Grazia Di Nicola è una donna che due anni fa si è trovata di fronte ad un bivio: accettare una trasfusione di sangue per provare a salvarsi, andando però incontro a uno dei precetti del suo credo, o morire. La donna è una Testimone di Geova, religione che proibisce le trasfusioni di sangue. Grazia aveva un tumore e aveva dovuto togliere l’utero, per una complicazione serviva una trasfusione. Per questo è stata “disassociata” e nessuno deve avere contatti con lei, neppure le sue figlie. «Io cercavo di far capire loro che eravamo in una setta, loro invece continuano a crederci», ha raccontato a Le Iene. Ora le ragazze vivono con una famiglia di Testimoni di Geova che le ha ospitate. «Non posso stare senza figli», dice lei in lacrime. Roberta Rei prova a parlare con loro, ma non riesce a convincerle a riavvicinarsi alla madre. «Per farmi ammazzare? Lei era una persona meravigliosa, poi è cambiata», dice una delle tre figlie. «Io sono sicura che stanno soffrendo anche loro e so che mi vogliono bene. Non aveva molto ma c’era l’amore, e ora siamo divisi», conclude la madre. (agg. di Silvana Palazzo)
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GRAZIA DI NICOLA “DISASSOCIATA” DAI TESTIMONI DI GEOVA
Ripudiata dalle sue tre figlie “solo” per aver accettato una trasfusione che 3 anni fa le ha salvato la vita: è questo il destino a cui è andata incontro Grazia Di Nicola, la protagonista di questa incredibile storia che arriva da Colliano, in provincia di Salerno. Alla base di questo “cortocircuito” familiare un fatto di natura religiosa: la donna, infatti, era una Testimone di Geova. Quando dovette sottoporsi ad un intervento chirurgico e accettò, dopo una lunga riflessione e un travaglio interiore non da poco, Grazia decise di accettare alcune trasfusioni di sangue, pratica non consentita dal suo credo, sotto pressione dei medici che avevano fatto pressione su di lei affinché cambiasse idea. Da quel momento, però, qualcosa si è rotto: prima è stata allontanata dalla sua comunità e poi è stata ripudiata dalle sue tre figlie di 30, 25 e 21 anni, le quali, troncato il rapporto con la famiglia sono state ospitate da altri testimoni di Geova nella stessa Colliano prima di far perdere le proprie tracce.
GRAZIA DI NICOLA, L’APPELLO ALLE TRE FIGLIE
Quello di Grazia Di Nicola nei confronti delle tre figlie è un appello che non può non essere definito se non con l’aggettivo ‘disperato’:”Papà, il vostro fratellino ed io vogliamo solo essere sicuri che stiate bene. Rispettiamo le vostre decisioni in campo religioso, questo è fuori discussione. Ma voi rendetevi conto del nostro dolore, voi sapete il bene che vi vogliamo, chiamateci. Questi due orsacchiotti erano delle bambine, ora mi sono rimasti solo loro”. Come riportato da Il Messaggero, la donna ha aggiunto:”Io ho vissuto il terremoto dell’Ottanta, se quella tragedia si ripetesse oggi, se ci fosse una scossa proprio in questo momento, io non saprei in quale casa sono le mie figlie. Questo non riesco ad accettarlo. È già accaduto in passato un incidente e noi siamo rimasti all’oscuro di quello che era successo, scoprendolo solo molto dopo. Non è normale per un genitore che ha cresciuto con sacrifici i propri figli non sapere dove si trovino, non so che cosa fare, spero che riescano a capire quanto stiamo soffrendo per loro e si facciano vive”.
LA PRECISAZIONE DEI TESTIMONI DI GEOVA
Del caso di Grazia Di Nicola si occuperà anche Roberta Rei, inviata de Le Iene Show, il programma di Italia Uno che ricostruirà la vicenda per tentare di capire cos’abbia spinto le tre ragazze ad allontanarsi dalla madre e in generale dal loro nucleo familiare dopo la decisione della donna di fare ricorso alla trasfusione. Rispetto a questa ricostruzione dei fatti è arrivata però una precisazione importante ad opera dell’ufficio stampa nazionale dei Testimoni di Geova, che ha tenuto a smentire il racconto fornito dalla signora Grazia Di Nicola. Secondo la comunità religiosa, infatti, “le tre ragazze sono stanche e frustrate da questa situazione. Non è vero che hanno rotto i rapporti con la madre perché la donna ha accettato la trasfusione di sangue, ma si sono allontanate perché venivano maltrattate”. Lo stesso ufficio stampa fa sapere che “la signora inoltre non è stata espulsa per l’emotrasfusione”. Dove sta la verità?