Matteo Salvini si dice tranquillo sul caso Diciotti, anche se si arrivasse a processo, ma c’è chi teme una crisi di governo. «Ma sono loro ad avere fatto uscire ‘sta roba? Ma perché?», avrebbe detto il leader della Lega, come riportato dal Corriere della Sera, dopo aver letto l’agenzia in cui fonti governative del M5s danno per «probabile» una crisi di governo qualora dal Movimento arrivasse il via libero al processo per il vicepremier leghista. A Non è L’Arena di Massimo Giletti ha poi chiarito che il governo va avanti «a prescindere da me». E in merito al voto sul blog ha aggiunto: «Giusto ascoltare i militanti, basta che poi non finisca come a Sanremo in cui la giuria ribalta il voto popolare. Spero ci sia più trasparenza». Salvini non è affatto pentito: «Se dovessero dirmi che si sta ripetendo quello che è accaduto con la Diciotti, io farei esattamente la stessa cosa. Punto per punto». (agg. di Silvana Palazzo)
BEPPE GRILLO CONTESTA IL QUESITO
Un tweet criptico quello scritto oggi pomeriggio da Beppe Grillo, in cui si nota però la polemica acre contro la sua stessa “creatura”, il Movimento 5 Stelle: «Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!». Il tema è sempre lo stesso, il quesito del voto online scelto dal M5s, ma qui il leader fondatore cita il romanzo “Comma 22” dove si affronta il noto paradosso della regola secondo cui «chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo». E poi altro riferimento alla sindrome medica che indica il disprezzo per chi è considerato di maggior successo: le acque si agitano sempre più, con il Pd stesso che attacca Di Maio di aver “scaricato” la responsabilità della scelta ai militanti in un voto «sempre poco controllato come quello sulla piattaforma Rousseau», sottolinea Martina. Intanto Berlusconi intervenuto a Domenica Live ha annunciato che Forza Italia voterà compatta in Senato contro la richiesta di procedere al Ministro Salvini e punzecchia ancora i Cinque Stelle «hanno paura che la base voti a favore del processo. Se fosse così, hanno detto loro stessi, si aprirebbe una crisi di Governo: dico alla Lega, staccate la spina». (agg. di Niccolò Magnani)
FONTI M5S, “SI RISCHIA CRISI DI GOVERNO”
«Il voto online è illegittimo, io dirò sì al processo»: dopo la Nugnes anche l’altra dissidente Elena Fattori si è schierata contro il voto-quesito posto dai grillini per la piattaforma Rousseau prevista per domani. «Questo è un caso diverso dai voti sull’immunità parlamentare», spiega il Blog delle Stelle mandando su tutte le furie una parte della base grillina che ora dovrà prendere una decisione importante. Sul voto di pochi iscritti si regge, forse, il peso di un Governo visto che alcune fonti M5s hanno fatto sapere all’Ansa «se dovesse passare l’autorizzazione a procedere, sarebbe probabile una crisi di governo. Nell’esecutivo c’è preoccupazione». «Dormo tranquillo perché penso, anzi sono convinto di aver difeso il bene, la sicurezza e i confini del mio Paese. Poi ognuno voti secondo coscienza», aveva spiegato stamattina il Ministro degli Interni. È lo stesso Salvini che poi, intercettato in Sardegna durante il suo tour elettorale, ha spiegato ai cronisti «Contrattazione con M5s? Non siamo al mercato…». (agg. di Niccolò Magnani)
POLEMICHE SUL QUESITO DEL BLOG M5S
«Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere; No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere»: sul Blog delle Stelle da poco è scattata l’operazione-voto sul processo Diciotti, con i M5s che chiamano il popolo di Rousseau a gran voce domani (dalle 10 alle 19) per le votazioni particolari sul caso-Salvini, in attesa che si possano poi pronunciare i portavoce grillini al Senato. L’annuncio lanciato sul Blog viene poi preceduto da un’ampia spiegazione del caso in cui, tra le righe, viene spiegato come la decisione del Ministro Salvini e del Premier Conte sulla nave Diciotti sia avvenuta mentre sentivano gli altri leader Ue per la quota di accoglienza dei singoli migranti. Oltre a due errori contenuti nel testo (non erano 137 migranti ma 177; la giunta si chiama “delle elezioni e delle immunità parlamentari” e non “delle autorizzazioni a procedere” come ha scritto il Quesito M5s), a fare scalpore è la forma della domanda stessa posta dai vertici M5s ai propri iscritti: un Sì per negare l’autorizzazione e un NO per affermarla e permetterla, non proprio il “massimo” della chiarezza. Per la dissidente grillina Paola Nugnes, «Non è chiara – spiega a Repubblica – bisogna fare uno sforzo per non votare diversamente dalle proprie intenzioni». (agg. di Niccolò Magnani)
