Attualmente tecnico del Bologna, con un passato tra Milan e Sampdoria, Sinisa Mihajlovic oggi compie 50 anni e lo farà guardando l’Isola dei Famosi: le sue due figlie Viktorija e Virginia infatti sono tra le concorrenti del noto reality show e lo stesso serbo ammette, «chi me lo avrebbe detto che avrei festeggiato i 50 anni vedendo l’Isola?». Nella lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport l’ex calciatore si è raccontato tra vita privata e carriera, parlando dei suoi sei figli: «Sono un uomo fortunato, ho sei figli. Il primo, Marco, nato da un incontro quando arrivai a Roma. Mia moglie Arianna mi ha regalato 5 gioielli, se oggi sono il mio orgoglio gran parte del merito è di mia moglie. Sono la mia forza, il senso di tutto. La carriera mi ha impedito di godermi appieno la crescita come avrei voluto. Al più piccolo, Nikolas, ho dato più attenzioni perché ero più adulto e non facevo più il calciatore. Ma il tempo passa in fretta. Non viene più nel lettone a dormire e quando vado a prenderlo a scuola non mi corre più incontro per abbracciarmi, ora inizia a vergognarsi».
SINISA MIHAJLOVIC: “UN ANNO FA ABBIAMO PERSO UN BAMBINO”
Sinisa Mihajlovic ha poi parlato di un dramma che ha colpito la sua famiglia, ovvero la perdita di un bambino: «Poco più di un anno fa io e Arianna stavamo aspettando un altro figlio. Purtroppo la gravidanza si è interrotta. Avere un figlio a 50 anni è un po’ come ricominciare, tornare giovani. Mia moglie ci soffre, lo so, lo vedo. Io nel dolore penso che forse abbiamo già avuto tutto come genitori». Aggiunge il serbo ai microfoni de La Gazzetta dello Sport: «Forse un altro figlio sarebbe stato sfidato le leggi del tempo. Ma di notte prima di addormentarmi il pensiero corre sempre lì». 50 anni in 3 fotogrammi? «La prima volta che ho visto Arianna e mi sono perso nel suo sorriso. La nascita dei miei figli. La rincorsa, il sinistro e la palla sotto all’incrocio».
L’ORRORE DELLA GUERRA IN EX JUGOSLAVIA
Sinisa Mihajlovic è poi tornato sulla guerra nella ex Jugoslavia: «Le guerre, tutte le guerre, fanno schifo. Ma quella fratricida che abbiamo vissuto noi nella ex Jugoslavia è quanto di peggio possa capitare. Amici che si sparavano tra loro, famiglie disgregate. Ho visto la gente cadere, le città distrutte: tutto spazzato via. Il mio migliore amico ha devastato la mia casa. Mio zio, croato e fratello di mia madre, voleva “scannare come un porco”, disse così, mio padre serbo. Fu trovato dalla tigre Arkan, stava per essere ucciso, gli trovarono addosso il mio numero di cellulare, gli salvai la vita». Continua il tecnico del Bologna: «Del necrologio per Arkan, che conoscevo da prima della guerra, della mia condanna dei suoi crimini, di cosa rappresentava per i serbi in quel momento, ho detto già così tante volte… Dovranno passare due generazioni prima di poter giudicare cosa è accaduto. E’ stato devastante per tutti. Quello che racconto io, lo può raccontare anche un croato o un bosniaco. Abbiamo vissuto un impazzimento della storia».