Esattamente 40 anni fa, nelle sale italiane, arrivava una pellicola che negli Stati Uniti era uscita l’estate precedente. Un film destinato ad aprire un filone nel cinema made in Usa, a far emergere un regista autore di successivi grandi successi e a far conoscere un attore che di lì a poco sarebbe purtroppo prematuramente scomparso. Stiamo parlando di Animal House.
All’Università di Faber le giovani matricole aspirano a entrare nelle confraternite più rinomate. Larry e Kent, tuttavia, riescono solo a farsi accettare, grazie oltretutto al fatto che il fratello di Kent ne ha fatto parte, nella Delta Tau Chi, composta perlopiù da studenti con voti molto bassi e interessati più alla goliardia e alle feste che allo studio. Una confraternita che il rettore Wormer non vede l’ora di poter sciogliere e che è acerrima nemica della Omega Theta Phi, che accoglie invece studenti snob e con voti sopra la media. Il rettore riuscirà a realizzare il suo sogno, ma i Delta riusciranno a prendersi un’importante rivincita. Nel frattempo il film è condito da scene di lotta tra confraternite, goliardate e feste. Di fatto Animal House rappresenta il capostipite di quei film comico/demenziali ambientati nei college americani che hanno spopolato dagli anni Ottanta fino ai Duemila.
Alcune sue scene sono diventate dei cult (il toga party su tutte). E a spiccare nella maggior parte di esse, come nel discorso per richiamare i suoi amici alla riscossa come aveva fatto la nazione dopo l’attacco tedesco a Pearl Harbour, è il personaggio di Bluto, interpretato dal geniale John Belushi. Sono girate anche tante voci su una sua scena: contrariamente a quel che tanti dicono, non è vero che la bottiglia che trangugia in un solo sorso sia di vero whiskey. Nel cast anche un giovanissimo Kevin Bacon, al suo esordio sul grande schermo.
A dirigere il film un neanche trentenne John Landis, che due anni dopo rivolle Belushi con sé per dar vita a un’altra pellicola cult che è stato però impossibile tentare di imitare: The Blues Brothers. Landis andò avanti a girare film riuscitissimi (suo, per esempio, il sempreverde natalizio Una poltrona per due), mentre Belushi morì purtroppo nel 1982 a 33 anni.
Certo questo film non piacerà a molti, ma come detto rappresenta, volente o nolente, un pezzo importante del cinema americano, sia per il regista che l’ha realizzato che per l’istrionico comico che l’ha interpretato, oltre che per le scene cui i posteri hanno poi attinto. Anche per quel che riguarda i titoli di coda, in cui viene spiegato cosa accadrà ai protagonisti una volta adulti.