Pomeriggio 5 si conferma sempre più “teatro” di interviste politiche con la padrona di casa Barbara D’Urso intenzionata a fare una piccola “Porta a Porta” su Mediaset, in mezzo a gossip, cronaca nera strappalacrime e tradimenti tra vip. Dopo Berlusconi, Salvini, Di Maio e Meloni, oggi è stato il turno di Stefano Buffagni, Sottosegretario agli Affari Regionali e Autonomie nonché uno degli uomini più vicini al board M5s. Proprio dalle difficoltà del Movimento inizia la “D’Urso-intervista”: «stiamo affrontando un momento difficile, come una famiglia li affrontiamo insieme. Abbiamo dei problemi ma sono occasione per crescere: difficoltà con Beppe, difficoltà in Abruzzo ma qui possiamo imparare dagli errori fatti per poter crescere, sono molto ottimista». Nel frattempo però la base si ribella a Di Maio sul voto Diciotti per il processo a Salvini, con Buffagni che non si tira indietro nel replicare «il voto non era contro o a favore di Salvini: hanno votato più di 50mila persona per decidere insieme qual era la migliore scelta da fare. Difendere posizione del Governo oppure no, questo era il tema: noi siamo contrari a vedere morti in mare ma con quel caso abbiamo deciso di discutere con l’Europa il problema dell’immigrazione, crediamo sia importante non rimanere soli in questa lotta. Il M5s ha coinvolto e fatto partecipare i propri iscritti anche nel momento difficile».
TRA DICIOTTI E REDDITO DI CITTADINANZA
“Ma il caso della Diciotti non va contro vostra battaglia?“ chiede ancora la conduttrice di Pomeriggio 5, con Buffagni che riporta la “tesi-Di Maio”, provando a spiegarla «qui non si parla dell’immunità parlamentare, su quello non abbiamo dubbi. In valutazione è stata messa l’azione del Governo, di Salvini e Toninelli, per interesse dello Stato o per altri motivi. L’interesse dell’Italia è quella di difendere confini Italia assieme alle vite umane: non abbiamo rimangiato nessuno dei nostri valori». Altro giro, altro tema, altro regalo: sulla legittima difesa Buffagni racconta la sua personale nefasta esperienza personale, con i ladri entrati due volte in casa in pochissimo tempo. Nonostante questo, la linea-Salvini non lo convince: «io ho ricevuto due volte i ladri in casa mia, la seconda volta li ha trovati mia moglie ed è stata cacciata da casa sua. Il problema esiste ma non si risolve con le armi o la violenza: è la certezza della pena il vero problema, noi lavoreremo su questo, più che con le armi. Lo Stato deve garantire la sicurezza e la certezza della pena, la soluzione non è avere l’arma in casa: il ladro non uscirà dal carcere e butteremo la chiave se ha già fatto altre rapine». È poi ancora Buffagni a spiegare invece quali sono le novità di giornata sul Reddito di cittadinanza, con nuove norme antifurbetti, per il M5s considerate «un salto di qualità. Diamo un segnale al Paese: aiutiamo gli onesti e punire i disonesti, finti divorzi non saranno permessi e noi manderemo due volte i vigili urbani per verificare. Non è giustizialismo ma è giustizia sociale: lo Stato è al fianco dei cittadini, sono cambiati i tempi».
“MANETTE GIARRUSSO? BRUTTO GESTO”
Chiusura sul tema scottante dell’arresto dei genitori di Matteo Renzi e la conseguente bagarre avvenuta ieri in Senato dopo la Giunta delle Immunità: «gesto delle manette fatto da Giarrusso? Io avrei evitato quel gesto, spiacevole e di cattivo gusto, anche se ha reagito a provocazione. I figli non devono pagare le colpe dei genitori. Detto questo, loro devono difendersi nei tribunali: noi come Governo non dobbiamo occuparsi dei genitori di Renzi ma dobbiamo dare risposte al Paese su lavoro, giovani all’estero per costruire le fondamenta per il futuro. Serve un nuovo patto sociale per poter far crescere il Paese: abbiamo bisogno di gente che lavora per pagare le pensioni». Inevitabile poi la chiosa sulle imminenti Elezioni Regionali in Sardegna, con il Sottosegretario M5s che avanza «problema delle quote latte, non si possono risolvere in 48 ore come detto da Salvini. Si deve risolvere non per le Regionali sarde ma perché è un tema centrale in Europa, ci sono regole folli che noi dobbiamo cambiare come Governo in maniera unita».