quando deve assumere delle decisioni poi non decide, come il Parlamento europeo sta osservando. Siamo nel caos politico ed economico. Non so quanto possa andare avanti questo stato di cose.
La Tav potrà mettere a rischio il Governo?
Non si capisce che cosa farà l’esecutivo dopo che è stata resa pubblica l’analisi costi-benefici. Per modificare un trattato internazionale bisognerebbe che il Governo avanzasse una proposta da far approvare poi dal Parlamento. L’iniziativa spetta quindi al ministro dei Trasporti, ma dubito che il Movimento 5 Stelle abbia voglia di spingere su questo fronte e ritrovarsi poi con il cerino in mano. Per la tenuta dell’alleanza Lega-M5s potrebbe essere forse più pericoloso il voto in Sardegna.
Perché potrebbe riproporre una vittoria del centrodestra e un arretramento dei 5 Stelle?
Diciamo che due risultati simili di fila potrebbero cominciare a insinuare anche nel Presidente della Repubblica il dubbio che sia utile fare una verifica. Sempre che non siano i 5 Stelle stessi, dopo una sconfitta in Sardegna, a staccare la spina. Del resto Salvini aspetta che siano gli altri a farlo per non essere accusato di aver fatto cadere il Governo. A meno che forse non veda un deteriorarsi della situazione economica/finanziaria: o con una nuova impennata dello spread o con un nuovo dato negativo sul Pil. Certo è che una vittoria della coalizione di centrodestra, con un candidato Presidente che è Segretario del Partito Sardo d’Azione e Senatore nelle fila della Lega, metterebbe i 5 stelle davvero in una situazione difficile.
A proposito di Senatori della Lega: avrà notato che sono stati presentati proprio dai membri del Carroccio molti emendamenti relativi al reddito di cittadinanza…
Sì e in effetti si tratta di una sorta di azione di disturbo che può complicare molto la vita ai 5 Stelle, specie se qualche emendamento, votato insieme alle opposizioni, portasse a cambiamenti importanti nella loro misura simbolo, il reddito di cittadinanza, proprio alla vigilia delle elezioni europee. Anche questo può essere un elemento da non sottovalutare, che potrebbe creare forti problemi al Governo. Senza dimenticare il fatto che anche Mattarella potrebbe prendere l’iniziativa.
In che modo?
Oltre alla vicenda relativa alla Banca d’Italia su cui il Capo dello Stato non può rimanere assente, quanto accaduto a Strasburgo riguarda tutto il Paese e Mattarella dovrebbe prendere atto che c’è un non Governo che ci pregiudica da tre punti di vista.
Quali?
Quello europeo e delle politiche di bilancio monetarie, quello della politica internazionale, come visto nel caso del Venezuela, e quello dell’esistenza stessa di un Governo, visto che all’esterno viene considerato un non Governo. Il Capo dello Stato potrebbe chiedere una verifica, convocando Conte, Di Maio e Salvini. Questo perché dal punto di vista legale un Governo in cui il Presidente del Consiglio in pratica non lo è mi sembra che significhi che il Governo non esista nella sua sostanza.
(Lorenzo Torrisi)