Nuovo monito dell’Ue nei confronti del governo italiano in merito a quota 100 e al reddito di cittadinanza. Il Country report dell’Ue che arriverà mercoledì prossimo dalla Commissione, anticipato stamane dal quotidiano Repubblica, sottolinea che nella manovra di bilancio 2019 «Non ci sono misure capaci di impattare positivamente sulla crescita di lungo termine». Secondo lo stesso documento, gli effetti delle misure del governo gialloverde saranno nefasti per il prodotto interno lordo, per il deficit e per il debito pubblico, al punto che la stessa Italia potrebbe diventare un “rischio di contagio” per tutta l’Eurozona. Nel mirino dei commissari dell’Unione Europea vi è in particolare la riforma delle pensioni, la famosa “quota 100”, che non farebbe altro che «aumentare la spesa pensionistica e peggiorare la sostenibilità del debito, ed avrebbe anche effetti negativi sul potenziale di crescita», visto che riduce la platea di coloro che hanno un lavoro. Bocciata anche la flat tax, altra misura leghista, che rischia solo di aumentare «le tasse aggregate per le imprese», mentre per il reddito di cittadinanza l’Ue prende tempo, spiegando che per valutarlo con attenzione bisognerà attendere la sua implementazione.
UE “REDDITO E QUOTA 100 RIDUCONO LA CRESCITA”
«La bassa crescita – si legge ancora – e le politiche di bilancio del governo portano pressioni sul deficit nei prossimi anni, lo scenario macroeconomico comporta rischi di deterioramento del deficit 2019 e ci sono rischi significativi su quello del 2020», con ripercussioni sul debito che supererà quota 132%. «Il rischio povertà rimane alto», chiosano gli alti papaveri di Bruxelles, ed ora si attende il Documento di Economia e Finanza che il governo dovrà presentare entro il prossimo 10 aprile, e che il ministro dell’economia, Giovanni Tria, ha già assicurato giungerà nei tempi prestabiliti senza alcun ritardo. Intanto taglia corto il ministro dell’interno Matteo Salvini, che parlando stamane ai microfoni di Radio Anch’io, spiega: «Se la gente andrà in pensione ad aprile, giugno o luglio e i posti di lavoro si libereranno allora, commentare questi dati a febbraio è quantomeno bizzarro».