DOMANI IL VOTO ONLINE SULLA PIATTAFORMA ROUSSEAU
Anche Conte, Di Maio e Toninelli sono finiti sul registro degli indagati per la questione Diciotti, tutti e tre accusati di sequestro di persona. In attesa di capire se il tribunale dei ministri di Catania chiederà il processo o meno, domani si voterà online sulla piattaforma Rousseau del Movimento 5 Stelle, decidendo sulle sorti di Matteo Salvini, anch’egli indagato per la vicenda di cui sopra. Sarà un esame molto importante per il governo, visto che, nel caso in cui i grillini dovessero propendere per il “sì”, che significa processo al titolare del Viminale, a quel punto ci sarebbe il rischio di una seria spaccatura dell’esecutivo, con lo spettro di nuove elezioni dietro l’angolo. Molti i grillini che nelle ultime ore sono usciti allo scoperto, annunciando di votare appunto votare in favore della richiesta di processo, così come del resto è scritto nel diktat dello stesso Movimento. Di contro, i vertici degli stessi pentastellati, a cominciare da Di Maio e Conte, sembrerebbero invece maggiormente propensi al “no”: «Comunque vada – analizzava ieri una fonte del Movimento – la lacerazione interna sarà inevitabile, perché un voto per il ‘si’ spaccherebbe in più parti il Movimento e trasformerebbe Salvini in un martire, mentre un voto per il ‘no’ ci coprirebbe dell’onta di aver ‘salvato Salvini’». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DICIOTTI, INDAGATI CONTE, DI MAIO, TONINELLI
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, e i ministri Di Maio e Toninelli, sono stati iscritti sul registro degli indagati in merito alla vicenda della Diciotti. Dopo l’autodenuncia degli stessi, a seguito delle dichiarazioni delle scorse settimane in difesa di Salvini, e dopo che loro documenti firmati sono stati allegati alla memoria del titolare del Viminale presentata alla giunta per l’immunità del senato, la procura di Catania ha allargato l’indagine anche ai tre suddetti, accusati di sequestro di persona. La conferma arriva dal Corriere della Sera, che stamane anticipa la notizia scrivendo: «Conte, Di Maio e Toninelli sono indagati per sequestro di persona in concorso con Matteo Salvini». Entro due settimane, come previsto dalla legge, la procura trasmetterà i documenti al tribunale dei ministri con le proprie richieste. Il procuratore Carmelo Zuccaro proporrà quasi sicuramente di archiviare l’accusa, così come fatto con Salvini, ma toccherà al collegio dei tre giudici del tribunale decidere se sollecitare o meno il parlamento a processare i nuovi indagati, il tutto entro 90 giorni.
CASO DICIOTTI: CONTE, DI MAIO, TONINELLI INDAGATI
L’incertezza regna sovrana al momento, anche perché non è detto che i giudici decidano di richiedere il processo per il premier e i due ministri, visto che nelle memorie di Salvini mandate anche a Catania (così come voluto espressamente dall’ex magistrato ed ex presidente del Senato Pietro Grasso), nessuno dei tre indagati ha scritto di aver deciso assieme al leghista di non permettere l’atto concreto dello sbarco, ma si è parlato di una «condivisione – scrive il Corriere della Sera – in termini più o meno generici». Conte ha sostenuto infatti che «le determinazioni assunte (da Salvini, ndr) sono riconducibili a una linea di politica sull’immigrazione che ho condiviso con tutti i ministri competenti, in coerenza con il programma di governo», mentre Di Maio e Toninelli che «l’azione del governo e le decisioni del ministro dell’Interno ad esse relative sono da imputarsi collegialmente in capo anche ai sottoscritti». Tutto ancora da decidere quindi.