LE RICHIESTE DEI SINDACATI AL GOVERNO
Il Governo ha deciso di convocare i sindacati per un confronto sulla previdenza e Cgil, Cisl e Uil, come riporta il sito di Rassegna sindacale, fanno sapere che la riforma delle pensioni con Quota 100 “rappresenta, nel prossimo triennio, un’opportunità per i lavoratori e le lavoratrici che ne potranno usufruire. Rimangono però fuori migliaia e migliaia di uomini e, soprattutto, di donne che per la loro tipologia occupazionale difficilmente riescono ad arrivare a 62 anni e 38 di contributi. Si pensi al lavoro stagionale e discontinuo, ai lavori nei settori del commercio, turismo, agricoltura, edilizia”. Dai sindacati arriva quindi la richiesta all’esecutivo di “insediare immediatamente le due commissioni, quella tecnica scientifica per l’individuazione degli altri lavori gravosi e usuranti e quella per separare contabilmente la previdenza dall’assistenza, così come bisogna riprendere la questione dei lavoratori precoci e degli esodati”. Per Cgil, Cisl e Uil è poi importante “affrontare il tema della pensione di garanzia per i giovani, della previdenza integrativa e della governance dell’Inps e dell’Inail”.
IL GOVERNO CONVOCA I SINDACATI
Secondo quanto riporta Askanews, Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sapere di essere state convocate dal Governo per un incontro che si terrà lunedì 25 febbraio alle 10:00 presso la sede del ministero del Lavoro. A tema ci sarà la previdenza. Resta da capire se questo incontro potrà in qualche modo incidere sul decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100 oppure no. Nel frattempo il Comitato Opzione donna social fa notare che su circa 58.000 domande presentate per Quota 100, solamente 14.300 provengono da donne. Dunque, come spiega Orietta Armiliato, i numeri dimostrano che questa misura non corrisponde “a ciò che è necessario alle donne per raggiungere la quiescenza”. Da qui la richiesta, ai sindacati, alla politica, di fare in modo che si arrivi quanto meno al riconoscimento dei lavori di cura svolti dalle donne e “di affrancare le donne dal giogo imposto da queste leggi/norme/provvedimenti che non tengono minimamente conto delle reali problematiche che coinvolgono tutte le donne”. Una richiesta condivisa dal Comitato esodati licenziati e cessati, visto che tra i circa 6.000 esodati ancora privi di salvaguardia non mancano le donne.
LE RICHIESTE DEL CODS IGNORATE DA LEGA E M5S
In un post sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato fa presente che sono stati evidenziati “a tempo debito ai membri componenti le commissioni ed ai loro Presidenti affinché si potessero emendare, le seguenti criticità/iniquità/storture” in tema di riforma delle pensioni, visto che il decreto che contiene anche Quota 100 è al vaglio del Parlamento. Ai politici è stato segnalato che il cumulo gratuito ancora non è utilizzabile per Opzione donna, che le dipendenti pubbliche che volessero accedere a questo canale di pensionamento non avrebbero diritto all’anticipo di una parte della liquidazione, che esistono delle criticità rispetto al riscatto della laurea e che bisognerebbe estendere la proroga di Opzione donna “alle nate entro l’anno 1961 in virtù dell’innalzamento, rispetto alla legge originale, del parametro dell’età anagrafica necessaria per poter accedere”. Tuttavia “nessuno dei membri della maggioranza ha riscontrato i nostri appelli”. Segno che “evidentemente, i bisogni delle donne a questo esecutivo non interessano”. Ciò nonostante il Cods porterà avanti le sue istanze anche dopo l’approvazione del “decretone”.
TRIDICO ALL’INPS, IL COMMENTO DI CAZZOLA
Con tutta probabilità oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe ufficializzare la nomina di Pasquale Tridico a Commissario dell’Inps, di cui dovrebbe anche poi diventare Presidente non appena finirà la transizione dell’Istituto nazionale della previdenza sociale verso la nuova governance approvata dal Governo. Come ricorda Il Giornale, il Professore di Politica economica ha messo a punto il reddito di cittadinanza e ha anche lavorato al taglio delle pensioni d’oro. Parlando con Adnkronos/Labitalia, Giuliano Cazzola ha detto di ritenere che “in un momento come questo, l’Istituto avrebbe avuto la necessità di essere diretto da persone più sperimentate, i cui nomi erano circolati, come Alberto Brambilla (che non è soltanto uno dei più importanti esperti di previdenza del Paese, ma che ha già fatto parte del cda dell’ente) o come Mauro Nori che è stato a lungo direttore generale, dopo aver ricoperto altre funzioni dirigenziali di importanti settori”. L’ex deputato non ha nascosto che forse la scelta di Tridico ha come obiettivo fare in modo che il reddito di cittadinanza non abbia intoppi in modo che sia erogato prima delle elezioni europee.
