Il passaggio è definitivamente compiuto. Dopo aver esaltato per anni l’aspetto sessuale, maschilista e sessista, del rap americano, di cui Sfera Ebbasta è l’ultimo esempio in termini di invito a usare le donne come oggetti sessuali, vestendosi con catene d’oro e altre ameniccoli tipici dei rapper di colore dei ghetti americani, adesso viene incarnato, o meglio copiato, anche il cosiddetto gangsta rap. Ovviamente si tratta sempre di fenomeni vecchi di almeno dieci o più anni, ma si sa che in Italia ci si muove sempre con lentezza. Quei gruppi che esaltano le azioni criminali, che non esitano a spararsi tra di loro, che commerciano in droga, che fanno dello stile di vita balordo della delinquenza il tema delle loro canzoni. Succede in Calabria dove sta facendo furore con i suoi video Glock 21, vero nome Domenico Bellocco, di Rosarno, noto centro di appartenenza di clan della ‘ndrangheta.
IL VIDEO DELLA ‘NDRANGHETA
Glock 21 peraltro è un modello di pistola usato dai criminali per omicidi vari. A Rosarno si distinguono i clan del Pesce e dei Bellocco che hanno messo le mani fin sul porto di Goia Tauro. Lui, Domenico, è nipote e cugino di alcuni affiliati alle cosche, il brano con cui sta spopolando in Rete, Numeri Uno, è una esaltazione della vita delle bande mafiose: “A noi non ci fotte nessuno” dice e anche “Rosarno è il nostro paese, non è il mondo che piace ma frate, è il mondo nostro. Non scherza la mia gente, ti riduce all’osso”. Il problema è che non scherza, non canta di un problema altrui, ma esalta lo stile di vita in cui è cresciuto e ancora bazzica, invita a stare con le bande criminali. Quello che cantano è la trap, il genere musicale del momento. Trap deriva dallo slang di strada di Atlanta negli Stati Uniti e indica il luogo dello spaccio. La corrente musicale è nata negli anni Zero negli Stati Uniti e i temi affrontati nelle rime erano soprattutto quelli del mondo della droga. Nel video di Numeri uno compaiono vari ragazzi che sono imparentati con persone arrestate, latitanti, criminali assortiti. Rosarno è un buco nero dove lo stato e la civiltà sono stati inghiottiti: speculazione edilizie, pizzo a ogni attività commerciale, case e palazzetti dello sport non finiti, consiglio comunale sciolto per due volte per infiltrazioni mafiose, fabbriche chiuse. Tutto questo adesso è musica, per diffondere nei coetanei che fare il mafioso è l’unica cosa buona rimasta in questo angolo di inferno.