Una vicenda oscura, quella della figlia Jo Song-gil, addetto agli affari dell’ambasciata nordcoreana a Roma che fungeva anche da ambasciatore, sparito con la moglie lo scorso novembre. Secondo quanto reso noto dall’ex vice ambasciatore nordcoreano a Londra, Thae Yong-ho, la ragazza, minorenne, sarebbe stata rapita a Roma da agenti di Pyongyang e riportata in Corea del Nord. Ci sono però numerosi aspetti che non tornano, come spiega Carlo Curti Gialdino, professore ordinario ed insegnante di Diritto diplomatico e consolare all’Università di Roma La Sapienza: “La legge internazionale prevede che i familiari del personale diplomatico debbano godere della stessa immunità e protezione di queste persone. E’ impossibile che il nostro ministero degli Esteri non avesse informazioni su di lei e che non la stesse proteggendo in modo adeguato. In caso contrario, si tratterebbe di una falla gravissima da parte del ministero stesso”. Così come appare strano che la notizia venga alla luce dopo tanti mesi. Infine, sottolinea Curti Gialdino, qualora fosse appurato che in Italia è possibile che agenti di una potenza straniera possano muoversi tranquillamente compiendo rapimenti, sarebbe di una gravità inaudita.
Ieri la Farnesina ha comunicato che la ragazza avrebbe espresso di voler tornare in Nord Corea dai nonni e che vi avrebbe fatto rientro il 14 novembre, accompagnata da personale dell’ambasciata. Il Copasir sta seguendo la vicenda.
Dalle poche informazioni finora disponibili appare un quadro molto oscuro. Che idea si è fatto?
Ricostruendo i fatti, il padre e la madre risultavano spariti nel nulla nello stesso periodo in cui adesso si dice sia sparita la figlia, cioè lo scorso novembre. Può essere che l’incaricato nordcoreano avesse chiesto asilo proprio a noi e che il governo italiano, ovviamente, non avesse detto nulla per proteggerli, come si fa in questi casi.
Ma le ipotesi potrebbero essere molte: ad esempio, che sia stato rapito insieme a moglie e figlia dagli agenti nordcoreani. E’ alquanto bizzarro che la figlia fosse stata lasciata sola, no?
Sotto il profilo giuridico il padre era l’incaricato d’affari della Corea del Nord e in caso di mancanza dell’ambasciatore ne ricopre il ruolo. Sparito nel nulla come? Morto, consegnato agli italiani, partito? Un ambasciatore che vuole disertare non parte con il Frecciarossa. Inoltre al ministero degli Esteri la presenza della figlia non poteva non essere nota, perché i familiari dei diplomatici vengono notificati al ministero stesso. Una volta emerso mesi fa che non si trovava il padre, è del tutto evidente che era dovere del nostro Stato proteggere la minore, la quale gode degli stessi privilegi di immunità riservati al padre, come stabilisce la Convenzione di Vienna del 1961, che garantisce ai figli gli identici privilegi del diplomatico di cui sono familiari.
Colpa dei nostri servizi di sicurezza?
Si configura la mancata protezione di un minore.
C’è chi dice che questo fatto ricorda il caso Shalabayeva. Che ne pensa?
Il parallelo non regge per niente, perché è un caso diverso. Allora ci fu una connivenza di servizi italiani, non segreti, ma della questura, che comparteciparono all’espatrio, utilizzando un aereo privato dall’Italia, di questa signora e della figlia, riportate in patria. Poi ce la siamo fatta ridare, ma allora si verificò anche un’ingerenza dei diplomatici kazaki, che si presentarono al ministero dell’Interno ricevuti dal capo di gabinetto di Alfano, l’unico che si è dimesso: quando queste cose un capo di gabinetto le fa è perché lo ha chiesto il ministro. Non è possibile che il ministro non sappia.
E in questo caso?
In questo caso la situazione è molto oscura. L’unica cosa che si può dire è che sul piano del diritto diplomatico un familiare non può essere sequestrato senza che lo Stato italiano non sappia nulla e non abbia preso misure di protezione.
Possibile sia stata rapita per costringere il padre a consegnarsi: un ricatto, insomma?
Questa è un altro aspetto stranissimo. I funzionari diplomatici di paesi dittatoriali come la Corea del Nord non viaggiano mai con la famiglia, che viene lasciata in patria proprio per poterla eventualmente usare come strumento di ricatto in caso venisse loro voglia di disertare.
Che passi diplomatici potrebbe fare ora l’Italia?
Passi diplomatici non li possiamo fare, perché come minimo ce la siamo fatta scappare noi e al massimo abbiamo collaborato perché se la portassero via.
Gravissimo, come è grave il fatto che agenti segreti di una potenza straniera possano circolare liberamente nel nostro paese, non crede?
Certamente sì, è gravissimo. In questo caso bisognerebbe avanzare una protesta ufficiale, ricordandoci però che non abbiamo tutelato la minore, lasciando scorrazzare sul nostro territorio agenti stranieri. Questo sarebbe molto grave. Da dove sono arrivati questi agenti? Stavano all’interno dell’ambasciata a Roma? Sono sbarcati con un jet privato come i sauditi che hanno ucciso Kashoggi a Istanbul? C’è, senza dubbio, una falla grave nel nostro sistema.
Pensa che questo episodio possa incidere nei rapporti fra il nostro paese e la Corea del Nord?
Direi proprio di no. Che rapporti abbiamo con la Corea del Nord, a parte l’ex onorevole Razzi, che ha già dichiarato come la ragazza sia andata a trovare i nonni, aggiungendo ulteriore confusione alla vicenda? Non credo ci possano essere conseguenze. Non abbiamo fatto nulla quando gli agenti francesi sono entrati a Bardonecchia, figuriamoci ora. Quello che mi pare inconcepibile è che a distanza di tutto questo tempo esca la notizia: su questo episodio il ministero doveva avere già oggi una conoscenza più approfondita.
La vicenda potrebbe creare qualche intoppo nei colloqui sul disarmo nucleare fra Trump e Kim Jong-un?
Neanche per scherzo: a Trump non può interessare che meno questo episodio.
(Paolo Vites)