Il padre di Aldo Naro, il ragazzo ucciso dal branco in discoteca a Palermo, ha commentato a La Vita in Diretta i nuovi sviluppi relativi alle indagini sull’omicidio di suo figlio. «Ci sono tanti elementi che depongono per questa partecipazione del gruppo. Ci sono testimonianze che affermano che Aldo è stato colpito a più riprese. È stato preso di mira dal branco che lo ha colpito a più riprese, sempre e solo lui», ha dichiarato Rosario Naro. L’uomo ha spiegato che «dall’autopsia è emerso che è stato attinto in più parti del corpo, non solo con quel calcio alla testa». E questo è un particolare molto importante, visto che una sola persona era stata condannata, quella che ha colpito con un calcio alla testa Aldo. Ma Rosario Naro a Raiuno ha ricostruito la dinamica della tragedia: «Si stava godendo la serata con la fidanzata. Il primo pestaggio è avvenuto vicino al divanetto, scappa ma viene raggiunto e quindi viene pestato nuovamente, quindi preso e trascinato verso la porta antipanico, dove viene spintonato. Caduto per terra, subisce il terzio violentissimo attacco. Qui ci sarebbe stato anche il calcio del minorenne. Anziché essere soccorso viene portato fuori. Sollevato di peso, viene gettato fuori. La porta viene chiusa e non si sa cosa è successo fuori, potrebbe anche essere arrivato il colpo di grazia». (agg. di Silvana Palazzo)
OMICIDIO ALDO NARO: LA DECISIONE DEL GIUDICE
Svolta importante nel caso dell’omicidio del giovane Aldo Naro, il 25enne morto quattro anni fa durante una rissa alla discoteca Goa a Palermo. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal giudice Fernando Sestito, l’assassino del ragazzo non fu solo uno. A rivelare la nuova svolta nel caso è PalermoToday che ha svelato la decisione del giudice dopo la richiesta dei legali di parte civile, ordinando la trasmissione degli atti alla procura di Palermo al fine di eseguire le adeguate valutazioni nei confronti di Gabriele Citarrella, Francesco Troia e Pietro Covello per il reato di omicidio in concorso. In riferimento invece a Gabriele Citarrella, mai di fatto indagato, il giudice ha chiesto alla procura di valutare i reati di omicidio e di rissa aggravata nei suoi confronti. Insomma, per il giudice Sestito, ad uccidere Aldo Naro non fu solo il calcio del 17enne già condannato a 10 anni di reclusione e per questo ha inviato gli atti alla procura affinché possa riaprire le indagini a carico di tre buttafuori della discoteca.
LA SENTENZA DEL PROCESSO CON RITO ABBREVIATO
Commozione in aula anche in occasione della lettura da parte del medesimo giudice della sentenza per il processo con rito abbreviato per la rissa avvenuta il 14 febbraio del 2015 nel locale palermitano e che ha portato a tre condanne e sei assoluzioni. Giovanni Colombo, Pietro Covello, Mariano Russo sono stati condannati a due anni ciascuno per la rissa. Aldo Naro, giovane medico 25enne, quella sera si trovava insieme alla fidanzata e ad alcuni amici universitari quando fu preso di mira dal branco. Aveva riservato un tavolo nel privè del locale. Dalle immagini riprese da un cellulare, poi sequestrate, si vedono di spalle la fidanzata e due amici proprio nel momento in cui in disco succede qualcosa di sbagliato. Alla fine del 2015 era stato condannato con rito ordinario un giovane 17enne, buttafuori illegale reo di aver dato un calcio in testa alla vittima quando era già a terra. Ora i genitori di Aldo non si arrendono e continuano a chiedere che sia fatta giustizia ma soprattutto chiarezza sulla dinamica degli eventi. Sebbene il ragazzo fu ucciso da un calcio alla testa, già prima era stato vittima di un pestaggio nella rissa scatenata per un banale cappello da cowboy. Ora il tribunale chiede che si indaghi ancora con soddisfazione dei legali della famiglia Naro che, come riporta Repubblica.it, hanno commentato: “Finalmente è stata accolta in pieno la nostra tesi”.