BONGIORNO, “CON QUOTA 100 RICAMBIO GENERAZIONALE”
Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, annunciando le ultime novità sul fronte Tfs per gli statali ha spiegato come la Riforma delle pensioni di Quota 100 rappresenta già per l’anno in corso un notevole cambiamento sul fronte del ricambio generazionale. «Con quota 100 abbiamo sanato una gravissima discriminazione che c’era tra dipendenti privati e dipendenti pubblici. Prima i lavoratori della P.A., una volta andati in pensione, dovevano aspettare due o tre anni per avere la loro liquidazione; adesso nell’immediatezza avranno la possibilità di avere subito un gruzzoletto del loro Tfr/Tfs che probabilmente arriverà a 45mila euro», ha spiegato a Uno Mattina su Rai1 la titolare della PA, che poi ha aggiunto un «grazie a quota 100 avremo finalmente un bel ricambio generazionale, che ci serve anche per la trasformazione digitale della pubblica amministrazione. Questo è il primo governo che sblocca il turnover». Sul fronte turnover, torna ancora la Bongiorno poco dopo aggiungendo come sia già previsto dalla legge di bilancio, «al 100%: per uno che esce avremo uno che entra. E contemporaneamente abbiamo 130 milioni di euro per assunzioni straordinarie nel 2019. Quello che ha fatto questo governo per la pubblica amministrazione non è mai stato fatto in passato». (agg. di Niccolò Magnani)
LA COMMISSIONE UE CONTRO QUOTA 100
Prosegue l’iter parlamentare del decreto relativo alla riforma delle pensioni con Quota 100, non senza qualche difficoltà. Secondo quanto riporta Askanews, Lega e M5s hanno infatti deciso di ritirare 39 emendamenti tra le proteste dell’opposizione. I due partiti di maggioranza hanno fatto anche sapere di volerli trasformare in ordini del giorno. Intanto il numero di domande presentate all’Inps per Quota 100 ha superato la soglia delle 58.000 unità e, secondo quanto riporta Repubblica, la Commissione europea, nel Country Report sull’Italia che verrà diffuso mercoledì prossimo, si prepara a bocciare le mosse del Governo italiano, anche in campo previdenziale. Dal punto di vista di Bruxelles, infatti, Quota 100 non fa altro che “aumentare la spesa pensionistica e peggiorare la sostenibilità del debito”. Inoltre, “ha effetti negativi sul potenziale di crescita” visto che fa diminuire il numero di lavoratori attivi. Posizioni di fatto non nuove per la Commissione europea, che non ha mai gradito cambiamenti della Legge Fornero.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI GIACOBBE
Si avvicina l’appuntamento con le primarie del Pd e non manca dell’autocritica nel principale partito d’opposizione. Anna Giacobbe, ex deputata dem, nel presentare sulla sua pagina Facebook un incontro a Vado Ligure nell’ambito di Piazza Grande, la lista che sostiene Nicola Zingaretti, segnala infatti che sulla riforma delle pensioni il Partito democratico ha qualcosa da rimproverarsi. Il suo post è certamente interessante, perché scritto da chi ha seguito in prima linea il tema per diverso tempo all’interno della commissione Lavoro della Camera. “Sulle pensioni, nella scorsa legislatura si sono fatte alcune scelte giuste, per consentire di andare in pensione a una parte di lavoratori più in difficoltà, ma anche per molti di loro la corsa ad ostacoli, tra interpretazioni dell’Inps, paletti messi dalla Ragioneria dello Stato e ritardi, è stata defatigante”, scrive Giacobbe.
In merito a quanto fatto dal Pd, l’ex deputata segnala che “l’errore è stato dire (nella sostanza è stato così) che la ‘legge Fornero’ va bene, e si deve solo fare qualche correzione; errore è stato non valorizzare le modiche fatte e derubricarle a puri aggiustamenti. Proprio l’accordo tra governo e sindacati del 28 settembre 2016 aveva cominciato a smontare la quella legge. Si sarebbe potuto e dovuto dire che si iniziava così un lavoro, certo graduale, per ricostruire un’idea diversa delle regole per andare in pensione, per i lavoratori anziani e per i più giovani; che quello era un primo passo, che su quella strada si sarebbe andati avanti: non averlo fatto è stato un errore. Ma da quegli errori si può imparare”.