Luigi Di Maio prende le distanze dai Gilet Gialli e presenta i primi 4 partner in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Un chiaro dietrofront quello del ministro del lavoro nei confronti dei “jaunes” d’oltralpe, alla luce del fuorionda di Piazza Pulita (La7), in cui vengono resi pubblici i progetti golpisti di Christophe Chalençon. Una presa di posizione netta quella del leader dei grillini che forse è giunta anche dopo la strigliata di Mattarella, una furia dopo la crisi degli scorsi giorni Italia-Francia. Nella sede di Unioncamere il numero uno dei pentastellati ha quindi presentato i primi alleati in vista della tornata elettorale, sono quattro e piuttosto variegati. Correranno a fianco dei grillini Zivi Zid della Croazia, rappresentato da Ivan Sincic, anti Nato e anti europeista che punta ad una linea economica protezionista, come sottolinea Repubblica. Altro alleato è lo Kukiz 15 polacco, con l’omonimo leader Pawel Kukiz, un partito di estrema destra noto soprattutto per le battaglie contro l’aborto. Spazio quindi al movimento finlandese Liike Nyt, rappresentato da Karolina Kahonen, fortemente liberista, e infine, all’Akkel, il partito dell’agricoltura e dell’allevamento greco, il cui leader Evangelos Tsiobanidis, crede che la propria nazione debba riacquistare la sua sovranità nazionale. Per formare un gruppo al parlamento servono 7 partiti di 7 paesi diversi: ne mancano ancora due. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DI MAIO FRENA SUI GILET GIALLI “NO VIOLENZA
Marcia indietro di Luigi Di Maio sull’alleanza tra Movimento 5 Stelle e i gilet gialli «che invocano violenza e guerra civile»: il vice premier ha spiegato che l’obiettivo è quello di dialogare con chi crede nella democrazia, escludendo una sinergia con il ‘reazionario’ Chalencon. E il Partito Democratico è sul piede di guerra, ecco le parole di Ettore Rosato: «Perché la Francia ha richiamato l’ambasciatore? Non per scortesia o suscettibilità, né orgoglio patrio. E’ che il vice premier di una nazione “amica”, Luigi Di Maio, è andato a incontrare chi minaccia il Presidente della Repubblica e la democrazia». Queste le parole del capogruppo alla Camera Andrea Marcucci: «Di Maio non sa chi incontra? le posizioni aberranti di Chalencon erano note da mesi. Nessuno ha informato il vicepremier? Di Maio non è solo capo M5S, ma un rappresentante del governo italiano: ogni volta che incontra qualcuno sono in gioco interessi e credibilità nazionale». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
PASSO INDIETRO M5S
Dopo le polemiche degli ultimi giorni, Luigi Di Maio tiene a far chiarezza sui rapporti tra il Movimento 5 Stelle e i gilet gialli. Recentemente il leader politico pentastellato e Alessandro Di Battista hanno incontrato a Parigi il leader dei gilet gialli Cristophe Chalençon e i candidati alle elezioni europee della lista RIC di Ingrid Levavasseur. E proprio Chalencon è finito nel mirino della critica per le dichiarazioni in cui invocava la lotta civile armata, tema sul quale è intervenuto il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico nel corso della presentazione del manifesto M5s per le elezioni Europee: «In questo evento non ci sono esponenti dei gilet gialli. C’è stata un’interlocuzione con una realtà complessa, ma noi non abbiamo intenzione di dialogare con quell’anima che parla di lotta armata o la guerra civile. Chi presenterà quella lista dovrà essere una persona che crede nella democrazia per cambiare le cose».
LUIGI DI MAIO GILET GIALLI: “NIENTE ALLEANZE CON CHI PARLA DI GUERRA CIVILE”
Luigi Di Maio ha voluto inviare un messaggio importante nel giorno del rientro a Roma dell’ambasciatore francese dopo la crisi tra Italia e Francia, con il Movimento 5 Stelle finito nella bufera per l’intenzione di stringere accordi con l’ala violenta dei gilet jaunes, che da oltre due mesi sta mettendo a ferro e fuoco Parigi. Lo stesso Chalencon, che si è detto pronto a un confronto cordiale anche con Matteo Salvini, ha destato scalpore per quanto affermato in un fuorionda dell’intervista rilasciata ai microfoni di Piazza Pulita: «Ci sono dei paramilitari pronti a intervenire perché anche loro vogliono fare cadere il governo. Sono tutti tranquilli ma oggi è sull’orlo di una guerra civile. Quindi o si trovano molto rapidamente delle risposte politiche oppure sarebbero pronti ad intervenire dei paramilitari e dei militari in pensione».